“Federica Angeli è una rivoluzionaria, una piccola guerriera con la penna tra i denti, interpretarla per me è stata una missione”. Parola di Claudia Gerini che si è calata nei panni dell’impavida cronista del quotidiano ‘La Repubblica’ che da sei anni vive sotto scorta per le sue inchieste sui clan mafiosi di Ostia. Il racconto del suo coraggio – all’inizio è sola contro tutti, poi sostenuta dalla magistratura e dai cittadini del Litorale, vessati dai criminali che chiedono il pizzo, spacciano e la fanno da padroni con la complicità di amministratori locali corrotti – è al centro di A mano disarmata, il film di Claudio Bonivento in sala dal 6 giugno con Eagle Pictures. I giornalisti dei Sngci hanno voluto segnalare con il Nastro della Legalità questo lavoro in presa diretta con i fatti, che si ferma agli eventi di appena dodici mesi fa, quando inizia il maxiprocesso in cui la giornalista è testimone chiave.
Federica Angeli, sempre accompagnata dai due poliziotti della scorta, da poco estesa anche ai suoi tre figli, ha partecipato ieri sera all’anteprima all’Adriano di Roma e stamani alla conferenza stampa in un hotel. Una vita sotto stretta sorveglianza la sua, con conseguenze dolorose per tutta la famiglia, anche se il marito Massimo Coluzzi (interpretato da Francesco Venditti) è sempre stato al suo fianco con amore. A lei si deve la sceneggiatura scritta insieme a Domitilla Shula Di Pietro.
“Abbiamo cercato di raccontare anche il versante privato di Federica”, puntualizza Bonivento, celebre produttore del neo-neorealismo anni ’90 e di autori come Ricky Tognazzi e Marco Risi. “Lei è una donna che ha fatto qualcosa di straordinario, direi di unico, se pensate che sono in tutto 19 i giornalisti sotto scorta. Definisco A mano disarmata un film di impegno sociale più che civile, col pensiero rivolto a Francesco Rosi”. E Federica Angeli aggiunge: “Il punto di vista è diverso da quello di serie come Gomorra e Suburra, qui non c’è l’esaltazione delle gesta dei criminali”.
La sceneggiatura nasce dal libro omonimo della cronista edito da Baldini & Castoldi, con la produzione di Andrea Di Nardo (Laser Film) e Rai Cinema. Federica Angeli, oggi tornata a occuparsi del clan Spada per il suo giornale dopo essere stata allontanata per un periodo dal caso da Ezio Mauro per motivi di sicurezza, afferma: “Al ministro Salvini farebbe bene vedere questo film per rendersi conto che lanciare provocazioni con leggerezza, come ha fatto rispetto a Roberto Saviano, è una cosa vergognosa. Vivere sotto scorta è terribile, è una limitazione della libertà che avviene perché lo Stato capisce che dobbiamo essere difesi. Toccare Saviano è toccare tutti noi”.
La narrazione restituisce anche i tanti momenti di scoramento di Federica, specie nel rapporto con i tre figli, di 4, 6 e 8 anni all’inizio della vicenda, nel 2013. “Con loro ho cercato di trasformare tutto in un gioco, ispirandomi a La vita è bella di Benigni. Quando è arrivata la scorta, ho raccontato che mi hanno dato due autisti per premiarmi e che presto avremmo avuto anche una villa”. E come mai il film non usa il nome Spada e non tira in ballo Casa Pound? “Avevamo una storia dai contenuti molto solidi ma non dovevamo lanciare messaggi politici”, spiega Bonivento. E aggiunge: “Se avessimo avuto difficoltà sul set non le staremmo a raccontare a voi. Comunque abbiamo avuto l’appoggio di tutte le persone che Federica ha conquistato negli anni della sua crociata. Eravamo ben protetti e abbiamo lavorato con una certa libertà. Anch’io invito il ministro Salvini a vedere questo film. Sono di Como e so che ci capiamo”.
Nel cast anche Mirko Frezza, Rodolfo Laganà, Francesco Pannofino, Massimo De Francovich, Milena Mancini.
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