La storia straziante di una famiglia che cerca rifugio nel cosiddetto “mondo civilizzato” entrando in collisione con un muro d’odio di proporzioni inaudite è l’argomento del nuovo film della regista polacca Agnieszka Holland che racconta
Green Border è un thriller in stile documentario che accende un faro d’attenzione sulla fragile umanità che si concretizza dietro la generica terminologia “crisi migratoria”. E descrive con risolutezza il quadro a tinte fosche di una crudeltà che ha poco di umano e allo stesso tempo pennella le sottili sfumature che la compassione può assumere.
Giovedì 8 febbraio, dopo aver ottenuto il Premio speciale della Giuria alla Mostra del cinema di Venezia, Green Border arriva in sala in Italia, distribuito da Movies Inspired e Circuito Cinema: una storia lunga quasi due ore e mezza che la Holland ambienta di nuovo in quella Ucraina che, prima della pandemia, è stata lo scenario del suo Mr. Jones centrato sulla carestia, provocata dagli storici nemici sovietici, che negli anni ’30 ridusse il Paese allo stremo.
Alla fine del 2021, una famiglia siriana che teme per la propria vita vola in Bielorussia con la promessa di poter entrare in Polonia e da lì verso la Svezia. Ma Amina e Bashir e la loro famiglia si perdono nella fitta foresta, cupo palcoscenico di guerra per i rifugiati inseguiti lungo la linea della frontiera.
Alcune persone che incontrano si rivelano amichevoli, ma i funzionari polacchi e bielorussi sono implacabilmente crudeli e opportunisti.
Il colore svanisce dal film nell’inquadratura iniziale della vasta campagna boscosa, che diventa una minacciosa terra di nessuno. Ciò che è stato promesso dal presidente bielorusso Lukashenko come un percorso verso la libertà è in realtà una trappola spietata, che utilizza le vite di famiglie reali per inimicarsi l’Unione Europea. E la violenza che le guardie di confine infliggono a queste persone, compresi bambini piccoli e neonati che piangono, è impensabile.
Con una tempestività inquietante e un’urgenza feroce, la regista polacca narra una storia oggi assolutamente necessaria.
Un semplice atto, un’azione quotidiana che tutti possiamo fare per conoscere le problematiche dei rifugiati è guardare un film che attivi la nostra coscienza. Niente di eclatante, ma resta un piccolo passo che possiamo fare nella giusta direzione. Ecco un elenco di sei film da cui partire.
Una famiglia coreano-americana si trasferisce in una fattoria dell’Arkansas alla ricerca del proprio sogno americano. Oltre le sfide di questa nuova vita negli strani e aspri Ozarks, si scopre l’innegabile resilienza della famiglia e ciò porta a definire il concetto di “casa”. Il film ha ricevuto il plauso della critica e ha ottenuto sei nomination alla 93ª edizione degli Academy Awards: Miglior film, Miglior regia, Miglior colonna sonora originale, Miglior sceneggiatura originale, Miglior attore e Miglior attrice non protagonista.
Persepolis è basato sulla graphic novel di Marjane Satrapi che racconta la sua vita nell’Iran pre- e post-rivoluzionario e poi in Europa. Il film ripercorre la crescita di Satrapi da bambina ad adolescente ribelle e amante del punk in Iran. Sullo sfondo ci sono le crescenti tensioni del clima politico iraniano degli anni ’70 e ’80, con i membri della sua famiglia di orientamento liberale detenuti e poi giustiziati, e lo sfondo della disastrosa guerra Iran/Iraq.
Documentario Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, è ambientato a Lampedusa, dove siamo immersi in una storia di puro “confine”. Rosi vive sull’isola per oltre un anno così da testimoniare da vicino e con la giusta lentezza la frontiera iconica per eccellenza in Europa, sposando sia il punto di vista dei lampedusani che quello dei migranti.
Flee è un film d’animazione prodotto da Riz Ahmed che racconta di un rifugiato afghano in Danimarca, la straordinaria storia di un uomo, Amin, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent’anni. Costretto a lasciare il suo paese d’origine da piccolo con la madre e i fratelli, Amin è ora alle prese con il modo in cui il suo passato influenzerà il suo futuro in Danimarca e la vita che sta costruendo con il suo futuro marito. Raccontato brillantemente attraverso l’uso dell’animazione per proteggere la sua identità, Amin ripercorre la sua vita, aprendosi sui suoi traumi, sulla verità sulla sua famiglia e sulla sua accettazione della propria sessualità.
È stato candidato in tre categorie agli Oscar 2022, tra cui Miglior film d’animazione e Miglior film internazionale.
Una storia drammatica, emotiva, su un gruppo di quattro richiedenti asilo in attesa dei risultati su un’immaginaria e remota isola scozzese. Tra loro c’è Omar, un giovane musicista siriano oppresso dal peso dell’oud del nonno, che ha portato con sé fin dalla sua terra d’origine. Il film ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui una nomination come miglior film britannico ai BAFTA.
Il film, nominato ai BAFTA, si basa sulla straordinaria storia vera delle sorelle Sara e Yusra Mardini, fuggite dalla Siria devastata dalla guerra in cerca di rifugio. Mostra il loro straziante viaggio nuotando per ore nel Mar Mediterraneo per raggiungere la Grecia, prima di trovare asilo in Germania e gareggiare alle Olimpiadi di Rio.
L’attore e regista, durante la pandemia, ha scritto una commedia che ha fatto debuttare lo scorso fine settimana nella capitale ungherese, con cast ungherese: nel poster la Madonna del Cardellino con una strada di NY sullo sfondo
33 anni dopo l’uscita del primo film, e sull’onda del fenomeno Mercoledì di Tim Burton, il cast principale insieme al Los Angeles Comic Con: scatto ufficiale su X
Il film action natalizio è basato su un'idea originale di Hiram Garcia, e arriva in sala il 7 novembre
Al cinema con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection Making of di Cédric Kahn, una sorta di Boris ambientato però sul set di un film d'autore. Tre film insieme, sugli operai in sciopero, su un regista esaurito e in generale su come si fa un film... con punte ironiche e drammatiche