43,8 milioni di persone al mondo potranno assistere quest’oggi all’atteso evento astronomico ribattezzato “Grande eclissi solare nordamericana”. L’appuntamento è tra le 18 e le 22 italiane, anche se da noi non sarà visibile (per i più curiosi c’è uno streaming della Nasa). Da tempo immemore l’uomo rivolge lo sguardo al cielo ammirando l’avvento del crepuscolo in pieno giorno, evento che non accade dal 1961. Il cinema, così come tutta l’arte, ne ha sempre fatto un utilizzo fortemente espressivo, capace di raccontare la rivoluzione interiore di un individuo o il presagio di cambiamenti per intere civiltà. Con la sua atmosfera aliena, l’apparizione delle stelle lì dove poco prima era tutto nuvole e cielo azzurro, così come il buio improvviso e lugubre, l’eclissi ammalia e inquieta, rubando la scena quando il cinema decide di servirsene. Per chi oggi non potrà vederla coi propri occhi, ecco il cinema che ne ha riprodotto la magia.
Dopo L’avventura e La notte, nel 1962 Michelangelo Antonioni chiude la sua trilogia dell’incomunicabilità con un’eclissi, metafora ultima per personaggi alieni e alienati. Proprio l’eclissi solare del 1961, l’ultima prima di quella attesa quest’oggi, 8 aprile 2024, regalò ad Antonioni l’idea per il film. “C’era un silenzio diverso da tutti gli altri silenzi”, racconterà Antonioni che assistette all’evento astronomico da Firenze, filmandolo. “Una luce color cenere. Poi l’oscurità, e una quiete totale. Ho pensato che i nostri sentimenti si fermassero durante un’eclissi”. Nel film, interpretato da Alain Delon e da un’indimenticabile Monica Vitti, si apre con le note di Mina e una canzone scritta per l’occasione, Eclisse Twist.
Perfetti sconosciuti è un recente successo globale del cinema italiano, ancora detentore del record di remake realizzati nel mondo. Nel film, un gruppo di amici si ritrova per una cena mentre fuori è in corso un’eclissi lunare. Mentre la storia si sviluppa, rivelando amicizie opache, relazioni interrotte e verità celate, fuori dalla finestra il buio della Luna emerge come contraltare di quanto avviene in casa. “Chissà perché l’eclissi ci affascina così tanto!” si chiede il personaggio di Alba Rohrwacher. Le diverse fasi della luna (l’inizio dell’eclissi coincide con l’inizio della cena) scandiscono la vicenda, creando un rapporto tra il fenomeno astronomico e i fatti del gruppo di amici facilmente leggibile. Così come la Luna, che si nasconde e riappare, che sembra ciò che non è, anche loro giocano a celare la realtà dietro giochi di ombre. Nel cast anche Kasia Smutniak, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Edoardo Leo, Anna Foglietta e Giuseppe Battiston.
È forse una delle sequenze di apertura più note di sempre. Senza dubbio tra le più iconiche. 2001: Odissea nello spazio, prima di approcciare i nostri antenati primati e la loro evoluzione, ci mette in fila dietro dietro la luna, la terra e il sole. Una danza di corpi celesti che anticipa un’avventura spaziale e umana. Kubrick ci mostra quest’eclissi da una prospettiva inedita, dietro la Luna e non dalla terra. Secondo Lisa Yaszek, studiosa di fantascienza presso la Georgia Tech, citata in questi giorni dal Time, la scena di apertura racconta l’alba dell’uomo e la sua familiarità con grandi eventi storici. Il movimento del sistema solare, seguito con fermezza quasi religiosa da Kubrick, introduce inoltre protagonisti superiori e indipendenti al potere che l’uomo raggiungerà nel corso della sua evoluzione, tra i temi al centro del film. Proprio così inizia “L’alba dell’uomo”, in sottofondo intanto Also sprach Zarathustra.
L’eclissi, al cinema, è sempre presagio e promessa. L’eroe di Apocalypto, condannato a morte dal popolo Maya, viene salvato quando un’eclissi si manifesta. Espressione divina, casualità o destino? Il popolo Maya aveva un’approfondita conoscenza dei fenomeni astronomici e nel film di Mel Gibson si può notare la loro interazione con l’eclissi. La storia del protagonista, sopravvissuto, ha inizio proprio con l’eclissi. Gibson mette in scena la più impattante, l’eclissi solare anulare, ovvero quando attorno alla luna appare “un anello di fuoco”.
L’eclissi protagonista dell’ultimo atto di Avatar: La via dell’acqua fornisce l’atmosfera perfetta per il round finale tra i nostri eroi Nav’i e gli spietati umani. Mentre la luce scompare, la tensione sale, Cameron adombra i protagonisti che con lo sguardo rivolto verso l’alto colgono i segnali del pianeta Pandora, essere quasi senziente che sembra d’improvviso comunicare la propria paura con i suoi fedeli abitanti. È inoltre un’apparizione del dio Eywa di fronte al popolo Na’vi, un segnale di preoccupazione ma anche di rottura con il passato: i Metkayina, tribù protagonista del secondo capitolo della saga di Cameron, non hanno mai affrontato una guerra come quella portata alle loro porte dai protagonisti. Da qui in poi, per il destino di Pandora, qualcosa cambia e cambierà. Chissà se assisteremo a nuove eclissi nei numerosi film di Avatar in arrivo.
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