Sta per compiere ottant’anni, Damiano Damiani, uno dei grandi registi di casa nostra. Ma, vezzosamente, come le star, preferisce non rivelare l’età: “Non si può dire”, sorride da dietro gli occhialoni. Nato a Pasiano nel 1922, Damiani, dopo una lunga attività di documentarista ha esordito nel lungometraggio nel 1959 con Il rossetto. Da allora, lui che afferma di preferire le storie inventate a quelle di cronaca, ha diretto un po’ di tutto. Dalle trascrizioni dei romanzi (come L’isola di Arturo di Elsa Morante, che vinse il Festival di San Sebastian, e La noia di Moravia) alle opere civili (aperte da Il giorno della civetta), ai film a sfondo giudiziario (uno su tutti: Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica, vincitore del Festival di Mosca).
Segni particolari? Padronanza tecnica e forza narrativa che pervadono ogni sua opera. “E’ un regista animato da una curiosità intellettuale che pochi hanno: è un grande privilegio lavorare con lui”, spiegano all’unisono gli attori che ha diretto in Ama il tuo nemico 2. La nuova miniserie, sequel della fiction andata in onda nel 1998, sarà trasmessa da Raidue in prima serata mercoledì 31 gennaio e giovedì 1° febbraio. Il regista che ha ideato La piovra è tornato a dirige con maestria per il piccolo schermo una nuova avventura del prete di “frontiera” Don Fabrizio Canepa che agisce in una parrocchia di un quartiere degradato di un paese del Mezzogiorno. Girata per 9 settimane e con un budget di 3 miliardi e 860 milioni, la scorsa estate in Puglia, tra Polignano a Mare, Bari e Bitonto, prodotta da Tommaso Dazzi per Rai Fiction e Nauta Film, la fiction ha ancora per protagonista Andrea Di Stefano (Don Fabrizio). Lo affiancano la giovanissima Bianca Guaccero (Claudia), Michele Venitucci (Vincenzo, il boss emergente della zona), Imma Piro (Ornella, prostituta mamma di Claudia). Nel cast anche Roberto Nobile, Antonia Truppo, Caroline Felline, Gianmarco Giovi e Tano Cimarosa.
Damiani, lei è noto per aver diretto film e fiction impegnate su tematiche civili e sociali di grande attualità dagli anni ‘60 in poi. Ora torna sul piccolo schermo con “Ama il tuo nemico 2″, ancora una storia di mafia, una nuova mafia che esiste in Puglia. E’ vero che ha coltivato a lungo l’idea di raccontare una vicenda sulla capacità di amare i propri nemici?
Da ragazzo, per caso, mi è capitata sotto gli occhi una frase di Gesù di Nazareth nel “Discorso della montagna”: “Ama il tuo nemico… fai del bene a coloro che ti perseguitano…”. Un ammonimento incredibile, illogico, sconvolgente, il più difficile. Una provocazione di intelligenza. Non sono riuscito a cancellare dalla mente quelle parole che mi suonavano come un’assurdità, come la pretesa di un cambiamento impossibile nel mondo. Mi ponevo involontariamente questa domanda: ce la faranno qualche volta gli uomini a imboccare una simile strada, ardua e sconosciuta? Cominciai a pensare ad un personaggio protagonista di una vicenda ispirata all’eco delle parole del “Discorso della montagna”.
Ecco, allora, Don Fabrizio, ex malavitoso campano, ex galeotto, divenuto prete che si prodiga per i giovani emarginati del Meridione?
Col passare del tempo mi è venuta in mente la possibile vicenda di un ragazzo cresciuto nella malavita che riceve l’ordine dal proprio boss di uccidere un prete fastidioso. Per il ragazzo è davvero sorprendente che il prete, vittima designata, si accorga del complotto ma diventi lo stesso suo amico. Il boss, d’improvviso, farà uccidere quel prete da un altro killer. E il nostro ragazzo, più tardi, cercherà di diventare sacerdote e di imitare il prete ucciso, che era stato capace di amare i propri nemici.
La prima serie ha ottenuto un buon ascolto, sui 6 milioni e mezzo di spettatori. Da qui la seconda. Ce ne sarà una terza?
Vediamo prima cosa dice la gente. Ci potrebbe essere. Io ho intenzione di girare altri film che si muovono nell’ambito di Gesù visto nel mondo moderno e non nella chiave storica. Oggi ecco la seconda vicenda di Don Fabrizio Canepa, il sacerdote che prega e agisce anche e soprattutto per il bene dei propri nemici. Speriamo di aver versato una piccola goccia per un simile sentimento, sempre sorprendente, straordinario.
Da come parla, lei deve essere profondamente credente.
Dai tempi in cui girai L’inchiesta con Keith Carradine e Harvey Keitel, come il magistrato romano protagonista del film, sconvolto da Gesù senza averlo mai conosciuto, ho questo atteggiamento: conoscere Gesù sempre più, leggendo libri, rileggendo il Vangelo. Il mio interesse è vederlo nel mondo moderno. Mi domando sempre cosa farebbe lui se vedesse il mondo di oggi. Mi piacerebbe fare un film in questo senso. Respingo Gesù come personaggio storico perché lo trovo estremamente moderno. Insegnare stando nell’umiltà: cosa farebbero i politici di oggi? Gesù non ha fatto niente per essere conosciuto, è morto nell’ignoranza più totale, la sua storia è stata talmente unica e originale che è marciata da sola. E’ la storia di un capo che non ha usato le armi per vincere e essere riconosciuto.
Come vive questa sua cristianità?
Non sono portato alla forma della cose, ma alla loro essenzialità. Vuol dire che cerco sempre di capire chi è colui che ho davanti e chi sono io per lui, se posso fargli del bene o del male. Chi ha da dare e perché riceve molto dagli altri. Questo serve anche nel mestiere di regista: pretendi dagli attori ma devi anche dare. Questo è lo slogan da portare nel mondo dello spettacolo.
Che ne pensa del cinema italiano? E’ vero che è in crisi?
È vero che c’è un momento di crisi ma ci sono anche ondulazioni nella storia. Il cinema italiano glorioso del dopoguerra nasce proprio dalla guerra. Il paese aveva sofferto, e questo ha portato una gran voglia di parlare della vita. Poi ci sono stati altri smarrimenti, come quelli del ’68. Io ho avuto la fortuna di essere ragazzo durante la guerra. Oggi manca la voglia di conoscere e cercare l’esistenza. Non dimentichiamoci che il figlio di Agnelli si è ucciso, lui che avrebbe dovuto essere uno degli uomini più felici del mondo. Ognuno deve sentire attorno a sé qualcuno che gli vuole bene. Siamo anche in un momento in cui il nostro paese cerca un indirizzo culturale, una libertà di ricerca perduta. Anche in politica, oggi ci sono tanti partiti che ideologicamente non sai cosa significano. Manca un confronto in chiave aperta e umana.
I suoi progetti futuri?
Mi piacerebbe girare una storia su “L’ultima cena”. Capire perché Gesù ha accettato l’idea di essere ucciso e non è scappato. Capire quale è il significato.
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