“Volevo mettere in scena il testo di Griffiths fedelmente, così è stato, tranne le battute comiche che ho dovuto adattare: nel testo, ahimè, non c’erano donne. Uno dei temi è la comicità degli stereotipi e molte volte usiamo una battuta comica per rimuovere un problema: una delle cose che fa più paura ai maschi è il sesso, infatti loro (gli aspiranti attori del film, ndr) lavorano molto su questo, così se avessi messo una donna gli equilibri si sarebbero spostati moltissimo e avrei dovuto riscrivere il testo, cosa che non volevo”, spiega Gabriele Salvatores del film Comedians, di cui è regista, dopo che Trevor Griffiths l’aveva già ispirato a teatro più di trent’anni fa. Seppur, come ricorda lo stesso regista, una donna ci sia, Elena Callegari, perfetta bidella.
“Quando abbiamo fatto lo spettacolo nell’85 – con Silvio Orlando e Paolo Rossi – gli attori non si conoscevano e la mia idea fu creare una squadra di calcio, ‘Comedians’, perché – come diceva Truffaut – quando hai un buon cast hai l’80% del film, soprattutto in un film come questo, fatto di parole. Quando abbiamo messo in scena il testo teatrale eravamo giovani, anarchici e con la voglia di farci vedere: rileggendo Griffiths anni dopo, e imparando un po’ a conoscere gli esseri umani, ho visto nel testo il ‘dark side of the moon’, il lato più malinconico. Il testo s’è rivelato molto più attuale di quello che immaginavo: lo spettacolo teatrale era totalmente diverso, pur mantenendo la struttura. Clint Eastwood in Gran Torino e Million Dollar Baby aveva usato la tecnica di portare prima gli attori nei luoghi, così noi siamo stati a provare due settimane in quella classe: con due bravissimi operatori io mi sono inserito accanto a loro, riuscendo poi a girare in quattro settimane. È un metodo che mi piacerebbe ripetere, perché durante le prove – come si fa a teatro – nasce molto…”, continua il regista Premio Oscar.
La mediocrità delle vite di sei aspiranti attori comici – Ale&Franz, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Vincenzo Zappa e Giulio Pranno -, un corso serale di stand-up per affrontare la prima esibizione con un pubblico, tra cui siede un esaminatore, Christian De Sica, che ha condotto la propria carriera comica nel nome del successo, e per loro opportunità di sbarcare il lunario televisivo. Per qualcuno è l’ultima occasione per cambiare vita, per dare un senso alla stessa, per definirne il futuro e la propria identità, così assistiamo alla carrellata dei pezzi, qualcuno fedele agli insegnamenti del maestro Eddie Barni, un commovente Natalino Balasso, altri adattati lì per lì per cercare di assecondare l’esaminatore, attore comico dal successo commerciale. Comedians è una riflessione sul senso della comicità.
Il personaggio di Natalino Balasso, il maestro, un comico guidato dalla morale e contro gli stereotipi, spiega chiaramente ai suoi allievi che “la risata è un mezzo, non un fine. Insegno a capire, quando si entra in campo con le battute, perché si sia lì: sembra una cosa ovvia, ma credo il 90% di chi fa comicità non lo abbia compreso, però c’è un problema anche culturale, infatti sempre meno gente capisce la comicità”, riflette l’attore.
Comedians “è un film elegante, di classe, che dimostra il coraggio di Salvatores, che si misura con un film severo. Ho lavorato con registi che vanno da Rossellini a Neri Parenti, ma il clima di quei giorni a Trieste è stato meraviglioso: Salvatores è come un papà, ha una gentilezza e una leggerezza che fa sentire tranquillo un attore. Salvatores è una perla rara, perché per raccontare il presente sta ‘in mezzo alla strada’, cosa che non facevano più mio padre Vittorio e Luchino Visconti, che infatti poi scelsero di fare Il giardino dei Finzi Contini e Morte a Venezia”, commenta Christian De Sica, nel ruolo del comico Celli, uno che della comicità ha fatto più l’arte del commercio, del successo popolare, a scapito del valore morale e artistico più essenziale.
“Griffiths scrive il testo nel ’76, dentro c’è molta più intelligenza di quello che può sembrare ad una prima lettura. La comicità è una cosa molto seria, tu ridi delle disgrazie degli altri, lo diceva già Pirandello, ma il mio Kamikazen (1987) non c’entra niente con questo film, seppur a quel cast sia molto legato ancora, infatti li ringrazio tutti nei titoli di coda; nella comicità è cambiato che, dalla fine degli anni ’80, s’è sdoganato il politicamente scorretto, per cui per certe cose siamo andati un po’ oltre, dunque bisogna per forza essere cattivi, un po’ haters, e usare la comicità – come fanno certi politici – per essere amici, mentre abbiamo bisogno di ‘padri’, un po’ come i personaggi di Natalino o Christian: ci vuole qualcuno che si prenda le responsabilità”, continua Salvatores.
Il regista abilmente gioca anche con la musica, che fa da calzante cornice al film con due brani di Tom Waits: “Entrambe le canzoni parlano di ‘rain dogs’, bastardi, randagi, al limite, soggetto che serve a creare un po’ l’atmosfera di tensione che dovrebbe innescare il film”. Comedians è un’opera costellata da esseri umani, per questo dalla fortissima essenza emotiva, sia quella dei personaggi messi in scena, sia quella che gli stessi riescono – un po’ per i propri sogni, un po’ per le proprie miserie – a suscitare nello spettatore. Comedians è un film che intrattiene secondo il profilo più alto, che aggancia con l’intelligenza, che porta per mano con un tema apparentemente leggero, quello della commedia e del comico, strumenti invece intrisi di profondo spessore, laddove non sfruttati con troppo facile spirito di grossolano intrattenimento.
Il film, prodotto da Rai Cinema e Indiana Production, distribuito da 01 Distribution, esce in 250 copie dal 10 giugno in sala: “Uscire ora è una sfida, di cui ringrazio produttori e distributori: la mia carriera è andata bene e uscire ora – in questa stagione, ndr – è il mio gesto per dire che le sale non chiuderanno mai e non lo dico perché sono uno stupido ottimista: in una sala si sospende per un attimo la realtà”, conclude il regista.
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