Dal Canada un’Antigone che parla ai giovani

Antigone, nel bellissimo film della canadese Sophie Deraspe, al cinema con Parthénos e Lucky Red, è una studentessa che si ribella al potere


Antigone, nel bellissimo film della canadese Sophie Deraspe, al cinema con Parthénos e Lucky Red, è una studentessa brillante: 17 anni, il primo amore e una borsa di studio che le permetterà di iscriversi all’università. Ma sulle sue spalle pesa il destino della sua famiglia, una famiglia Cabila fuggita dal Nordafrica, dopo che i suoi genitori sono stati trucidati. Insieme a lei, la nonna, la sorella Ismene, che sogna di fare la parrucchiera, e i due fratelli Eteocle e Polinice, coinvolti nella criminalità organizzata del quartiere.

Quando il fratello maggiore Eteocle viene ucciso dalla polizia e l’altro fratello Polinice è arrestato per aver aggredito un poliziotto (rischia l’estradizione non avendo la cittadinanza), la giovane Antigone, spinta dalle ragioni del cuore, gioca il tutto per tutto, compiendo un crimine che permette al fratello di fuggire di prigione, ma finendo lei al suo posto dietro le sbarre. Il suo senso della giustizia, del tutto interiore, è tale da spingerla a sacrificare il suo futuro, a vedersi murata viva per sempre, respingendo anche le offerte d’aiuto. “Ho infranto la legge ma lo rifarei, il cuore mi dice di aiutare mio fratello”, una frase che lei pronuncia in tribunale e che diventa la voce di una generazione, il coro che invade le strade e i social network – “il cuore mi dice” – con bombolette spray e t-shirt, mentre il ragazzo che la ama, Emone, riesce a scalfire le convinzioni di suo padre, avvocato e uomo politico in vista, portandolo dalla parte di Antigone

L’autrice, con studi di arti visive e letteratura, anche direttore della fotografia, alla sua quinta regia, firma l’ennesima rilettura della tragedia di Sofocle – tra queste si annoverano opere di Liliana Cavani e Straub-Huillet – un testo che parla ad ogni epoca e soprattutto ai giovani nella loro contrapposizione alle generazioni precedenti e all’ordine costituito. Deraspe si ispira a un fatto di cronaca ma lo fa crescere dentro al mito, con la protagonista che diventa portabandiera della posizione non riconciliata dei suoi coetanei, con i suoi gesti e le sue parole alimenta la sete di giustizia fuori e dentro il carcere, anche nel Centro educativo minorile. E’ particolarmente toccante il personaggio della nonna Méni, l’unica adulta della famiglia, che non parla francese né inglese: arrestata anche lei per favoreggiamento e sottoposta a norme restrittive, decide di sedere ogni giorno a 150 metri dal Centro educativo e cantare le canzoni della sua terra per far giungere la propria voce alla nipote imprigionata. E la regista evita la facile trappola del film di denuncia, il dilemma morale di Antigone è ancor più drammatico, perché i suoi fratelli erano entrambi membri di una banda criminale, ma la sua posizione è assoluta e prescinde da ogni giudizio sull’operato dei familiari. 

“Avevo circa vent’anni quando ho letto per la prima volta Antigone – racconta Sophie Deraspe – mi ha colpito immediatamente, sono stato sedotta e affascinata dall’intelligenza, dall’onestà e dalla virtù irremovibile del personaggio. Nonostante la sua giovane età, la sua esperienza limitata e il potere del suo antagonista (il re), Antigone difende ciò in cui crede. Dopo la versione di Jean Anouilh, ho letto il resto originale di Sofocle. Ho scoperto una Antigone la cui ricerca della giustizia è tanto più forte perché si basa su leggi che considera superiori a quelle scritte dagli uomini. Anni dopo, dopo aver già diretto due film, ho ascoltato un’intervista rilasciata da una delle sorelle di Freddy Villanueva, morto in un parco di Montreal durante un raid della polizia che era andato storto. Ho iniziato a immaginare che questa sorella potesse essere un’Antigone. Nel mio adattamento, l’autorità è divisa tra vari personaggi: agenti di polizia, magistrati, guardie carcerarie e una figura paterna con la quale Antigone inizia la negoziazione”. Anche l’indovino Tiresia appare sotto le spoglie di una psichiatra cieca che interroga l’inconscio di Antigone lasciando emergere la sua devozione verso i morti, che lei sente sempre al suo fianco, anche se ormai “senza l’involucro” del corpo. Davvero notevole la protagonista Nahéma Ricci, occhi azzurri, fisico minuto, energia indomabile, una purezza che ricorda la Giovanna d’Arco di Jeanne Falconetti.

Il film è stato presentato nel 2019 a Toronto (Premio Miglior Film Canadese) e alla Festa del Cinema di Roma, nel 2020 ha rappresentato il Canada agli Oscar

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05 Novembre 2021

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