La prima edizione del Roma Fiction Fest parte in grande stile, con l’attesa anteprima della fiction sulla vita e la carriera del cantautore calabrese Rino Gaetano, prodotta da Rai Fiction con Claudia Mori per “ciao, ragazzi!” e diretta da Marco Turco. Nei panni del più irriverente, dissacrante e ironico cantante della nostra storia recente – che morì a soli 31 anni nel 1981 in un incidente stradale a Roma – c’è Claudio Santamaria, affiancato da Kasia Smutniak e Laura Chiatti. L’attore, che a Gaetano ha prestato nel film anche la voce, sarà protagonista della prima serata all’Auditorium della Conciliazione anche con una sua esibizione dal vivo, a seguire la proiezione di Rino Gaetano, il cielo è sempre più blu.
Rino Gaetano è stato, e continua ad essere, un’icona per molti giovani. Conosceva la sua vita e la sua musica prima di intraprendere questo progetto?
Naturalmente conoscevo le sue canzoni, ma prima di avvicinarmi al film non avevo una visione molto approfondita della sua vita e della sua carriera. Non sapevo, ad esempio, che da piccolo fosse stato in collegio e che scriveva poesie in metrica.
Come ha preparato il personaggio?
Ho letto i 5-6 libri che esistono su di lui e la sua biografia, e poi ho studiato a fondo le sue canzoni, ho visto le sue esibizioni in televisione e sono dimagrito molto, perché Rino Gaetano era molto magro, mentre io ero un po’ cicciotto. Dalla sua biografia, poi, ho estrapolato i testi che amava, libri e tante poesie.
Quale Rino Gaetano ha portato sullo schermo?
Per me è prima di tutto un poeta. E poi Rino era un cantautore, un giullare, un folletto, aveva una specie di doppia personalità, sempre al di sopra delle parti, e una grandissima capacità di dissacrare anche le situazioni più serie, pur mantenendole in una dimensione profonda. La sua estrazione popolare, secondo me, era tra i suoi maggiori punti di forza.
Perché riproporre la sua storia oggi?
Rino Gaetano è stato dimenticato fin troppo a lungo, e questo è successo perché all’epoca era un voce fuori dal coro. In un periodo in cui era richiesto a tutti, compresi i cantanti, di schierarsi lui non era dalla parte di nessuno. Sicuramente non era di destra, ma nemmeno si può dire che fosse allineato alla sinistra; piuttosto osservava la realtà dall’esterno, e senza pregiudizi. Le sue canzoni restano comunque attualissime, sia nei testi che negli arrangiamenti. ” Nun te reggae più”, ad esempio, potrebbe essere stata scritta ieri, e sono convinto che se dicessi a mio nipote che le canzoni di Rino sono state scritte quest’anno, ci crederebbe. I suoi testi sono universali, è poesia.
Fino a che punto ha ricercato il mimetismo nell’interpretazione?
Per assomigliargli ho dovuto innanzitutto sottopormi a una dieta ferrea. Poi, visto che lui aveva una bocca un po’ particolare, con i denti sporgenti, e gli occhi scuri, abbiamo pensato di usare una protesi e delle lenti a contatto, ma poi abbiamo deciso di lasciar perdere, perché temevamo che il trucco mi avrebbe creato delle difficoltà nella recitazione. Abbiamo puntato molto di più sullo spirito del personaggio, cercando di avvicinarci al suo stile, alla sua personalità.
Alla Festa della Fiction si esibirà in alcune sue canzoni, che ha cantato anche nel film.
Non ho paure particolari, ormai ho talmente cantato e ricantato i suoi brani per il film che mi sento sicuro. In più mi aiuta il fatto che Rino aveva un modo di cantare molto particolare, anche quello fuori dal coro, basato più sul cuore che sulla tecnica. Agli inizi non voleva nemmeno essere lui a interpretare le sue canzoni. Aveva un modo di cantare distinto, pur non avendo una voce particolarmente educata.
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