La carica dei 101 racconta di un bellissimo, rocambolesco salvataggio. Quello di una gigantesca cucciolata di dalmata dalle grinfie pericolose di Crudelia Demon. Ma il film racconta anche di un altro salvataggio, meno romantico ma altrettanto cruciale: quello che il film operò nei confronti del suo creatore. O, meglio, del reparto animazione del suo Studio.
Walt Disney fu davvero tratto in salvo da questo lungometraggio del 1961 che siede – non più così al sicuro visto l’avanzata del capitolo due di Inside Out – sul secondo gradino del podio dei film d’animazione con i più alti incassi di tutti i tempi (considerando l’inflazione). Oggi i suoi introiti al botteghino mondiale ammonterebbero a 2.07 miliardi di dollari.
Pochi anni prima della sua uscita, Walt aveva realizzato forse il suo sogno più ambizioso: l’apertura di Disneyland nel luglio del 1955. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, il “papà” di Topolino continuò a investire pesantemente nella televisione e a produrre film “live action”. L’animazione, pur non essendo stata dimenticata, non era più l’unica forza economica di Disney e lo Studio iniziò a puntare su nuovi orizzonti.
Nel gennaio del 1959, Disney fece uscire La bella addormentata nel bosco e, sebbene il film sarebbe diventato un classico, non recuperò i costi sostenuti nella sua prima uscita nelle sale. Alla fine del suo percorso, il film incassò solo 5,3 milioni di dollari a fronte di un budget di 6 milioni, il doppio del costo dei precedenti film d’animazione firmati da Walt: Alice nel Paese delle Meraviglie (1951), Peter Pan (1953) e Lilly e il vagabondo (1955).
Pur essendo innegabilmente dei capolavori artistici, gli sfondi wide screen lussuosi, dettagliati e stilizzati disegnati dalla leggenda Eyvind Earle fecero lievitare i costi. All’indomani dell’uscita de La bella addormentata nel bosco, Walt tagliò notevolmente il personale di animazione degli Studios e passarono tre decenni prima che la Compagnia realizzasse un altro film ispirato alle fiabe.
Osservando più da vicino il film La carica dei 101, si nota che il suo stile di animazione è notevolmente diverso dai predecessori. Contorni scuri che stagliano i personaggi dagli sfondi rappresentò un distacco stridente dall’animazione aggraziata della Bella addormentata, uscito soli due anni.
Questo perché il film è completamente “Xeroxato”. La tecnologia “fotocopia” o animazione Xerox, inventata dal fisico americano Chester Carlson negli anni ’40, semplificava completamente il processo di animazione e così salvò l’amato reparto di animazione della Disney.
Con l’animazione che diventava sempre più costosa, noiosa e lunga a metà del XX secolo, la fotocopiatura permetteva agli animatori di copiare i disegni su fogli di celluloide trasparente usando una macchina fotografica Xerox, invece di farli tracciare a mano da artisti e assistenti.
I film Disney tendevano ad avere da 12 a 24 immagini al secondo, il che significa che decine, centinaia di migliaia di queste, se non di più, venivano utilizzati per un singolo film d’animazione. La Bella Addormentata, ad esempio, ha richiesto quasi un milione di disegni.
Con le macchine Xerox si producevano immagini in serie, con un risparmio di tempo, di persone e quindi di denaro impressionanti. Il prezzo di tutto questo si pagava in qualità dell’immagine.
“I contorni hanno una sorta di qualità friabile e sono un po’ irregolari”, afferma Charles Solomon, critico e storico dell’animazione Disney. “Se guardate un fotogramma della Carica dei 101, vedrete che il tratto non è quello perfetto, elegante e calligrafico che si vedeva nei film più vecchi”.
E Walt Disney? Come accolse la novità?
Non bene. Non che disprezzasse la tecnica Xerox, ma trovò difficile abituarsi all’aspetto più rigido e frastagliato di quelle linee marcate, soprattutto per una storia come quella dei dalmata, che adorava. Solo con il passare del tempo riuscì ad ammorbidire il suo giudizio. La sua preoccupazione era sempre per la qualità, più che il risparmio dei soldi.
“Walt non si è mai preoccupato del denaro. Per lui era solo qualcosa che si poteva spendere per fare le cose che si volevano”, dice ancora Solomon.
A pensarci bene non c’era film più indicato de La carica dei 101 per applicare una tecnica risparmia-tempo come la “fotocopiatura”. Basti pensare a quanto sarebbe stato “noioso” animare a mano gli oltre cento cani maculati per le scene più complesse.
Ancora più interessante il lavoro su Crudelia. Le caratteristiche spigolose di questa famigerata villain combaciavano perfettamente con i contorni “friabili” e più scuri della tecnica Xerox. Ispirati dal Cubismo, gli animatori si sono adattati stilisticamente alla grafica appiattita della fotocopiatura. Gli animatori non erano in grado di muovere Crudelia nello spazio come i personaggi del passato, come Malefica de La Bella Addormentata, e così trovarono uno stile di movimento più isterico che si adattasse al design di questo personaggio.
L’animazione Xerox dominò i successivi 30 anni di animazione Disney. Da La spada nella roccia (1963) fino a La sirenetta del 1989. Poi si entrò nell’era digitale e La bella e la bestia (1991) fu il primo lungometraggio d’animazione a beneficiare di un sistema di produzione generata dal computer.
E addio fotocopiatura.
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