Come qualche mese fa L’ultima notte di amore, Come pecore in mezzo ai lupi di Lyda Patitucci, in uscita il 13 luglio on Fandango e interpretato, tra gli altri, da Isabella Ragonese, Tommaso Ragno, Clara Ponsot e Andrea Arcangeli, presenta una via al noir italiano di qualità.
La storia, ricca di tensione, è quella di due fratelli, lui criminale da quattro soldi, lei poliziotta, che si ritrovano – un grande classico del genere – in un giro più grande di loro. Con una figlia a carico e una moglie in condizioni precarie di salute mentale, lui cerca la grande svolta, ma nulla è gratis e il crimine, a conti fatti, non paga.
Il film, che mescola thriller, dramma e poliziesco, è prodotto dalla Groenlandia di Rovere e Sibilia, insieme a Rai Cinema.
“Groenlandia è da sempre attenta al genere – dice la regista – d’altro canto è una cosa che appartiene tradizionalmente al cinema italiano. Il noir è forse tra i meno esplorati degli ultimi anni. Questo però è anche un thriller e un crime. Alla fine la richiesta c’è, e tutto sommato mi fa piacere che arrivi vicino a L’ultima notte di amore, vuol dire che c’è richiesta. Voglia di fare questo tipo di film ma anche di vederli. Magari in questo ci aiutano le piattaforme e la serialità, dato che anche in quell’ambito il noir e il crime la fanno da padrone”.
L’ambientazione del film è una Roma molto alternativa: “Non volevo nasconderla – continua Patitucci – ovviamente non è la Roma caciarona e solare delle cartoline. E’ una Capitale che si confà alla mia storia, secca, dura e cruda. Volevo che tutte le linee del film andassero nella stessa direzione e così ho lavorato con la scenografia, togliendo gli orpelli, cercando marmi granitici e linee architettoniche molto essenziali. Ma è tutto già lì: Roma lo rende possibile”.
Lo stesso si può dire della storia, dei personaggi e del lavoro con gli attori: “La sceneggiatura è di Filippo Gravina – continua l’autrice – io ci sono entrata a posteriori e ovviamente ho cercato di farla mia. Anche qui ho lavorato di scavo, per rendere il tutto il più essenziale e diretto possibile. Poi sono arrivati Isabella e Andrea, abbiamo riscritto qualcosa, ma soprattutto abbiamo lavorato di approfondimento sui personaggi, andando anche oltre la storia che poi mostriamo. Volevo che il loro trascorso trasparisse senza declamarlo in maniera didascalica. Attraverso i corpi, i segni che hanno sul volto. Andavano in direzioni opposte perché opposti erano i personaggi. Ho investito molto anche nel rapporto di Andrea con la bambina, Carolina Michelangeli. Anche lì abbiamo fatto un casting pazzesco, ne abbiamo viste centinaia ma nelle ultime fasi Andrea ha partecipato. Era necessario che i due si intendessero, per poi ‘giocare’ a mettere in scena il rapporto. Con Carolina sono stata anche molto fortunata. Aveva già esperienza di cinema ma senza i vizi di forma tipici di queste situazioni”.
Prima di salutarci, chiediamo a Patitucci qualche cenno sul suo passato registico in Groenlandia e sui progetti futuri: “Sono specializzata in scene d’azione – e infatti si vede – ho lavorato alle seconde unità di Veloce come il vento, Smetto quando voglio, Il campione e Il primo re. Una grande palestra. Nel futuro ho un film di fantascienza, ci sto lavorando con Propaganda, non è facile. Sto raccogliendo fondi con il carrettino”.
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