El día de los muertos e la musica, la terra delle anime e una visione estetica d’incanto, così si presenta Coco, un ponte di petali di calendula tra presente e aldilà, nella dolce e tenace affermazione di un sogno in musica. Il film prodotto da Disney/Pixar, già uscito in Messico, luogo di ambientazione, e presto negli Stati Uniti, approda tra poco più di un mese nelle sale italiane, ma è già stato presentato a Roma dal suo creatore, il regista Lee Unkrich (già al timone di Toy Story 3 – La Grande Fuga): “Abbiamo iniziato a lavorare al film circa 6 anni fa, era un mondo molto diverso. Il nostro disegno, il nostro film – dice – ha sempre voluto essere una celebrazione della bellezza dell’universo messicano, speriamo il film possa essere un ponte per abbattere qualche barriera”. Con ovvio riferimento alla posizione di Trump rispetto al Paese centroamericano.
“All’inizio non avevamo ancora un titolo, pensammo a Día de los muertos: ci fu una grande rivolta latina, ci dispiacque molto, così per essere rispettosi abbiamo ritirato la prima idea e chiesto scusa. L’effetto positivo è stato ingaggiare tanti più consulenti affinché potessimo rispettare il più possibile quella circostanza, ma anche integrare al massimo tutti gli aspetti di questa ricorrenza e il sentire dei messicani”. Più d’uno i film che hanno trattato l’aldilà e usato gli scheletri come soggetti, che necessariamente c’era qui bisogno di cercare una precisa identità, per essere originali, come ha precisato Darla K.Anderson, la produttrice: “Sapevamo sin dall’inizio che avendo in scena scheletri ci dovevamo confrontare con altri film, soprattutto con Tim Burton. Noi abbiamo scelto di aggiungere gli occhi: finestra e porta sull’anima”.
La parte artistica vocale italiana è stata affidata a quattro personaggi che, calati nel loro alter ego animato, ma anche nel ruolo di spettatori, hanno raccontato il rapporto con le tematiche del film, dal sogno artistico da inseguire – incerto, frivolo, eppure appassionante visceralmente – alla continuità delle storie famigliari, oltre il tempo e oltre la morte. Così, la produttrice discografica Mara Maionchi (voce di Mamá Coco, la bisnonna), ha subito parlato di sogno artistico, che da produttore ha soprattutto osservato in chi lei ha curato come artista, creando così un’immediata connessione con la storia del piccolo Miguel del film: “più che mai ho visto combattere i ragazzi per il sogno della musica, Miguel rimane in linea con tutti quelli che ho conosciuto. Lui ha una speranza di riuscita formidabile, è pieno di intuizione e volontà, con una determinazione molto forte. Ho avuto a che fare con genitori molto contrari a questo mestiere: ricordo un signore di nome Nannini… a cui come soluzione consigliai di andare all’anagrafe a disconoscere la figlia”.
Le ha fatto eco l’attrice Matilda De Angelis (voce di Tía Victoria), con la sua esperienza personale: “come la nonna di Miguel, anche io ho avuto un nonno che mi ha spinta a 11 anni ad inseguire il sogno del violino, anche se poi la mia strada è diventata la recitazione”, mentre la fortuna, per Valentina Lodovini (voce di Mamá, la mamma di Miguel), è stata che: “in famiglia non mi hanno mai presa molto sul serio, non ponendo così limiti alla mia libertà”. Michele Bravi, invece, avverte in particolare come il film “racconti il sacrificio dietro la creatività. È quello che io vivo tutti giorni nel tentativo di rendere una passione, una professione”. Il giovane cantante interpreta anche la versione italiana del brano Ricordami (Solo), incisa in originale da Miguel e Natalia Lafourcade, vincitori di un Grammy®, e che accompagna i titoli di coda.
Dall’impalpabilità di un sogno e il quotidiano tentativo di renderlo reale, alla pragmatica concretezza della morte, tema che apre la discussione non tanto sul rapporto con l’aldilà, quanto più sui legami familiari, sulla continuità delle tradizioni, come quella de los dias de los muertos, appunto, ricorrenza vissuta dal popolo messicano secondo una ritualità non cupa e nostalgica come si potrebbe immaginare. È ancora la signora Maionchi a dare il contributo più concreto, nel ricordo della sua infanzia lombarda, raccontata con un: “forte senso di appartenenza alla famiglia: mia mia nonna preparava i biscotti e li lasciava sul tavolo nella notte, per i morti. È molto bello questo giorno per i messicani, da noi non è più così, mentre un tempo c’era più ritualità, mi è piaciuto molto ritrovarlo”.
Contiguo anche il pensiero di Lodovini che racconta come questa usanza permanga ancora in Toscana, dove i suoi la praticano tutt’ora. Il concetto di famiglia si amplia per De Angelis: “molto bello il concetto che la famiglia non sia solo un legame di sangue, ma possa essere esteso a persone che si incontrano e si uniscono per scaldarsi a vicenda nel conforto”.
Quando ci si misura, seppur per mestiere, con l’universo dell’infanzia, chiunque non può fare a meno di immergersi nel ricordo, ancor di più quando ad avocarla c’è la forza potente del cinema. Si chiede dunque ai doppiatori quali sono i titoli che maggiormente rievocano la loro età infantile. Mara Maionchi ricorda Fantasia, ma soprattutto Bambi e la scena in cui il cerbiatto si volta verso il bosco per chiamare la mamma. De Angelis Monsters&Co. “perché sono una che tutt’ora ha paura del buio”. Hercules e la sua colonna sonora pazzesca sono il riferimento di Michele Bravi e UP! quello di Valentina Lodovini, che trova eccezionale la tematica dell’elaborazione del lutto per come lì trattata.
Il film è in sala dal 28 dicembre.
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