Torna, dal 19 febbraio al 18 aprile, la rassegna A tutto schermo organizzata dalla Rete degli Spettatori che, nel suo decimo anno di attività, continua la missione di creare uno spazio per il cinema indipendente e per il documentario, come sottolinea il presidente della Rete degli spettatori Valerio Jalongo: “Il nostro obiettivo è quello di continuare a difendere la diversità e il pluralismo dei linguaggi, dei temi e delle forme di comunicazione artistica”. A differenza delle edizioni precedenti, la selezione 2021 si è concentrata sui documentari: “Ci sembrava importante dare al documentario la centralità che ha in altri Paesi europei, per raccontare l’Italia attraverso dieci film che illustrano la varietà di stile e narrazione con cui i cineasti italiani lavorano sul cinema del reale”, sottolinea Emanuele Rauco, tra i selezionatori insieme a Paola Casella, Fabrizio Grosoli e Valerio Jalongo.
Proprio su cosa significhi produrre cinema del reale oggi interviene Donatella Palermo, produttrice di due dei documentari in programma nella rassegna: “Nello scegliere un prodotto non ho mai fatto differenza tra cinema documentario e di finzione – sottolinea – ma solo tra linguaggio cinematografico e non. Come spettatore, però, mi sono resa conto che nell’ultimo anno provo emozioni più forte nel vedere cinema documentario piuttosto che cinema di finzione. Credo derivi da quello che stiamo vivendo e che in futuro assisteremo a un forte cambiamento di percezione e gusti da parte del pubblico, simile a quanto avvenne dopo la guerra con il neorealismo. Una riflessione che è importante fare in questo momento anche a livello di produzione”.
Nel programma di ‘A tutto schermo’: Never Whistle Alone-La bufera di Marco Ferrari, One More Jump di Emanuele Gerosa, Res creata di Alessandro Cattaneo, Pino, vita accidentale di un anarchico di Claudia Cipriani, Corleone di Mosco Boucault, Questo è mio fratello di Marco Leopardi, Fellini degli spiriti di Anselma Dell’Olio, In un futuro aprile di Federico Savonitto e Francesco Costabile, Parola d’onore di Sophia Luvarà, Because of My Body di Francesco Cannavà, La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia. Una selezione film diversi per riflettere criticamente sulla realtà, che raccontano verità nascoste legate al nostro Paese, personali o sociali, collegate ad aspetti meno ovvi della Storia o a personaggi importanti del passato visti, però, da prospettive inedite: la tensione dietro a chi denuncia casi di corruzione, lo sport come speranza di un domani migliore, il costante pericolo in cui l’uomo mette la natura, il dietro le quinte di mafia e ‘ndrangheta, la vita di chi è stato ucciso dallo Stato, le sfaccettature inedite di due artisti come Pasolini e Fellini e le battaglie di altri artisti che fecero la rivoluzione al posto della politica.
La selezione di documentari è ospitata, nella formula di abbonamento online a 9,99 euro, su Mymovies, con cui la Rete degli spettatori già prima della pandemia aveva avviato una collaborazione per trovare un ulteriore spazio distributivo online per il cinema indipendente. Una formula, quella del festival o della rassegna che si sposta online a causa della pandemia, che è stata scelta nell’ultimo anno da varie manifestazioni. Interrogato sulle differenze di pubblico in termini numerici e di provenienza, Gianluca Guzzo di MyMovies sottolinea come gli incassi dell’edizione online siano stati a volte superiore, in termini di abbonamenti venduti, rispetto alle edizioni fisiche dell’anno precedente. “Mi riferisco al Festival dei Popoli che conosco anche dall’interno”, precisa. Inoltre, analizzando i dati di provenienza geografica degli spettatori sembra emergere un’incredibile potenzialità di allargare la platea di pubblico ben oltre i confini geografici comunque legati alle manifestazioni solo on site: “Nel caso del Festival dei Popoli solo il 20% del pubblico proveniva dal territorio fiorentino; Il festival del Cinema Muto di Pordenone aveva come prima città di provenienza degli spettatori New York, seguita da Londra e, poi, solo terza Pordenone”.
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