Critici stranieri innamorati di Fuocoammare

Guida la classifica stilata da Screen International ed è piaciuto ai principali recensori il film di Gianfranco Rosi in concorso a Berlino


BERLINO – Finora guida la classifica dei critici internazionali, stilata da Screen International alla Berlinale a suon di stellette. Fuocoammare di Gianfranco Rosi, coprodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, è in testa con il punteggio di 3,3, seguito a 2,9 da ben tre titoli di questo 66° concorso: il tunisino Hedi, l’americano Midnight Special e il francese L’avenir. Certo, è presto per cantar vittoria, con tredici film ancora da valutare per il gotha dei critici prescenti da Screen (tra cui un russo, uno svedese, un britannico, due tedeschi, e tre americani), ma il risultato è più che lusinghiero e i rumors del festival lo confermano. Basta dare un’occhiata alla rassegna stampa internazionale. Giudizi positivi sono apparsi su The Hollywood Reporter, Der Spiegel, Taggesspiegel, Screen International e The Guardian. “Dove il giornalismo finisce, inizia Fuocoammare – scrive Deborah Young su THR – Ci vuole un regista di documentari unico come Gianfranco Rosi per catturare il dramma attraverso il periscopio della sua macchina da presa incentrata sulla piccola isola siciliana di Lampedusa. Ci trasporta su ondate di boat-people disperati che portano i loro drammi, tragedie e le emergenze sulle rive dell’Europa. E’ lì che la marina e la guardia costiera salvano i sopravvissuti come possono”. E scrive ancora Deborah Young, giornalista che da molti anni vive e lavora in Italia e ben conosce il cinema italiano: “L’umorismo e la compassione che Rosi ha portato agli abitanti del Raccordo anulare di Roma in Sacro GRA, che ha vinto il Leone d’Oro a Venezia nel 2013 con un verdetto a sorpresa della giuria, sono ancora molto presenti, ma qui illuminano un argomento di gran lunga più interessante e importante. Per questo motivo Fuocoammare è il film migliore e potrebbe trovare un pubblico più ampio, almeno nei paesi che hanno familiarità con la crisi dei migranti”.

“Sul problema dei rifugiati tutto è stato detto e mostrato? Con il suo documentario Fuocoammare sulla vita a Lampedusa Gianfranco Rosi dimostra il contrario, ed è un possibile Orso d’oro”, dice invece Hannah Pilarczyk di Der Spiegel. Per Peter Becker del Tagesspiel: “Rosi indica verso Potsdammer Platz e dice: voi berlinesi sapete cosa possono fare gli uomini con i muri. Gli occhi nel film diventano metafora e anche noi di fronte alla tragedia abbiamo l’occhio pigro…”.

Quattro stelle e commenti esaltanti da Lee Marshall di Screen International: “La crisi dei migranti europea ha trovato la sua pietas cinematografica in Fuocoammare, potente, a volte scioccante, ma così intensamente umano, il documentario del regista italiano Gianfranco Rosi sulla vita di Lampedusa, una piccola isola del Mediterraneo di circa seimila persone spazzata dal vento, che nel corso di 20 anni ha visto l’arrivo di circa 400.000 migranti e la morte di 15 mila”.

Su The Guardian. Andrew Pulver sottolinea: “Nonostante il pacato e rispettoso modo di filmare di Rosi, questo film è un potente pugno nello stomaco”. Infine, due tweet, quello del Daily Telegraph in cui Tim Robey scrive: “Un film opportuno, umano e sconvolgente”. E quello di The Times a firma Kate Muir, che dice solo: “Brillante”. 

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