LE SCELTE DI CRISTIANA PATERNO’
MIGLIOR FILM ITALIANO
Bones and All di Luca Guadagnino
In una società ‘cannibale’ due giovani antropofagi, soli e selvaggi, sono alla ricerca della loro dimensione, nietzscheanamente umana troppo umana. Luca Guadagnino prosegue una ricerca originalissima sull’amore, come sentimento ma anche come ribellione adolescenziale. Dal romanzo di Camille DeAngelis con Timothée Chalamet e Taylor Russell, una coppia in stato di grazia, e un Mark Rylance memorabile.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
The Fabelmans di Steven Spielberg
Il regista di ET e Schindler’s List, a 76 anni e con una carriera superlativa che si è mossa tra tutti i generi, mette in scena nel suo giovane alter ego Sam Fabelman un romanzo di formazione che è al contempo confessione personale e lettera d’amore rivolta al cinema. Una passione che nasce nell’infanzia dalla meraviglia, dal timore e dallo stupore primigeni provati di fronte al “più grande spettacolo del mondo”. Una cinepresa autobiografica che qui diventa lo strumento per catturare il dettaglio segreto e doloroso della verità di una famiglia, la sua o quella di chiunque altro.
PERSONAGGIO DELL’ANNO
Nofrio & Bastiano ovvero Ficarra & Picone in La stranezza di Roberto Andò
Nofrio e Bastiano sono due becchini, ma anche due amici e due attori intenti a mettere in scena la tragicommedia “La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu” con una sgangherata compagnia. Roberto Andò reinventa la nascita del capolavoro pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore attraverso l’incontro tra il grande drammaturgo e due guitti di paese in un sorprendente intreccio di alto e basso, di farsa e tragedia che è anche un’ode alle strade tortuose percorse dall’ispirazione artistica.
LE SCELTE DI NICOLE BIANCHI
MIGLIOR FILM ITALIANO
Brado di e con Kim Rossi Stuart
Un telaio western in presa sportiva. Un discorso capitale dall’inizio della Storia dell’uomo: il rapporto padre-figlio. Il complesso di Edipo e la libertà senza compromessi: una storia di liberazione e guarigione, infatti il film è adattato dal libro di cui Rossi Stuart è autore, “Le guarigioni”. Brado è il concetto di uno stato dell’anima: un film “sui polmoni: la storia coagula il tema dell’alito della creazione dell’uomo, un respiro fondamentale, che ricorre nei cuccioli di cane, nell’hackamore, nella scena del padre intubato in ospedale”, secondo l’autore. Un film di confine e che sconfina da perimetri di perbenismo; una visione selvatica quanto poetica, in cui la Natura della Madre Terra o della Volta Celeste sono imprescindibili.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Crimes of the Future di David Cronenberg
Un tempo prossimo distopico e la relazione pericolosa tra essere umano e tecnologia: Cronenberg sfama il pubblico nella conferma della sua firma, tra carne, viscere e corpo umano; gli organi, in particolare, da soggetto biologico a soggetto artistico: la performance del creatore d’arte di fama – un monumentale Viggo Mortensen – specchia l’immaginario di un autore capace di truculento voyeurismo chirurgico senza peccare in repulsione, quanto piuttosto in fascinazione cerebrale e della visione. Crimes of the Future è un paradigma capace di ridefinire il body horror sconvolgendo la platea; è la risposta alla sensibilità contemporanea, con un’attenzione ambientalista e i timori per un universo in inquietante trasformazione.
PERSONAGGIO DELL’ANNO
Rosa ovvero Lina Siciliano in Una femmina di Francesco Costabile
In una ‘Ndrangheta matriarcale, le femmine si contano dal principio: la vecchia nonna Berta, la mamma della bambina Rosa, orfana, la zia Rita. Le “fimmini ribelli” sono l’essenza del soggetto, adattamento del libro di Lirio Abbate, che Lina Siciliano, al suo debutto, sintetizza nella volitiva e magnetica Rosa. La prova è altissima: un volto quasi inscalfibile, intriso di dolore nelle trame della pelle e nel riverbero dello sguardo. Il film apre dedicato “a tutte le femmine ribelli”, come Rosa, creatura nata in una Calabria rurale e di faide famigliari: la sua consapevolezza man mano ruggisce, quando arriva a guardare dov’è sepolta la sua mamma, in un anfratto di mattoni incementati, senza nemmeno una lapide con un nome, figuriamoci un fiore. Una femmina è un gineceo, una struttura di potere femminile, che Rosa cerca di ribaltare, in una circolarità, ancora femminile, che porta dentro di sé: “a mia figlia, un altro destino voglio dare”, afferma lei, incarnazione di un sovversivo baricentro.
