Si è parlato di audiovisivo, prospettive ed evoluzione della filiera cinematografica, tecnologia e sue implicazioni nella produzione, nel webinar intitolato Visione Futura e che è stato trasmesso questa mattina, 22 settembre, sui canali streaming de Il messaggero, Il gazzettino, Il mattino, Corriere adriatico e Quotidiano di Puglia. Un incontro diviso in diverse sezioni e al quale hanno partecipato manager di diversi settori della filiera.
Gli studios: produzione e sviluppo, dalla parte delle imprese
Attrice protagonista dell’evoluzione del settore audiovisivo è sicuramente Cinecittà. È in atto un piano di espansione degli studios che aspirano a diventare il polo attrattivo per le più grandi produzioni audiovisive italiane e internazionali. Nicola Maccanico, amministratore delegato della società pubblica, ha evidenziato come «Cinecittà sia all’interno di un processo di grandi cambiamenti che si è verificato nell’ultimo anno e mezzo e che non è figlio solo di buone scelte di management o di efficientamento della struttura ma di un contesto di mercato in cui l’Italia ha ora un ruolo che non rivestiva da anni. Oggi nell’audiovisivo siamo tornati a essere rilevanti come sistema Paese; i nostri contenuti viaggiano e i nostri luoghi sono attrattivi e interessanti. Cinecittà ha i suoi 19 teatri di posa in piena attività. Abbiamo mediamente al giorno tra le 2.500 e le 3.000persone che entrano a lavorare da noi e tra le 15 e 16 produzioni contemporaneamente sul set tanto che lo spazio che abbiamo a disposizione non è più sufficiente. Cinecittà funziona per la sua storia, la sua dimensione, quella dei suoi teatri e per il fatto che negli anni 60, al di fuori di Hollywood, dominava nel cinema per la sua struttura e per il fascino che esercitava sul mondo creativo. Funziona bene anche grazie al credito di imposta; i produttori scelgono i set anche sulla base delle condizioni finanziarie presenti nei diversi Paesi. In Italia possiamo contare su un sistema fiscale attrattivo che ci fa competere in modo molto efficace con i nostri concorrenti internazionali. Noto che ultimamente si parla molto di azionisti, di chi controlla le diverse società produttive. Ma il tema nel mercato globale audiovisivo è chi lavora, quali sono gli attori e i manager che decidono. Questo aspetto negli ultimi anni è diventato molto importante anche grazie a player internazionali che hanno investito in Italia che è sempre all’avanguardia e attrattiva. Anche per questo Cinecittà è sempre più punto di riferimento per l’audiovisivo.
Possiamo attrarre ulteriori investimenti esteri e stiamo correndo per aprire nuovi teatri, per rispondere alla domanda che è in costante crescita e nel rispetto dei tempi stringenti che ci sono dati dal Pnrr». Evoluzione vuol dire anche ecosostenibilità, che è uno dei punti fondamentali dettati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e che vede ancora Cinecittà recitare un ruolo di primo piano: «È il mercato – continua Nicola Maccanico – che ci spinge verso il traguardo dell’ecosostenibilità e delle emissioni a impatto zero. Noi, per lavorare con i grandi produttori nazionali e internazionali, dobbiamo rispettare standard di sostenibilità ambientale precisi e che qualificano il nostro modo di operare. Sono molto felice di dove siamo arrivati e di come ci stiamo muovendo in questo ambito; vogliamo rendere il nostro sito neutrale per le emissioni e posso garantire che Cinecittà avrà un ruolo sempre più all’avanguardia in questa partita».
