Un’opera caposaldo della Letteratura mondiale, David Copperfield – romanzo che Charles Dickens pubblica nell’ultimo decennio dell’‘800 e, dal suo stesso autore, considerata la sua opera più amata – per la rilettura personale, ma non infedele all’originale, del film La vita straordinaria di David Copperfield, diretto da Armando Iannucci, regista candidato all’Oscar per In the loop (2010).
L’Inghilterra del XIX secolo come sfondo storico della biografia di David Copperfield – Dev Patel (protagonista del pluripremiato The Millionaire), omonimo del papà di cui è rimasto orfano ancor prima di nascere un venerdì a mezzanotte, mentre l’aristocratica zia paterna, Betsey Trotwood, interpretata da una rigorosa quanto frizzante Tilda Swinton, attendeva impaziente una bimba…
È da questa premessa di venuta al mondo già un po’ incerta, ma tutt’altro che assente d’affetto, quello della mamma Clara e dell’adorabile tata Peggotty, che Davy – nomignolo famigliare di Copperfield Jr – narra la sua storia, nel film sempre in equilibrio tra realismo e onirismo, tra miseria e ricchezza umana, che lui possiede come propria virtù e che incontra nel coro di persone che costellano la sua quotidianità: oltre la tata, il dolcemente mariuolo Mr. Micawber, che nell’iconografia scenica ricorda un po’ Il cappellaio matto di Alice, e a cui dà anima Peter Capaldi (premio Oscar per la regia del cortometraggio Franz Kafka’s It’s a Wonderful Life); il cugino acquisito, Mr. Dick – Huge Laurie, ovvero il Dottor House – con l’ossessione compulsiva per Carlo I, che proprio la sensibilità di David allevia con l’idea di usare un aquilone che faccia “volare via” i cattivi pensieri; e poi, ancora, il compagno di studi e amico del cuore James Steerforth, Aneurin Barnard (tra gli altri, interprete di Dunkirk), e le due figure femminili dell’età adulta, l’angelicata Dora e l’amore della vita, Agnes Wickfield.
Eppure, quella di David Copperfield non è stata solo una storia abitata da persone luminose, anzi ha conosciuto il buio, la povertà, lo sfruttamento, proprio per via di altri esseri umani, questi dall’anima nera, sin da quel Mr. Murdstone che gli fa da violento patrigno e lo spedisce a Londra, ancora bambino, a lavorare nella sua fabbrica di bottiglie, fino a nascondergli la morte della cara mamma sin dopo il suo funerale; mentre, laddove David ha incontrato proprio il suo migliore amico, presso la scuola della signora Strong, incontra anche la causa di tutto il precipitare futuro suo e della sua famiglia, il perfido Uriah Heep (Benjamin Whishaw), dapprima abilmente “nascosto” dietro la bislacca e leziosa cortesia di un giovane collaboratore della scuola.
Armando Iannucci sceglie una messa in scena in cui David Copperfield, adulto, al contempo si fa narratore e protagonista: racconta la sua storia, leggendola, dinnanzi al pubblico di un teatro, e la narrazione si fa immagine, con lui che (in più d’una sequenza) occupa la scena come se fosse un’entità fantasma, perché non visto da nessuno, se non dal se stesso bambino: una scelta, questa del regista, che amplifica ulteriormente quel camminare sul confine tra realtà e levità che caratterizzano questa versione del racconto di Dickens, rispettato nella sua essenza, e capace – se possibile – di conferire ai singoli caratteri peculiarità sofisticate, che riescono a disegnare ciascuno come un profilo possibile dell’essere umano, restituendo una panoramica di (quasi) tutte le sfumature che l’uomo – nel bene, nel male – riesce ad incarnare, “interpretando” così la propria esistenza.
Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 5 settembre dello scorso anno, e in anteprima europea all’apertura del 63° BFI London Film Festival, La vita straordinaria di David Copperfield esce in sala il 16 ottobre distribuito da Lucky Red.
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