Un film di Bergman ma senza la sua crudeltà e con una tenerezza infinita, sconosciuta al grande cineasta svedese che meglio ha saputo raccontare le ingiustizie dell’amare e del tradire. E’ forse questa la chiave per entrare in Bergman Island di Mia Hansen-Løve, film che l’autrice francese ha attinto in parte alla sua autobiografia (con echi del rapporto con l’ex compagno Olivier Assayas) ma in una rilettura personale ed emotivamente coinvolgente, mai cerebrale, dove i fantasmi del cuore e della mente prendono corpo in un continuo rimando tra finzione e realtà che è anche un omaggio al cinema e una riflessione sui meccanismi tortuosi della creatività in qualsiasi campo artistico.
In concorso all’ultimo Festival di Cannes e passato anche al recente Torino Film Festival, Bergman Island – ora in sala con Teodora – è bergmaniano fin dalla location, l’isola di Fårö. Un’isola museo (c’è persino un safari sulle orme del regista e dei suoi film, frequentato da turisti e cinefili) dove Tony (Tim Roth) e Chris (Vicky Krieps) arrivano per un soggiorno di lavoro nella quiete di quel paesaggio nordico inondato di luce.
La coppia ha una relazione ormai più che altro intellettuale, da cui il sesso sembra essere assente, ma è unita e ha una figlia ancora piccola, che è rimasta con la nonna. A Fårö il maestro svedese ha vissuto gli ultimi vent’anni della sua vita, qui ha girato film importanti, tra cui Persona e Scene da un matrimonio. Quest’ultimo proprio nella casa e nella stanza da letto dove la coppia americana viene ospitata (“quel film ha fatto divorziare milioni di coniugi, forse è meglio cambiare stanza”). Il più maturo Tony, sicuro di sé e affermato, sta dando gli ultimi ritocchi al suo nuovo copione, mentre Chris, più giovane e insicura, cerca un’ispirazione che sembra non trovare. Intanto incontra Hampus, un giovane studente di cinema, che la porta in giro per le spiagge e riaccende l’eros in lei. La narrazione è venata di ironia – un personaggio si scaglia contro Ingmar e i suoi demoni interiori – e non mancano riferimenti appuntiti alla differenza di genere: “Bergman ha diretto decine di film, mentre faceva 9 figli con 5 donne diverse, se avesse dovuto cambiare i pannolini non sarebbe stato altrettanto creativo”.
A circa metà film, l’immaginazione di Chris prende il sopravvento e il film che sta scrivendo si materializza davanti a noi. Ne sono protagonisti Amy (Mia Wasikowska) e Joseph (Anders Danielsen Lie), uniti da un amore adolescenziale, poi distanti, poi di nuovo amanti. Ora entrambi impegnati, si ritrovano per il matrimonio di un’amica proprio sull’isola di Fårö. Qui Mia Hansen-Løve comincia a giocare con i piani narrativi e con gli attori, che transitano da un livello di racconto all’altro, mettendo in scena sia il meccanismo della creatività e il modo di lavorare della mente di una artista sia la complessità delle relazioni d’amore e l’impossibilità di chiuderle definitivamente.
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