Perché l’audiovisivo cresce
Il mondo generale dell’audiovisivo italiano sta vivendo una fase molto proficua come certificano alcuni numeri forniti da Apa – Associazione Produttori Audiovisivi. Nel 2021, su 1,5 miliardi di euro di investimenti nella produzione per serie, film e intrattenimento, doc e animazione, 640 milioni sono stati spesi per produrre serie tv; nel 2019 gli investimenti erano stati pari a 570 milioni. Il contributo dei produttori italiani ed esteri, comprensivo del tax credit, è stato di circa 320 milioni; l’apporto degli operatori streamers di circa 120 milioni e gli investimenti degli operatori della tv lineare di circa 220 milioni di euro. A livello di prodotto seriale, si sta riscontrando una crescita di circolazione internazionale. Nel 2017, 58 titoli avevano avuto una distribuzione al di fuori dei nostri confini, oltre 80 nel 2021. Se il valore internazionale del prodotto italiano nel mondo fino a qualche anno fa era di circa 35 milioni, gli ultimi dati parlano di 100 milioni di euro. Giancarlo Leone, presidente Apa, analizza le ragioni di questa fase: «Sicuramente negli ultimi cinque anni il settore della produzione audiovisiva nazionale di serialità, documentari e animazione, è stato caratterizzato da una ripresa economica e industriale sostenuta da una crescita della domanda e resa possibile anche dal tax credit. E da operazioni finanziare che hanno visto gruppi internazionali entrare in importanti società di produzione. Ci sono anche aspetti critici in questa fase. Come la mancata regolamentazione sulle norme di ingaggio tra i produttori e committenti televisivi prevista dal Testo unico media audiovisivi; se ne parla da tempo e auspichiamo che il prossimo governo possa prendere le giuste decisioni per dare omogeneità a questo sviluppo. Un’altra area di criticità riguarda il credito di imposta che è uno strumento fondamentale per i produttori ma che deve essere reso disponibile fin dall’inizio dell’anno». Parlare di audiovisivo vuol dire anche confrontarsi con le piattaforme. Continua Leone: «I broadcaster tradizionali come Rai, Mediaset e Sky investono 250 milioni di euro all’anno per acquisire e finanziare produzioni di serialità. Gli streamers, le grandi piattaforme globali, quest’anno contribuiranno con circa 140 milioni di euro; il nostro osservatorio Apa prevede che tra due anni pareggeranno le cifre. Il loro apporto, quindi, è fondamentale per la crescita del settore e stanno dimostrando grande rispetto per la cultura italiana. La loro forza contrattuale però fa sì che, in assenza di un regolamento che è previsto dalla legge, in sede di accordi spesso i produttori indipendenti, linfa vitale del mercato, sono messi in condizione di detenere pochi diritti. Il dato più importante non è tanto il condizionamento editoriale delle piattaforme quanto il fatto che l’investimento produca vantaggi per tutti coloroche operano nella produzione audiovisiva e non solo per una parte. Occorrono regole che aiutino il settore ad andare avanti nel rispetto dei diritti di tutti i produttori». Rimanendo nell’ambito associativo, Francesco Rutelli ha evidenziato come la filiera audiovisiva sia ormai integrata nei suoi diversi aspetti e trovi espressione proprio in Anica, da lui presieduta, dove si trovano produttori, distributori, aziende tecniche, editori media audiovisivi, creators digitali ed esportatori:
«Abbiamo preso atto che il mondo è cambiato. Oggi parte creativa, rapporto con il pubblico ed esigenze di business sono interconnessi nelle diverse modalità di espressione e fruizione da parte del pubblico. La filiera integrata, inoltre, dà occupazione; Anica in questi anni si è impegnata per far emergere i posti di lavoro che si sono creati nel comparto. Abbiamo concordato con Fondazione cinema di Roma che durante la Festa del Cinema ci sia un momento di dialogo pubblico al giorno sul futuro dell’industria, legato alle singole realtà produttive, creative e distributive per fare il punto sulla qualità del prodotto che viene realizzato. Compito delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni è quello di essere infatti sempre più attrattivi. È un mondo molto vitale quello dell’audiovisivo. Ricordo che durante il Covid in Italia, grazie alle rappresentanze dei lavoratori, delle maestranze e dei tecnici, si è lavorato molto. Erano chiusi i set a Hollywood ma a Roma e in Italia funzionavano grazie al lavoro e alla collaborazione di tutti. Dovremo far capire al nuovo governo che pochi settori sono in grado di fornire maggiore valore aggiunto e occupazione, donne e giovani, più di cinema e audiovisivo».
