Cuaron: niente Clan, solo democrazia

Sovrabbondanza di vittorie latino-americane alla premiazione della 72ma Mostra di Venezia. Leone d’oro, inaspettatamente, Desde allà di Lorenzo Vigas, drammatica storia d’amore omosessuale


VENEZIA – Per quanto quotatissimo, non ce l’ha fatta Rabin – The Last Day di Amos Gitai a vincere il Leone d’oro, e in generale i premi della 72ma Mostra del cinema sono andati in una direzione da un lato inaspettata, dall’altro fin troppo orientata a un risultato molto a favore del cinema latino-americano, una soluzione quasi troppo scontata data la presidenza di giuria di Alfonso Cuaron: “La verità è che mi hanno dato un sacco di soldi – scherza in prima istanza il regista cercando di deviare l’argomento, poi, più serio – conto come il re di Svezia. Ho potere di voto esattamente come gli altri, è una carica puramente rappresentativa. Non avrei potuto cospirare nemmeno volendo”.

Eppure. Leone d’oro, inaspettatamente, Desde allà di Lorenzo Vigas, venezuelano, drammatica storia d’amore omosessuale. Leone d’argento El Clan di Pablo Trapero, argentino, crime-story sui Puccio, una terribile ‘anonima sequestri’ argentina. “Abbiamo semplicemente guardato dei film, ne abbiamo discusso, non dico che ci sia stato sempre accordo, c’erano tante persone di talento con motivazioni forti – spiega Cuaron – e rispettando il punto di vista degli altri, riunendoci a giorni alterni, ci siamo anche molto divertiti, nonostante dei piccoli scontri. Unanimità nell’approccio, più  che nella decisione. Alcuni amano un film, altri un altro. E’ quello che avviene in una democrazia e bisogna imparare ad accettarlo. Non è una dichiarazione di verità universale, sono una decisione presa da questo gruppo di persone. Ci fosse stata un’altra giuria ci sarebbe stato un altro premio. E dopotutto, è solo un premio, non è poi così importante. Sono orgoglioso, ovvio, che abbia vinto un film latino-americano. Ma non lo abbiamo scelto mica per questo, credetemi. Per quanto due parole come messicano e credibilità possano stare vicini”.

Molto contenuta la risposta del giurato italiano Francesco Munzi circa la vicinanza dei film nazionali alla vittoria: “Ho promesso a Barbera che non avrei parlato né prima, né dopo. Ho accettato l’invito del festival e dunque anche le indicazioni del direttore, del resto stare a parlarne troppo non sarebbe nemmeno utile”. Ancora Cuaron, sul tema dell’omosessualità: ”Saremmo felici – dice – se aprisse un dibattito in tutti quei paesi in cui certi diritti vengono ancora negati, ma non è mai stato un tema di discussione all’interno della giuria. Più in generale la politica non è mai stata presa in considerazione nelle nostre valutazioni”.

Poi parlano i premiati. Vigas ha pubblicamente ringraziato Guillermo Arriaga, che ha prodotto il film vincitore insieme a Michel Franco, durante la premiazione: “E’ uno dei miei maestri – spiega –  l’ho incontrato e mi ha aiutato a lavorare sull’ambientazione e a superare i miei limiti mettendo sulla carta le mie ossessioni. Gli sono estremamente grato”. Da segnalare anche, in particolare, il Gran Premio della Giuria ad Anomalisa, il dramma in stop motion di Charlie Kaufman e Duke Johnson: “Non so esattamente se sia un premio tecnico – ha detto Kaufman – non abbiamo mai associato l’animazione esclusivamente ai film per bambini e penso sia fantastico che anche il Festival riconosca questo elemento”. Ma presto la palla torna ai latino-americani. “Il nostro continente – spiega Vigas – non è così unito come pensate in questo momento. Soprattutto da un punto di vista cinematografico, spesso dal Venezuela non riusciamo a vedere i film argentini o colombiani. Non siamo culturalmente connessi. Il cinema è una responsabilità, non penso a fare film che piacciano a tutti ma che possano parlare dei problemi del Venezuela e condividere questi problemi anche con gli altri paesi latino-americani, senza dimenticare naturalmente l’intrattenimento”. Chiude la conferenza Trapero: “Ritengo che il cinema per natura e definizione debba emozionarci e modificarci, quindi deve essere il giusto mix di intrattenimento e riflessione. Può servire anche a imparare dagli errori, propri e degli altri. Il cinema può decisamente contribuire a migliorare il mondo”.

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