E’ un periodo ricco e intenso per Claudia Gerini oltre ad essere nel cast dei nuovi lavori di Matteo Garrone, Fausto Brizzi e Silvio Soldini, è anche la protagonista assoluta de Il mio domani, un film di ascendenza antonioniana che Marina Spada porta nel Concorso e nei cinema il 4 novembre con Iris. “Dopo uno stop di due anni dovuto alla mia seconda maternità – afferma l’attrice – in questo film che rappresenta per me una svolta, ho potuto esprimere tante sfumature interpretative”.
Il suo personaggio, Monica, è una formatrice aziendale, che tiene corsi di filosofia, una donna realizzata sul lavoro. Un po’ meno nel privato: una relazione precaria con il suo capo (Paolo Pierobon); un rapporto conflittuale con la sorellastra (Claudia Coli); un padre malato (Raffaele Pisu) e chiuso dentro il dolore di un torto subito.
La morte del genitore e la consapevolezza che la sua consulenza professionale è utilizzata con finalità poco etiche di ristrutturazione aziendale, rompono il delicato equilibrio che la bloccava. Ora può fare i conti con il passato che l’imprigionava, il cambiamento e la rinascita sono possibili e Monica non ha timori a buttarsi nella nuova avventura.
“E’ una donna introversa, rivolta alla sua realizzazione personale, arida nei sentimenti, forse non ha gli strumenti per costruirsi una vita piena di affetti – spiega la Gerini – è una donna di oggi con i suoi dolori e speranze che fa scelte forti e alla fine costruisce il suo destino”. Una donna che vuole liberarsi di un passato scomodo e perdonare la madre per una scelta che forse, al suo posto, avrebbe fatto anche lei.
La Gerini parla poi di una grande sintonia con la regista prima e durante le riprese: “Marina mi ha fatto partecipe di tutte le scelte, anche nella sceneggiatura. Il film è il risultato di una sua ricerca visiva accurata, fatta di fotografie, ritagli e di piccoli quaderni pieni di appunti. Sul set ho conosciuto il suo amore quasi maniacale per l’inquadratura, intesa come una finestra emotiva di quel che sta raccontando al pubblico”.
Il mio domani è un film di pochi ed essenziali dialoghi, di mutismi, in una Milano asettica, rappresentata con uffici anonimi, cantieri, grattacieli in costruzione. Un paesaggio che fa da contraltare a quello naturale della bassa padana, immobile e quasi senza tempo, dove vive il padre di lei. “E’ Milano, ma potrebbe essere qualsiasi altra città dell’Occidente, un tòpos, di sicuro ho evitato i cliché nel mostrarla – chiarisce la regista – Forse è questo mio occhio su Milano che dà l’impressione generale di uno sguardo gelido, che non ho cercato. Anzi ho uno sguardo affettivo verso i miei personaggi”.
Il mio domani un film che ricorda Antonioni? Ne è lusingata l’autrice che lo ritiene uno dei suoi riferimenti, anche se l’ha apprezzato in età avanzata, perché il suo cinema è per adulti. Del resto il nome della protagonista, Monica, sembra una citazione della famosa interprete della tetralogia antonioniana: Monica Vitti. E la Spada rivela anche che il suo film contiene un omaggio al regista ferrarese. Nella scena in cui la donna va dal suo avvocato, l’edificio in cui entra, Palazzo Fidia a Milano, è lo stesso da cui esce Lucia Bosè in Cronaca di un amore.
Realizzato con il sostegno della DG Cinema-MiBAC e con il sostegno della Regione Lombardia, il film è una produzione Film Kairos in collaborazione con Rai Cinema.
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