Il ruolo di Netflix e delle sale cinematografiche
Creatività, rapporti con il pubblico, ruolo come player produttivo sempre più strategico. Netflix anche in Italia si sta ritagliando spazi di maggior riguardo. Tinny Andreatta, Vice President, Italian Language Originals Series della piattaforma nel suo intervento ha insistito sulla capacità di ingaggiare audience con le proprie produzioni: «Il rapporto con il pubblico conta molto per Netflix.
Gli spettatori grazie ai nostri prodotti hanno avuto la possibilità di accedere a contenuti globali; hanno accresciuto la loro competenza e ora hanno aspettative estremamente alte rispetto alle nostre proposte. Il panorama creativo è in movimento; viviamo in un’epoca di passaggio in cui i parametri tradizionali non funzionano più e bisogna capire come declinare le nuove esigenze dei consumatori. Sono due gli elementi da tenere presente: la novità del linguaggio da utilizzare e la varietà di storie da raccontare unitamente alla possibilità di esprimere un messaggio autentico e in linea con le speranze della nostra contemporaneità. Faccio due esempi di prodotti che hanno saputo intercettare questi due elementi: il coreano Squid Game e la serie Strappare lungo i bordi di Zerocalcare. Netflix ha permesso al pubblico di capire che le storie migliori possono venire da qualsiasi Paese; in questo ci diciamo globali. Ne hanno beneficiato anche a produzioni italiane come È stata la mano di Dio, Strappare lungo i bordi, Suburra o Summertime, solo per fare alcuni esempi».
Raccontare la contemporaneità vuol dire avere un punto di vista narrativo anche su quei mondi che sono stati meno rappresentati o rappresentati in modo meno realistico: «Penso –conclude la manager – al punto di vista femminile o dei giovani. Sul mondo delle donne, ad esempio, stiamo lavorando a La vita bugiarda degli adulti tratto da un romanzo di Elena Ferrante; protagoniste sono Valeria Golino e la giovane Giordana Marengo, in una storia ambientata nella Napoli anni 90 e diretta da Edoardo De Angelis». Parlare di piattaforme richiama inevitabilmente il dibattito attorno alle sale cinematografiche. Matteo Rovere è regista (ricordiamo ad esempio i suoi Veloce come il vento e Primo re) e produttore con Groenlandia, di cui è cofondatore, che fa parte del gruppo francese Banijay: «Il grande schermo e lo sfruttamento dei film in sala restano centrali anche per la creazione del valore che generano per i prodotti. In questa fase c’è difficoltà di comunicazione tra grande schermo e pubblico ma i film nascono per il cinema e la sala è il loro luogo di sfruttamento per eccellenza. Se ne stanno accorgendo anche le piattaforme Over the top nelle quali registro una attenzione crescente per il formato film ma i cinema rivestono ancora un ruolo centrale che deve essere rivitalizzato. Devo dire, però, che gli Ott ci stanno supportando molto per la dimensione internazionale che riescono a dare ai nostri contenuti. Con È stata lamano di Dio, Paolo Sorrentino ha dimostrato che la collaborazione tra piattaforma e cinema è possibile». Nel spiegare la scelta strategica compiuta da Groenlandia di entrare nel gruppo Banijay, Rovere ha specificato: «La produzione italiana, per esprimere il suo potenziale ha bisogno di un percorso di internazionalizzazione di progetti seriali e filmici che guardino oltre i confini ma che raccontino il nostro Paese. Isola delle rose, Smetto quando voglio o Primo re sono film con idee radicate nell’immaginario nazionale che vengono però trasportate in tutto il mondo. Banijay è un produttore indipendente che aiuta la connessione con colleghi di altri Paesi per realizzare coproduzioni che ci permettano di realizzare film di livello sempre più alto portando come contributo la nostra energia creativa».