LE SCELTE DI ANDREA GUGLIELMINO
L’ombra di Caravaggio di Michele Placido
Lo abbiamo aspettato tanto, perché l’autore non si è voluto piegare – fino a sfiorare la cocciutaggine – all’idea di mandarlo su piattaforma durante la pandemia. Oggi dobbiamo ringraziarlo. L’ombra di Caravaggio è cinema spettacolare nel senso più proprio e soprattutto “cinematografico” del termine. Non si tratta di effetti speciali ma di costumi, colori, composizione – e dunque, le basi del medium cinema – che sembrano veramente riportare in vita i chiaroscuri del pittore ‘maledetto’ qui interpretato da un convincente Riccardo Scamarcio. Inoltre, anche la trama, basandosi sulle varie ipotesi circa le modalità di morte del protagonista, mai del tutto accertate, offre un paio di memorabili colpi di scena.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Comunque vada al box office – d’altro canto si tratta di battere il primo Avatar, ancora campione di incassi assoluto nella storia del cinema – il sequel di James Cameron è la pellicola più imponente e importante di questo 2022, arrivata come un colpo di coda simile a quello che i Na’vi acquatici applicano per nuotare. Se il primo Avatar insegnava a “vedere” (“I see you” la frase cardine) questo insegna a “respirare”: un evidente invito a prendersi il proprio tempo per immergersi nell’avventura su schermo, senza perdersi in trame dettagliate che fin troppo spesso finiscono per risolversi in grossolani errori di sceneggiatura. E’ cinema degli elementi: l’acqua e l’aria, naturalmente, ma anche la Terra e il fuoco. La Terra da difendere da prepotenti colonizzatori, oppure da cui fuggire – il film tratta temi importanti: emigrazione, accettazione, incontro culturale, razzismo – per difendere la propria famiglia. E sempre minacciata dal fuoco di una guerra imminente.
Timido e risoluto, alter-ego ideale del regista, Sammy Fabelman incarna in sé l’unione dei contrasti dei propri genitori. La poetica di sua madre e la propensione per la tecnologia di suo padre. In una sala cinematografica di cui Sammy ha ancora paura, la prima gli spiega che i film sono sogni che durano per sempre, il secondo il prodigio di una macchina in grado di proiettare su schermo 24 fotogrammi al secondo e farli sembrare la vita reale. Questo contrasto, destinato a influenzare per sempre la sua vita e quella dei suoi cari, lo porta a stare in equilibrio sulla linea sottile dove l’attività onirica si incontra col ricordo, dove spesso nasce la settima arte.
LE SCELTE DI MICHELA GRECO
MIGLIOR FILM ITALIANO
Settembre di Giulia Louise Steigerwalt
Vale la pena segnalare un esordio, quando è sorprendente come Settembre. L’opera prima di Giulia Louise Steigerwalt riesce nell’impresa di farci esplodere in una risata mentre si stava piangendo commossi e di scavare a fondo nelle contraddizioni dei sentimenti mantenendo alto il livello di empatia. Con un equilibrio invidiabile tra dramma e commedia, Settembre rivela un’autrice dotata di personalità e sensibilità, abilissima nell’orchestrare il lavoro degli attori e nel mettere in scena con grazia la sua stessa raffinata scrittura. Una promessa per il futuro.
MIGLIOR FILM STRANIERO
La notte del 12 di Dominik Moll
Indagatore dell’ambiguità e frequentatore assiduo di storie misteriose, Dominik Moll torna “sul luogo del delitto” con La notte del 12, che parte dal dato di cronaca dei tanti omicidi che restano senza colpevole e affonda nell’analisi dell’animo umano. Non solo di chi è coinvolto a vario titolo nelle brutalità, ma anche di chi le osserva e cerca di portare giustizia, nell’atmosfera avvolgente ed elegante di un paesino di montagna francese.
MIGLIOR PERSONAGGIO
Raffaella ovvero Emanuela Fanelli in Siccità
In un mondo inaridito e lanciato a 200 all’ora verso l’autodistruzione, la Raffaella di Emanuela Fanelli in Siccità è un personaggio che mette in campo tutta la sua fragilità e insieme la determinazione di una donna relegata in un angolo, ma capace di prendersi il suo spazio. L’ennesima prova del talento dell’attrice, non solo comica.
