Impazzisce per “il gladiatore” Russell Crowe, che bene o male un po’ gli somiglia, se non altro per i modi e i ruoli da duro. Tiferà per lui la notte degli Oscar. Ma nel suo intimo sogna di diventare un uomo di “stazza” come Gerard Depardieu. E’ stanco di mettersi a dieta ferrea per ogni film, Claudio Amendola, uno dei “machi” belli e bravi del nostro cinema che quest’anno festeggia 20 anni di carriera.
Lui, 38 anni, figlio d’arte, fisico massiccio, 40 film in curriculum, di cui almeno 20 nei panni di poliziotti senza macchia e senza paura, sogna anche di girare una commedia comica, magari al fianco della sua sensualissima compagna Francesca Neri. “Prima o poi un compromesso toccherà farlo, tanto al cinema oggi si vanno a vedere solo i comici e i film americani”, sospira lui, barbetta incolta e occhiali da intellettuale.
Da martedì 20 marzo, per 4 puntate, sarà su Canale 5, accanto a Claudia Koll, ne L’impero, avvincente fiction a tinte forti, tra amore, mafia, immigrazione clandestina, traffico di soldi.
Ancora una volta interpreti un poliziotto, il commissario della Dia Dario Ferri, che ha una travagliata storia d’amore con una deputata.
Ogni film aumento di grado: tra qualche anno farò il questore e così ho concluso la mia carriera da poliziotto! La storia d’amore tra il commissario e la deputata mi sembrava credibile. Gli onorevoli, nonostante tutto, sono esseri umani. Certo, una come Claudia Koll è una licenza poetica nell’ambiente politico, se si escludono Giovanna Meandri e Stefania Prestigiacomo! Io scelgo sempre i lavori in base alle sceneggiature. Se l’intreccio è credibile e funziona, accetto. In questo caso l’intreccio sentimentale ha più sfaccettature e si interseca con le indagini. E di sceneggiature me ne intendo, viste quante me ne arrivano. Sono un attore fortunato.
Sei stato seguito dai poliziotti della Dia prima di girare?
Non particolarmente. Sul set a Brindisi ho parlato molto coi ragazzi della Finanza per tastare il polso della situazione. Ma ho ancora ben in mente i discorsi dei poliziotti che ho incontrato per girare La scorta, una delle interpretazioni alle quali tengo di più.
Hai proprio un debole per pistole e divise!
Non ho paura di rimanere intrappolato in un cliché e sono ben felice di fare il poliziotto: un ruolo che mi ha dato tanto lavoro, tanto successo e tanti soldi. Meglio di così! I personaggi delle Forze dell’Ordine che ho interpretato si somigliano un po’ tutti, pur nelle loro diversità. Hanno questa caratteristica di guasconeria nella vita privata, ma di grande serietà nel lavoro.
E’ vero che il poliziotto di “Domenica”, il film di Wilma Labate, è quello che ti è rimasto nel cuore?
E’ stata una fortuna interpretare un personaggio così (leggi l’intervista). E’ uno dei ruoli più belli che ho fatto. Anche se mi ha lasciato molta rabbia dentro. Quel film non l’ha visto nessuno, tranne i miei parenti e amici. Ha toccato un minimo storico: è stato in sala appena una settimana e credo abbia incassato si e no 60 milioni. Mi sono rotto di girare film belli che nessuno va a vedere.
Qual è il problema, secondo te?
Ci sono destini cinematografici un po’ strani da capire. Era sicuramente un film difficile. Non ha avuto un buon lancio e non è arrivato al pubblico. Se non sei un comico non porti gente al cinema. Guarda me. Sono considerato, bene o male, un attore importante, eppure ho un pubblico di nicchia, d’èlite. Chi decreta l’incasso al box-office sono i ragazzi. Che vanno a vedere o i comici o i film americani.
Perché?
Non lo so e mi sono stufato di domandarmelo! Poi già vedo i titoli dei giornali di domani: “Amendola spara sul cinema italiano”! E non sarebbe la prima volta.
Vent’anni di carriera. Ti senti di fare un piccolo bilancio?
Ho 38 anni, ho girato una quarantina di film e non mi diverto più tanto. Per fortuna che il ruolo in Domenica e quello dello skipper in L’Ulisse mi hanno ridato la carica. Comunque, tranquilli! Il cinema italiano non mi perderà. Certo, sono stufo di fare film che non fanno soldi. E’ come se tu scrivessi un pezzo che nessuno legge.
I tuoi prossimi progetti?
La carriera di poliziotto non è ancora finita. Su Raidue, ne L’attentatuni, sarò il capo della Dia. La mia è una piccola apparizione: 5 pose. A furia di indossare divise e impugnare la pistola ormai a dicembre cominciano ad arrivarmi i calendari dei Carabinieri, gli inviti alla Befana del Poliziotto… E’ utile … perlomeno quando passi col semaforo rosso!
Non sei stato ancora sedotto dalla regia e dalla sceneggiatura, come tanti altri tuoi colleghi?
Non è vero che la regia non mi ha sedotto, anche perché è il ruolo più bello. Ritengo però che meriti dedizione totale, al contrario, dubito molto degli attori che si dirigono da soli.
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