Dall’Intimacy Coordinator al Green Manager, le nuove professioni sui set italiani

A Palazzo Poli l'evento 'Nuove professioni per nuovi scenari" della Roma Lazio Film Commission. Uno sguardo alle competenze artistiche e tecnologiche in crescita nell'audiovisivo


Il cinema sta cambiando, e con esso le tante professioni necessarie alla sua esistenza. Territori sino ad ora lontanissimi, come il videogioco o la realtà virtuale, sono entrati in collisione con la settima arte, portando nuovi spunti e opportunità. Nel frattempo, le sensibilità del presente chiamano il cinema a un’importante presa di coscienza sul proprio ruolo nel mondo – anche sul tema del cambiamento climatico – e sul rispetto della diversità, dell’inclusione; tanto sullo schermo quanto sui set. Da qualche tempo ormai, soprattutto fuori dai confini nazionali, si parla di alcuni ruoli simbolo di questa trasformazione, come l’Intimacy Coordinator per la coreografia e le riprese delle scene di sesso al cinema e in tv. Le competenze artistiche e tecnologiche si moltiplicano per le produzioni e anche l’Industria audiovisiva italiana si prepara a rispondere ai nuovi scenari del settore. Nel corso della convention organizzata oggi dalla Roma Lazio Film Commission all’Istituto Centrale per la Grafica a Palazzo Poli, molte delle professioni aggiunte di recente alla grande macchina del cinema si sono raccontate mettendo al centro necessità e sfide dei propri rispettivi ruoli.

“Il Green and Sustainability Manager non è ancora previsto nell’inquadramento contrattuale”, spiega Carla Bernardin, responsabile delle pratiche necessarie a ridurre l’impatto ambientale delle produzioni Freemantle. Anche l’Intimacy Coordinator, a cui dà voce Luisa Lazzaro, una delle prime in Italia, vaga nello stesso oblio. Una condizione che riguarda molti dei ruoli presi in prestito dalle produzioni straniere, prevalentemente angolosassoni, ad ora unica fonte per i protocolli e le discipline attuate dai nuovi professionisti italiani.

Il primo film italiano a introdurre sul set una Green Manager è stato Siccità di Paolo Virzì, nel 2022. “Freemantle, essendo inglese, si è appoggiata al calcolatore Albert – spiega Carla Bernardin, quindi dopo aver attuato le buone pratiche per ridurre le emissioni e l’inquinamento abbiamo inserito i dati dei consumi del film all’interno di questo sistema per poter inquadrare l’impatto della produzione”. I protocolli green applicati sui set dalle figure preposte offrono linee guida che vengono seguite sin dalle prime fasi di preparazione del film, permettendo di produrre così una certificazione di eco sostenibilità del prodotto. Il Green Manager deve raccogliere tutti i dati e per questo è parte integrante dei diversi reparti del set, seguendone i lavori e applicando procedure consone come il corretto smaltimento dei rifiuti, la riduzione del consumo di carne e plastica nelle pause pranzo, l’utilizzo attento e sostenibile di energia elettrica. “Ho certificato film in cui è stata inserita una giornata vegetariana a settimana – racconta Bernardin – 2000 cestini erano privi di cibo di provenienza animale e questo ci ha permesso di abbattere 14 tonnellate di emissioni”. L’aiuto delle Film Commission in tal senso potrebbe essere essenziale per aiutare le produzioni in questo nuovo obiettivo, offrendo ad esempio campi base per i set con allacci alla corrente elettrica, così da evitare l’utilizzo di generatori di corrente a diesel, oppure favorendo fornitori dotati di materiali certificati.

Dai set hollywoodiani arriva invece l’Intimacy Coordinator, nuovo membro delle troupe che affianca la produzione per assistere la realizzazione delle scene di sesso, tutelando anche il rispetto di attori e attrici coinvolti. “Non è un ispettore o un censore, come si dice a volte”, sottolinea Luisa Lazzaroballerina formatasi a Londra per questa nuova professione. “Siamo facilitatori e coreografi, si parte dalla sceneggiatura e si fa una valutazione dei vari personaggi per capire quali misure attuare per mitigare i rischi che si incontrano nella messa in scena di questi particolari momenti”. Il lavoro dell’Intimacy Coordinator affianca poi la regia, per definire il linguaggio per immagini della scena, ma anche il cast, per il consenso prima e un feedback dopo, il make-up, i costumi e a volte anche con i creatori di visual effect e trucchi prostatici. Una mansione che segue trasversalmente la realizzazione dei momenti intimi di una narrazione cinematografica o televisiva e che accrescerà le proprie competenze anche grazie alla produzione di report e documenti con tutti i feedback della troupe. Nel 2024 sarà lanciato il corso italiano per Intimacy Coordinator curato da Netflix e Sky Italia, indice di un interesse sempre più grande verso questa figura.

