VENEZIA – Nel pomeriggio di oggi, nelle sale dell’Italian Pavilion del Lido, il colore viola, tinta tanto temuta e invisa allo spettacolo italiano, ha sfidato le ritrosie del grande schermo e s’è reso protagonista: è stato presentato infatti il libro Non dire viola, una pubblicazione edita da Istituto Luce Cinecittà, nata per iniziativa del bimestrale 8 ½, che indaga, scopre, allude al rapporto tra i protagonisti del cinema e la scaramanzia, declinata in amuleti, riti e manie.
L’incontro è stato moderato dal direttore editoriale di 8 ½, Gianni Canova, che ha ammesso essere stato in principio perplesso del tema, mentre, ha confessato in questa occasione, il libro gliel’ha fatto profondamente rivalutare, quale soggetto sociologico intriso nella quotidianità, dato che trova nel cinema una ennesima possibile declinazione, tanto da aver subito confessato che lui stesso porta sempre in tasca delle piccole pietre simboliche. Con lui Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, che, indossando una parure di bigiotteria americana ricca di una cascata di cornetti rossi, ha raccontato il proprio legame con Elsa Martinelli, alla quale appartenevano il bracciale e la collana, a dimostrazione di quanto anche una diva come lei fosse fedele alla scaramanzia.
Non dire viola, oltre alla prefazione di Luciano De Crescenzo, un napoletano non scaramantico a sua detta, perché guidato dalla razionalità dell’essere anzitutto ingegnere, conta anche una panoramica storica a cura di Italo Moscati, presente all’evento, che ha tenuto a ricordare la propria amicizia con un altro napoletano, Totò, di cui proprio nel libro cita un ilare episodio accaduto per via di una gaffe della sua domestica, che tocca in maniera conclamata le corde della scaramanzia.
Carlo Verdone e Tosca D’Aquino sono due dei 20 protagonisti del nostro cinema che si sono prestati a raccontare il proprio rapporto con la scaramanzia e oggi, ospiti della presentazione, hanno approfondito il tema con giocosa partecipazione, ricordando sia aneddoti personali, come quello connesso al numero 22 per il regista romano, che storie di altri artisti “malati” di scaramanzia, primo su tutti Federico Fellini, sempre nel racconto di Verdone, tra un fondo di caffè e una vedova frequentata da alti prelati in cerca di conferme dal mondo dell’ignoto. Tosca D’Aquino, da partenopea doc, ha spiegato come invece la questione per Napoli sia una miscela tra sacro e profano, in cui Santini e cornetti convivono in armonia. Oltre a loro due, gli altri protagonisti che hanno giocato a raccontare il proprio rapporto con la scaramanzia, di cui si possono leggere le testimonianze nel libro, sono Giuseppe Tornatore, Lunetta Savino, Pivio, Gabriella Pescucci, Fotinì Peluso, Ferzan Ozpetek, Gennaro Nunziante, Menotti, Neri Marcorè, Manetti Bros, Enrico Lucherini, Claudia Gerini, Dante Ferretti, Nicoletta Ercole, Laura Delli Colli, Marina Cicogna, Liliana Cavani, Diego Abatantuono.
Non dire viola, tra le sue peculiarità ha quella di un formato geometrico quadrato, per cui ciascun lato misura 17 centimetri, come 17 sono gli euro del prezzo di copertina: una pubblicazione che, non solo nella scelta ardita del tema ha voluto giocare con la scaramanzia, ma anche nella cromìa della copertina tutta compattamente viola, così come con la numerologia, che strizza l’occhio a quel 17 che secondo la Smorfia sarebbe “disgrazia” e invece per il libro e il suo spirito sono un gioco di complicità con il soggetto dello stesso.
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