Dalla Cina un “Novecento” tra sesso e politica


BERLINO – Wang Quan’an non ripeterà probabilmente l’exploit dell’Orso d’oro vinto con Il matrimonio di Tuya nel 2010, ma White Deer Plain ha lasciato comunque il segno con un affresco lungo tre ore che ricorda, per certi verso, Novecento. La storia della Cina del secolo scorso si concentra però qui in una trentina d’anni di rapide trasformazione che da un’organizzazione pressochè feudale arrivano alle soglie del comunismo e alla seconda guerra mondiale con i raid aerei dei giapponesi. Il tutto in uno sperduto villaggio della provincia di Shanxi che vive della coltivazione del grano (proprio l’immagine di una sterminata pianura coltivata apre e chiude la narrazione). Ma l’interesse di White Deer Plain, che ha come protagonisti due amici per la pelle quasi fratelli per il legame che unisce le loro due famiglie, sta soprattutto in una figura femminile sorprendente, Xiao’e, che diventa prima amante di uno, lasciando il vecchio e semi impotente marito con grave scandalo, quindi dell’altro. Il comunismo, in un certo senso, è visto anche come l’ideologia che mette fine alla pratica dei matrimoni combinati per introdurre il legame d’amore tra uguali. Xiao’e (la bellissima Zhang Yuqi) è una giovane donna totalmente libera dal punto di vista sessuale, oppiomane, concubina per sua scelta e orgogliosa della sua urina in cui fa macerare i datteri che dà da mangiare al primo marito, mentre a un successivo amante regala la sua pioggia dorata. Una vera diavolessa a cui i contadini del villaggio attribuiscono la colpa di siccità, carestie e pestilenze fino a costruirle una pagoda votiva per placarne le ire. Il film è ispirato al romanzo omonimo dello scrittore Chen Zhongshi che per anni fu messo all’indice proprio a causa delle esplicite scene di sesso.

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15 Febbraio 2012

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