Le produzioni oggi si realizzano sempre di più anche “post” set. L’aumento dell’utilizzo dei VFX ha spostato negli anni la realizzazione di aspetti fondamentali dei film nelle mani di esperti di effetti visivi. Monica Verzolini, responsabile Post Produzione, racconta l’importanza di organizzare il lavoro con il team per ridurre le spese inutili. “Coordino tutti i reparti, dai vfx ai sound designer, devo dettare tempi, rispettare budget e tempi di consegna, tenendo un rapporto stretto con regia e aspetti economici”. Una figura che “non è sempre amata”, sottolinea, ma che aiuta le produzioni a prevedere la spesa e a coordinare reparti. Fondamentale perciò anche il VFX Supervisor, “anello di congiunzione tra le richieste del regista e la fattibilità di queste idee”, racconta Fabio Cerrito di Frame by Frame. Essenziale è la programmazione degli effetti visivi, che il VFX Supervisor sottopone all’attenzione di regista e produzione non solo dopo le riprese, ma anche prima. “Una volta si diceva ‘sistemiamo in post’, ora per fortuna si inizia a capire che bisogna lavorare con il VFX Supervisor per trovare subito le soluzioni ed evitare spese inutili”. Professioni che ottimizzano il lavoro, aiutando l’integrazione di nuove professioni, in dialogo con i ruoli classici di un set, e permettendo una programmazione ragionata di budget e spese.

L’innovazione tecnologica, con gli sterminati scenari del digitale, è motore importante della trasformazione del cinema e dei set. Nuovi strumenti sviluppati dalle produzioni in VR stanno ad esempio offrendo nuove possibilità al cinema, come l’overcapture, grazie alla quale una ripresa a 360° per la realtà virtuale viene trasferita e adattata per un film. Film action stanno adottando questa possibilità per riprendere per intero azioni complesse. “Un linguaggio estremamente interessante e in sviluppo”, garantisce Federico Bassoregista e direttore creativo delle produzioni video di ETT, da 10 anni nel campo della realtà virtuale. “La realtà virtuale affianca il cinema e lo può influenzare. Sempre di più scopro curiosità nell’industria cinematografica verso quello che stiamo facendo in VR”. Per i 700 anni dalla scomparsa di Dante, Basso ha diretto La Divina Commedia in VR, disponibile anche in versione “lineare”, proprio grazie alle tecniche di Overcapture, su RaiPlay.

I confini tra cinema e nuove arti si riducono, favorendo ibridi – ancora quasi solo teorici – e grandi sfide. L’elefante nella stanza dell’audiovisivo è senza dubbio il videogame, frontiera del racconto espanso, dell’interattività assunta ad arte e di nuove mitologie contemporanee, ma soprattutto di monumentali incassi a livello globale, in Italia superiore a quelli di cinema e musica. “L’opera interattiva non è più video e gioco – specifica il Presidente Fondazione Video Game Museum of Rome Raoul Carbone – questo valore semantico è stato superato, è diventato qualcosa di più denso e profondo. Opere interattive, ma opere intellettuali, di fatto e di diritto. Un medum artistico e culturale”.

I legami tra cinema e videogame stanno cambiando, e dopo anni di pregiudizi e mancate relazioni, il dialogo è accesissimo. Film e serie guardano ai videogiochi per trovare nuove storie, il cui giusto adattamento può fruttare grandi risultati in termini di incassi e riconoscimenti della critica (esemplare e recente il caso della serie tratta da The Last of Us o Super Mario Bros.). Ma il rapporto sta incontrando anche nuove opportunità, come quella di progetti nati con il rapporto di sceneggiatori di cinema e videogiochi per lo sviluppo di franchise ampi e transmediali. A marzo il Museo Nazionale del Cinema di Torino aprirà una sezione dedicata ai videogiochi, proseguendo l’opera di affrancamento del ruolo culturale – oltre che economico – di questo medium in stretto contatto con la settima arte.

 

Alessandro Cavaggioni
11 Dicembre 2023

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