“Girare l’opera prima, articolo 8, in 4 settimane è come correre un gran premio di Formula uno a piedi con le altre macchine che cercano d’investirti”. L’emiliano Daniele Malavolta, classe 1974, laurea al Dams di Bologna e corso Rai Script, sceneggiatore di cortometraggi, è alla seconda settimana di riprese, nella città natale Modena dopo il set riminese, di Modena, Modena, stazione di Modena. Per Carpi, Suzzara, Mantova, si cambia, esordio del costo di 1 milione di euro.
Il film, tratto dalla sceneggiatura con la quale Malavolta ha ottenuto nel 2000 la menzione speciale al Premio Solinas, ha per protagonista un giovane non ancora 30enne. Fabrizio (Paolo Bonanni), laureato in lettere e aspirante scrittore, costretto a fare il meccanico, è alle prese con il noioso tran tran della vita di provincia. Una sorta di novello Faust pronto a scappare dalla soffocante e borghese Modena scendendo a patti con la morte, con la promessa di non innamorarsi di nessuna donna.
Un film generazionale dunque?
Non è del tutto vero. Lo è per l’ambiente descritto, ma non per Fabrizio che si colloca fuori del suo tempo. Il mio punto di vista coincide con quello del protagonista, una visione critica nel bene e nel male di una realtà di provincia che conosco, ma che si può trovare ovunque.
Fabrizio è un perdente?
Pur di cambiare il proprio stato d’inerzia è disposto a sacrificare un po’ della propria anima. Riesce a fare quello che vuole, anche se alla fine non può sfuggire al proprio destino di eroe tragico. Ma il protagonista, figlio di contadini, scarpe grosse e cervello fino, nonché persona di spirito, accetta sportivamente la sconfitta.
Come ha scelto gli interpreti?
E’ difficile trovare dei bravi attori di cinema sotto i 30 anni, spesso non imparano il mestiere a causa dei tempi ristretti del set cinematografico. Paolo Bonanni, Ivan Bacchi e Wilson Saba hanno invece un grande talento naturale, specialmente nell’improvvisazione. Sono attori capaci di adattarsi ad ogni situazione.
Quale sarà la colonna musicale?
Devo fare i conti con i diritti d’autore, per il momento utilizzerò 2 brani degli Skiantos, che saranno presenti nel film con immagini di un loro concerto.
Sta girando in digitale?
Il digitale è inutilizzabile perché la qualità non è alta e i costi sono eccessivi. Ho preferito il super 16, che verrà gonfiato a 35 millimetri.
E’ stato difficile debuttare nella regia?
Ho bussato per un anno a tante porte con la mia sceneggiatura, ma tutti i registi preferiscono realizzare il loro film. Alla fine mi è capitata la possibilità di chiedere il sostegno del ministero e l’ho fatto. Così io, che mi considero uno sceneggiatore, sono diventato regista 2 settimane fa.
Quali autori italiani di riferimento?
Non ho un maestro, anche se all’università ho studiato un po’ tutti i registi italiani. Nelle intenzioni, ma non è possibile, mi sento vicino a Monicelli de L’armata Brancaleone. Non è più il tempo di ispirarsi a qualcuno. Anche se nel mio film c’è una citazione casuale di La prima notte di quiete, in particolare alcuni luoghi di Rimini dove allora girò Valerio Zurlini: la colonia, la spiaggia e l’antica pescheria.
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