LE SCELTE DI CARLO D’ACQUISTO
MIGLIOR FILM ITALIANO
Amanda di Carolina Cavalli
È raro trovare opere prime scritte, dirette e interpretate con la brillantezza dimostrata da Carolina Cavalli. Ingrediente fondamentale di questa ricetta ben amalgamata è di certo una Benedetta Porcaroli straordinariamente a suo agio nei panni dell’irrequieta e stralunata Amanda. Il cinema italiano ha trovato una nuova autrice.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Everything Everywhere All at Once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert
La sorpresa più grande del cinema d’intrattenimento internazionale è un film indipendente relativamente a basso budget che stravolge il meccanismo ormai abusato del multiverso e lo fa strabordare di idee drammaturgiche e registiche. Poi c’è Evelyn, interpretata da Michelle Yeoh: l’eroina che non ci meritavamo, ma di cui avevamo bisogno. Link
PERSONAGGIO DELL’ANNO
Colm e Padraic ne Gli spiriti dell’Isola di Martin McDonagh
Quella di Martin McDonagh è una penna sopraffina: ironica, pungente, mai banale. Con il suo Gli spiriti dell’Isola lo dimostra ancora una volta. Un thriller psicologico in cui tutto si gioca sui caratteri e sulle più intime motivazioni dei due protagonisti, interpretati da Brendan Gleeson e Colin Farrell. Ingenuità e determinazione, leggerezza e profondità collidono fino ad esplodere giustificando anche le scelte più forti e irrazionali.
LE SCELTE DI ALESSIO ALTIERI
MIGLIOR FILM ITALIANO
Siccità di Paolo Virzì
Il fatto che Siccità non sia il miglior film di Virzì eppure sia un film ottimo e così diverso da tutti gli altri, così personale – pur uscendo dal virziniano – è forse ancor più una dimostrazione della grandezza di questo regista. Rimane, il suo, un cinema che guarda ai personaggi rivolgendo a tutti un’umanissima assoluzione, ma Siccità è anche un film di immagini ed effetti speciali, una grande produzione che certifica l’ambizione di fare un cinema grande senza per questo annacquare la propria autorialità e il proprio punto di vista sulle cose. Siccità ci dice anche che un autore maturo e affermato come Virzì può conservare la voglia di evolversi e sperimentare: merce rara.
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Nope di Jordan Peele
Jordan Peele indica una via. Se non addirittura la via del nuovo cinema americano, certamente la sua. E la via di Peele è unica, perché sa tenere insieme così tante spinte in modo armonico, ma sa anche essere esoterico. Il suo cinema emana ironia, impegno, ambizione, rivendicazione. E mistero. Si finisce di vedere i suoi film con un certo misterioso turbamento addosso, e uno strisciante senso di rivalsa che è quello dei suoi protagonisti. Se Get Out rimane il suo capolavoro, con Nope ha alzato il livello di sofisticazione cinematografica come ben pochi sono in grado di fare.
PERSONAGGIO DELL’ANNO
Spazzatura da Pinocchio di Guillermo del Toro
Spazzatura, la scimmietta serva del Conte Volpe è un piccolo personaggio, ma non marginale. Nella sua potentissima evoluzione c’è tutta la grandezza di un capolavoro come Pinocchio di Del Toro. C’è la presa di coscienza di sé e la fondamentale spinta all’autodeterminazione che può dare il sentirsi amati. Se questo Pinocchio è la miglior trasposizione cinematografica di sempre della favola di Collodi (parere personale, ça va sans dire) è anche perché Del Toro e Patrick McHale hanno avuto il coraggio di un tradimento radicale, reinventando tutto, anche i personaggi.
Metti piede a Berlino e ti scopri a pensare che qui la storia ha lasciato profonde cicatrici sul volto della città. Ferite rimarginate eppure che non smettono mai di evocare....
L'attrice torinese è la protagonista dell'opera prima di Giuseppe Garau, che sarà presentata al Lucca Film Festival 2023 come unico titolo italiano in concorso
L'attrice 24enne, tra i protagonisti di La bella estate di Luchetti e La chimera di Rohrwacher, spiega a CinecittàNews di essere felice dello spazio che è riuscita a ritagliarsi nel cinema d'autore
L'attore pugliese, 34 anni, racconta a CinecittàNews la sua esperienza nella saga cinematografica campione di incassi e nel film di Michael Mann