Tempo di scontri tra supereroi al cinema. Il mese scorso Batman v Superman, dove i due pilastri della DC Comics si ritrovavano messi uno di fronte all’altro, ora – in sala dal 4 maggio – Captain America: Civil War, dove i due membri fondatori degli Avengers (il Capitano del titolo e l’altrettanto popolare Iron Man) si trovano di fronte a una grave divergenza di idee che li porterà a incrociare le armi. Una tradizione di lunga data – quella degli scontri epocali, anche tra esponenti della fazione dei ‘buoni’ – per chi è abituato a leggere i fumetti (Il primo conflitto fumettistico tra X-Men e Vendicatori, a puro titolo di esempio, risale al 1965), ma che risulta nuovo e ‘bizzarro’ al pubblico di appassionati che si sta interessando alla materia a fronte del successo esponenziale che sta ottenendo il genere ‘cinecomic’. Ed è anche molto in linea con i tempi attuali, dove i confini tra chi è dalla parte del bene e chi da quella del male sono sempre più sfumati. Marvel Studios e Warner (che detiene i diritti dei personaggi DC), si inseguono dunque concettualmente, sfruttando a loro volta come cassa di risonanza il chiacchiericcio online dei tifosi di entrambe le categorie.
Venendo al film – che è un’onesta pellicola di intrattenimento, più equilibrata e curata della media dei film Marvel sia per quanto riguarda i toni che per la coerenza della sceneggiatura – la prima cosa che si potrebbe notare è la sproporzione del titolo rispetto ai fatti narrati. Nei fumetti ‘Civil War’ è una miniserie in sette numeri, scritta da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven, partita nel maggio 2006 e conclusasi, con ritardi, nel febbraio 2007 (quasi un anno di copertura). Protagonisti sono tutti i supereroi dell’Universo Marvel – e in effetti, come succede nel campo in occasione di questi eventi – tutte le testate di ciascun personaggio (e sono moltissime) risentono e rispondono degli eventi che accadono durante la miniserie. Questo per dire che si tratta di un arco narrativo ampio e con moltissime possibilità di sviluppo: in quell’anno accade di tutto. A causa di un’esplosione causata da un supercriminale, un intero paese venne spazzato via di colpo, e centinaia di persone, compresi moltissimi bambini, perdono la vita. Dopo questa vicenda tragica, il governo degli Stati Uniti, dopo pressioni operate dai cittadini superstiti e dal resto della popolazione, decide di introdurre il cosiddetto “Atto di Registrazione dei Superumani”, decreto che obbliga tutti gli individui dotati di superpoteri a registrarsi in pubblico rivelando la loro identità segreta. La comunità dei supereroi si spacca in due fazioni di fronte a questa decisione: i contrari alla registrazione, che hanno come leader Capitan America, e i favorevoli, capeggiati da Iron Man. Tra i molti eventi che subiscono conseguenze da questa situazione, ci sono lo svelamento al mondo dell’identità dell’Uomo Ragno e la morte (momentanea. Nei fumetti quasi nessuno resta morto a lungo) di Capitan America, sostituito per un periodo dal suo amico-rivale Soldato d’Inverno.
Il film ha solo due ore e mezza, perciò tutto questo deve essere compresso, e in alcuni casi inevitabilmente ne esce semplificato, quando non banalizzato. La ‘Guerra Civile’ del titolo, di fatto, non c’è: ci sono solo un paio di scontri molto spettacolari tra le diverse fazioni. Inoltre, il personaggio di Spider-Man, che nel fumetto al momento del conflitto ha parecchi anni di attività ed esperienza alle spalle, qui deve essere introdotto ex novo (come un giovane teenager) dopo che la Marvel ne ha riacquisito i diritti di utilizzo da parte della Sony. Ma il lavoro di scrittura è a conti fatti più che soddisfacente, se si eccettua qualche forzatura tra cui molti spettatori della prima ora hanno inserito proprio l’intervento di Spidey (Tom Holland), troppo impreparato e a rischio per essere reclutato senza indugi in una battaglia di tanta importanza. Proprio sulla nuova apparizione del tessiragnatele si è concentrata – comprensibilmente – l’attenzione di molti, in quei pochi minuti di comparsa dove svolge più che altro il ruolo di spalla comica (a dispetto del resto del film, dai toni più seriosi rispetto a quanto la Marvel ci ha abituati). Look e costume molto riusciti, il resto rimandato a settembre, ovvero all’uscita del film solista Spider-Man – Homecoming, in fase di produzione.
Sorpresa del lotto il Black Panther interpretato da Chadwick Boseman, anche lui in odore di pellicola ‘a solo’, personaggio chiave per lo sviluppo della trama, felino e regale (è in effetti il sovrano di un ipotetico stato africano) e forse il più saggio – come si confà a un re – tra tutti i protagonisti. L’unico che, al di là delle posizioni ideologiche, è in grado di fare la scelta giusta mettendo da parte antichi rancori e istanze di carattere personale. In definitiva, il vero eroe di tutta la vicenda.
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