Prenestino, Monteverde, Ostia, tre quartieri diversi della Capitale per composizione sociale e paesaggio urbano, sono lo scenario di altrettante storie d’amore e di un problema da sempre all’ordine del giorno, la casa, raccontati da Ci vediamo a casa diretto da Maurizio Ponzi. Il regista, in passato autore di successo grazie all’incontro con Francesco Nuti protagonista di suoi tre film, firma la sceneggiatura di Ci vediamo a casa con Pietro Spila e Stefano Tummolini già al suo fianco nella precedente commedia drammatica A luci spente del 2004.
Ponzi si cimenta con una commedia leggera, interpretata da un cast prevalentemente giovane e sviluppata in tre episodi.
Enzo (Nicolas Vaporidis) e Andrea (Primo Reggiani) si frequentano da poco: il primo è disoccupato e vive con la madre protettiva (Giuliana De Sio) e per hobby canta in un coro; il secondo è un poliziotto e dorme in caserma. Il loro colpo di fulmine li spinge a metter su casa ma non tutto fila liscio, sono entrambi prigionieri: uno della propria divisa, l’altro di una madre troppo presente.
“Enzo non è in conflitto con la famiglia, non deve dichiararsi – spiega Vaporidis – e vive la sua omosessualità in modo consapevole, senza ostentarla. Mi è piaciuto come Ponzi ha affrontato la loro vicenda d’amore, come fosse quella tra un uomo e una donna”. Ma è il sesso tra etero quello più esibito nel film. “Tra Enzo e Andrea vi è un tenero idillio, un colpo di fulmine che sarebbe stato guastato da scene esplicite di sesso”, risponde il regista. A Giuliana De Sio – il cui intenso rapporto artistico con Ponzi inizia il 1976 in televisione con Hedda Gabler – piace il personaggio ricco di contraddizioni della madre di Enzo: una fricchettona fuori tempo, con una visione apparentemente democratica della vita, ma nel contempo razzista e legata al denaro.
Si sono conosciuti da poco anche Gaia (Myriam Catania), figlia di uno speculatore, e Stefano (Giulio Forges Davanzati), proprietario di un circolo del tennis, protagonisti del secondo episodio. Non hanno problemi economici: lei sta arredando il suo nuovo loft, lui vive da scapolo impenitente. Myriam all’improvviso è costretta a trasferirsi a casa di Stefano, dove entrambi s’accorgono di non poter abitare sotto lo stesso tetto. “Loro la casa ce l’hanno, ma non sanno viverci. Sanno magari essere soci, ma non amanti”, sottolinea l’autore; “due campioni di superficialità”, aggiunge Forges Davanzati.
L’ultimo episodio vede La bibliotecaria Vilma (Ambra Angiolini) e l’ex detenuto Franco (Edoardo Leo) vivere in periferia con un sogno di una casa tutta loro che non si possono permettere. Una soluzione provvisoria è offerta loro da Giulio (Antonello Fassari), un solitario amico pensionato, forse un po’ innamorato di Vilma, che dà loro ospitalità. Ma la convivenza costretta si presenta subito non facile e con sorpresa finale. “Giulio è una persona sola, guarda Ambra con la nostalgia di un tempo passato che non verrà più e i lsu odestino semobra quasi segnato, quando sale sul tram che è stata otutta la sua vita”, afferma Fassari.
Il film, prodotto da Damiano Andriano per Dalex Film, ha tra gli sceneggiatori anche lo scrittore Giancarlo De Cataldo. “Il suo apporto è stato determinante nella scena finale della chiesa, una sorta di resa dei conti per le tre coppie e nella descrizione del poliziotto che importuna la coppia Vilma e Enzo”.
Ponzi lamenta quanto sia difficile, più che produrre, distribuire il film realizzato. “Per fortuna c’è stato questo incontro con Microcinema che lo distribuisce dal 29 novembre. E poi abbiamo dovuto aspettare che la canzone di Dolcenera, che ha lo stesso titolo del film, passasse al Festival di Sanremo”.
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