CINECITTÀ STUDIOS #2


Il reparto Cineon di Cinecittà è popolato da appassionati ragazzi e ragazze trentenni, provenienti da esperienze diverse ma con un denominatore comune, la passione per il cinema. La responsabile è Silvia Cipparoli. La affiancano Stefano Ballirano, digital effect artist, Fabrizio Carraro, System Administrator e Marina Di Patrizi, operatrice scanner e recorder oltre a vari collaboratori esterni.

“Il computer non è più ‘la macchina del diavolo’ – osserva Stefano – ormai tutti i registi si interrogano sulla possibilità di usare effetti digitali. E noi collaboriamo offrendo suggerimenti anche artistici”.

Come intervenite quindi sul processo produttivo di un film?
Sin dalla fase di ideazione, perché siano previste già in sceneggiatura le scene necessarie a rendere possibili determinati effetti. Sul set poi inviamo un supervisore per verificare che le caratteristiche delle riprese siano adatte agli effetti digitali.
Infine, in fase di montaggio il regista, il direttore della fotografia o il montatore si affiancano a noi.

Malena Una delle vostre ultime “creature” è stata “Malèna”. Cosa avete realizzato per Tornatore?
In Malèna ci sono frammenti di vecchi film in cui compare Monica Bellucci, circa 4 minuti che andavano inoltre trattati per rendere l’idea della pellicola rovinata dal tempo.
Inizialmente avevamo proposto a Tornatore un trattamento che prevedeva sia graffi che alterazione del cromatismo. In seguito è stato smorzato l’effetto, riducendolo a un “velatino” su bianco e nero.

State lavorando su altri titoli italiani?
Per ora solo piccoli ritocchi per Chimera di Pappi Corsicato. Di certo, avremo presto a che fare con Vajont… Ma stiamo anche restaurando C’eravamo tanto amati di Scola.

Come è nato il gruppo di lavoro? Da dove provenite?
Il reparto esiste da quattro anni. Prima, ero montatore RVM , sempre a Cinecittà, dove lavorava anche mio padre. La formazione informatica l’ho acquisita da autodidatta. Silvia ha una formazione di Computer Grafica e multimedia. Fabrizio è stato ricercatore presso l’Università di Edimburgo per progetti di riconoscimento vocale e sofware per disabili. Marina invece era anche lei già a Cinecittà, al laboratorio sviluppo e stampa.

Perché lavorare qui e non farsi sedurre dalle società americane della Silicon Valley?
Per amore. Amore per Cinecittà, ma anche per la qualità del nostro lavoro: solo qui è possibile l’integrazione fra le varie figure professionali. Se fossi in America o a Londra, passerei la mia vita a animare le sole mani di un pupazzo o i soli capelli, senza mai intervenire sull’intera figura.

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