Tra i noir che affrontano il lato oscuro delle festività natalizie, Cronaca di un Assassinio (Blast of Silence), diretto da Allen Baron, occupa un posto particolare. Questo film del 1961, realizzato con un budget ridotto e girato quasi interamente per le strade di New York, è un cult dimenticato che merita di essere riscoperto. Il Natale, con le sue luci e le sue promesse di gioia, non è mai stato così cupo.
Ambientato a New York durante il Natale, il film offre un ritratto cupo e malinconico di un killer solitario alle prese con la sua ultima missione. Frankie Bono (interpretato dallo stesso Allen Baron) è un sicario professionista che arriva a New York per compiere un omicidio su commissione durante le festività natalizie. La città è immersa in un’atmosfera festiva, ma Frankie si muove in un mondo fatto di ombre, solitudine e violenza. Durante il suo soggiorno, incontra un’amica d’infanzia, Lorrie (Molly McCarthy), con cui inizia a sviluppare un legame che minaccia di far deragliare i suoi piani. Tuttavia, il lavoro deve essere completato, e mentre Frankie cerca di bilanciare il suo lato umano con la sua professione spietata, le sue azioni lo portano inevitabilmente verso un finale tragico e inesorabile.
La scelta di ambientare la storia durante il Natale aggiunge un contrasto potente tra il clima festivo e la brutalità della vita di Frankie. Le strade di New York, illuminate dalle luci natalizie e adornate con decorazioni, fungono da sfondo paradossale alla disperazione interiore del protagonista. Questa contrapposizione rende il film un esempio unico di noir natalizio, in cui le festività sottolineano la disconnessione emotiva e la solitudine del protagonista.
Il punto di forza di Cronaca di un Assassinio è la sua capacità di immergere lo spettatore nella mente del protagonista. La narrazione in seconda persona, affidata alla voce fuori campo di Lionel Stander, è una scelta stilistica audace e particolare.
Questo espediente rende l’esperienza ancora più intima e inquietante. La voce accompagna Frankie nei suoi movimenti, evidenziando la sua alienazione e il suo conflitto interiore.
Stander, un attore noto ma all’epoca inserito nella lista nera di Hollywood, accettò di registrare la narrazione per soli 500 dollari, rinunciando al riconoscimento ufficiale per ragioni di budget.
Scritta da Waldo Salt, un altro autore blacklisted che usò lo pseudonimo Mel Davenport, la narrazione si inserisce perfettamente nel solco del noir classico, pur strizzando l’occhio alla filosofia esistenziale che caratterizzava gli anni ’60.
Allen Baron adotta uno stile di regia sobrio e diretto, catturando la realtà delle strade di New York con una fotografia in bianco e nero che valorizza le ombre e amplifica i contrasti. Il film è stato realizzato con un budget iniziale di soli 2.800 dollari, usato per girare scene di prova che alla fine sono finite nel montaggio definitivo. Grazie a questo materiale, Baron riuscì ad attrarre produttori che aggiunsero altri 180.000 dollari, ancora una cifra modesta, ma sufficiente a completare il progetto.
Baron, che originariamente aveva scelto Peter Falk come protagonista, decise di interpretare lui stesso Frankie Bono quando Falk accettò un ruolo in Murder, Inc.. Per necessità, Baron assunse anche il ruolo di una comparsa nella scena finale, inseguendo di fatto se stesso durante il climax del film.
La colonna sonora è altrettanto essenziale per l’atmosfera del film. Le musiche di Meyer Kupferman mescolano jazz e dissonanze che riflettono lo stato emotivo di Frankie, amplificando la tensione e il senso di inquietudine. La fotografia, con il suo approccio documentaristico, dona al film un’autenticità che lo colloca tra i primi esempi del cinema indipendente di New York.
Nonostante il budget ridotto e il carattere indipendente della produzione, Cronaca di un Assassinio ha guadagnato uno status di culto tra gli appassionati del genere. La narrazione immersiva, l’ambientazione natalizia e l’approccio minimalista lo rendono unico nel panorama noir. Baron, spesso paragonato a Orson Welles per la sua triplice funzione di regista, sceneggiatore e attore, non riuscì a capitalizzare sul successo critico del film, realizzando solo pochi altri lungometraggi e lavorando principalmente in televisione.
Blast of Silence si colloca in un punto di confine tra il noir classico e il neo-noir. Con il suo protagonista alienato e la fotografia documentaristica delle strade di New York, il film richiama lo spirito della Nouvelle Vague francese, tanto che alcuni critici l’hanno erroneamente paragonato a Fino all’ultimo respiro di Godard. Tuttavia, Baron ha chiarito che il suo film fu girato tra il 1959 e il 1960, prima che avesse occasione di vedere l’opera di Godard.
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