Amore. Paura. Segreto. Sincerità. Verità.
Quanto è intima, quanto orrenda, quanto rischiosa da affidare a qualcun altro, la Confidenza del professor Pietro Vella (Elio Germano), insegnante di liceo di rara sapienza emotiva, non a caso autore della “bibbia” della riforma scolastica italiana, La pedagogia dell’affetto?
Qualcun altro è Teresa Quadraro (Federica Rosellini), orfana, e dapprima sua allieva di Lettere alle superiori, poi – poco dopo – sua compagna di vita, fino a diventare celebre scienziata di fama mondiale, all’apice della carriera negli Stati Uniti quando Emma (Pilar Fogliati), figlia di Vella e della collega Nadia (Vittoria Puccini), la contatta in quanto ex alunna illustre, affinché possa essere presente al Quirinale per consegnare un premio al papà insegnate. Lui, Pietro, nonostante le ormai lontane e differenti esistenze, con Teresa ha un legame “per sempre”, quello di quella confidenza che – sussurrata reciprocamente all’orecchio – una sera di più di trent’anni fa li ha legati in eterno, una promessa o una condanna? È qualcosa che, se si sapesse, “ti distruggerebbe”, disse lei al tempo, gli Anni ’80, accogliendo la di lui confidenza.
Daniele Luchetti – per la terza volta, dopo La scuola e Lacci – sceglie un romanzo di Domenico Starnone per adattarlo al suo cinema e sceglie la privatezza del profondo dell’animo umano, tessuta con il sentimento dell’amore, sia esso passionale o figliale, per una storia dalle affascinanti complessità emotive, che con seducente inquietudine procede, nella più volitiva concretezza della quotidianità.
“Starnone indaga bene sul materiale umano e anche quando i personaggi sono di fantasia hanno a che fare con noi. Qui c’è un modello maschile in cui ci si può ritrovare: la sua parte tossica, dal narcisismo all’essere impostore. Sono libri con ottimi ingranaggi, che funzionano bene con i film: qui c’è il mistero”, spiega Luchetti, che racconta come “sottrazione” e “addizione”, concetti propri di più aspetti della vicenda, siano “due anime che ho progettato con attenzione, cercando di raccontare la confusione con ordine, per tener viva la partecipazione dello spettatore, senza restituire una morale. Siamo tornati al montaggio per essere ancora più chiari sui momenti di immaginazione e realtà”, più d’uno nel film, sin dal principio, a far da specchio all’interiorità dei personaggi, alle loro riflessioni, al soffocamento di certi gesti che dovrebbero – o avrebbero voluto – fare, per sfuggire o ammettere la verità delle cose.
Per il regista, la figura del maschio “per tanti anni è stata colpevole della sedimentazione delle culture, è stato dentro a obblighi sociali senza saperlo: il film si accorge che ci sia un bug. Il personaggio di Teresa è il Super Io: ti mette di fronte al fare i conti col tuo comportamento sociale, si comincia a capire ci sia dentro qualcosa di errato”.
Per Elio Germano, “è un film di maschere del quotidiano: persone che diventano personaggi, indossano maschere di comodo o ci cadono dentro. È un film che prevedeva un discorso interiore. Mi ha ricordato le questioni pirandelliane della scomposizione. Pietro è un personaggio eticamente solido, aspetta la fine dei corsi del liceo per avvicinarsi a Teresa, da cui poi arriva un rapporto quasi a sorpresa. Per Pietro Vella, persona rigorosa, abituata a controllarsi, questa relazione è deflagrante: pensa di essere in controllo, invece lei non è succube del ruolo sociale, lo frantuma e mette in discussione il suo desiderio di controllo; lui ha paura di questo e vorrebbe ridurre il femminile a una collezione da bacheca, ma non riesce a fare questa operazione, per cui ogni volta che succede la incontri – nel corso della vita – ha paura di non saper controllare la situazione: ecco il delirio immaginativo, che infatti potrebbe essere solo dentro la sua testa”.
Federica Rosellini parla di Confidenza come di “un film di grande carnalità e di rapporto con l’invisibile, per un legame pauroso e dolce”, qui alla sua seconda prova cinematografica, molto convincente, dopo il debutto in Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini. “Teresa è un personaggio dall’intelligenza proteiforme, con un’intelligenza matematica ma anche un grande rapporto con lo sguardo, guarda oltre le increspature. Ha un rapporto con la libertà antiborghese. Noi abbiamo fatto un grande affondo sui personaggi, arrivando sul set rimasticandoli in un lavorio continuo: è stato un jazzare tra la camera e noi. È un film con un importante contraltare femminile, per sottrarsi o portare la rivoluzione. Teresa porta uno stimolo al provare a cambiare lo schema sociale borghese, quello dei panni sporchi da lavare in casa, per cui c’è la possibilità di immaginare qualcosa che possa liberare”.
Il contraltare di Teresa è Nadia, moglie di Pietro, insegnante liceale di Matematica, che “si autodefinisce senza interpretazioni, è come un uovo di Pasqua senza sorpresa, scaduto”, la descrive Puccini. “Lei parte con una forte ambizione di rivalsa sociale, punta al salto, però è come se capisse che non può costruirla lei quella rivalsa, non si reputa brava abbastanza, per cui punta sul marito. È qualcosa che decide ma che poi porterà il matrimonio a un compromesso che non funzionerà fino in fondo. Nell’incontro finale con Teresa, Nadia soffre perché trova una donna che in maniera indipendente ha protetto la libertà di diventare quello che voleva, rendendosi conto del coraggio di Teresa in un’età anziana, ne resta anche lei profondamente affascinata”.
La terza figura femminile del film è l’editrice Tilde Pacini, interpretata da Isabella Ferrari, per cui “è stato un lavoro diverso, abbastanza spiazzante per una come me che vuol tenere tutto sotto controllo: Daniele mi ha voluta in questo ruolo dicendomi che fosse ‘per quello che non hai ancora fatto’. Tilde è una donna un po’ più risolta, onesta, schietta, che vede in Pietro Vella un uomo piccolo: forse l’unica che riesce a smascherarlo?”.
Per Francesco Piccolo, che ha scritto il film con Daniele Luchetti, “l’azzardo è stato agganciarci al buco nero del segreto, laddove è chiaro quanto Vella voglia essere amato e, altrettanto, sia una merda”.
Un elemento principe della storia filmica sono le musiche, imprevedibili rispetto alla visione, per questo accattivanti, di Thom Yorke che con Luchetti ha già lavorato su Codice Carla, dedicato alla Fracci. Il regista spiega come in queste sonorità ci sia sempre “un centro magnetico, una visione obliqua. Abbiamo sempre stabilito sottotesti incongrui: alla fine del film, abbiamo mostrato a Thom le scene, spiegando sottotesti dati agli attori, e attaccando così a ogni scena quello che non c’entrava, ‘usando la musica sbagliata’. La cosa che più mi ha sorpreso, nelle tre settimane di mix a Roma, è stato il suono seguito in ogni dettaglio: è stato davvero uno dei cuori creativi della film”.
Confidenza – produzione Indiana Production e Vision Distribution, in collaborazione con Sky e con Netflix – esce al cinema dal 24 aprile, già presentato in Concorso all’IFFR – International Film Festival Rotterdam nella sezione Big Screen.
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