Mario Lorini, presidente Anec difende il ruolo delle sale mai nizia il suo intervento ricordando che nel 2019 grazie a iniziative messe in campo da tutta la filiera, come Moviement, in Italia si raggiunse uno dei migliori risultati di crescita europei. Il Covid ,purtroppo, ha sconvolto tutto e ha interrotto questo percorso virtuoso: «Se siamo convinti – come ha dichiarato Mattero Rovere – che l’esperienza in sala sia ancora centrale, vuol dire che i cinema come luoghi sono parte fondamentale per l’industria», spiega Lorini. E all’aspetto industriale rappresentato dal box office, si aggiunge anche la funzione sociale dei cinema. Lorini è soddisfatto dei risultati raggiunti da Cinema in Festa al suo quarto giorno di promozione di tutti i film a 3,50euro: «A ieri sera abbiamo raggiunto 805mila spettatori in quattro giorni, circa 200% in più di presenze rispetto alla settimana precedente e senza che il sabato prima dell’evento si svuotassero le sale, anzi. Abbiamo lavorato bene con questa iniziativa perché è passata l’idea che non vogliamo solo puntare sullo sconto ma risvegliare il desiderio di andare al cinema. Forse in questi mesi non c’è stata un’offerta continuativa diversificata per tutte le esigenze del pubblico ma stiamo lavorando per tornare ai risultati di prima della pandemia». Lorini conclude con il tema delle risorse pubbliche: «In questi anni è stato importante destinare fondi alla produzione di film e serie ma è da poco che lo Stato ha riequilibrato questa distribuzione di finanziamenti che per i cinema sono importanti. Oggi in Italia abbiamo ancora 700-800 strutture che lavorano in piccoli comuni, che sono un presidio sociale, ma che è complicato riuscire a tenere in piedi economicamente».
Nuove piattaforme, gaming e metaverso
Una sessione del webinar ha riguardato anche il tema delle tecnologie e l’impatto sull’audiovisivo. Manuela Cacciamani, presidente Unione editori e creators digitali di Anica e produttrice con OneMore Production, ha evidenziato come «sempre più aziende utilizzino le immagini in movimento e quindi lo storytelling digitale con la consapevolezza che questa tecnologia sia anche un potente mezzo creativo. Si è aperto un dialogo tra Anica e i trenta associati per capire i punti di contatto tra cinema tradizionale, audiovisivo e piattaforme da una parte con le nuove forme di intrattenimento, di cultura e di editoria digitale. Siamo contenti del lavoro che stiamo svolgendo. In questo anno siamo riusciti a rappresentare realtà attive in tutta Italia; vuol dire che c’è molta offerta nel nostro Paese. Noi dialoghiamo molto con aziende private, con i reparti marketing e produciamo branded content.
Ci sono eccellenze in Italia che lavorano molto per i mercati mondiali e sono importanti per l’industria creativa. Vogliamo aiutare il pubblico a capire chi siamo e cosa facciamo e a ridurre gli spazi rispetto al cinema e alle sale». Un ambito in grande espansione grazie al digitale è il gaming, come ha raccontato Marco Saletta presidente Iidea (Italian Interactive Digital Entertainment Association): «La caratteristica principale del mondo digitale del videogioco è l’interattività; per questo si sta affermando a livello mondiale e nessuna piattaforma lo riesce a fare allo stesso modo. Questo comporta una passione maggiore, un’interazione maggiore con il mondo fuori dalla propria abitazione e a essere più connessi e digitalizzati. Nel mondo ci sono circa 3 miliardi di giocatori, di cui 15 milioni in Italia, per un mercato che è valso oltre 2 miliardi di euro. Gli italiani giocano su pc, consolle e su tutte le piattaforme. I 2,2 miliardi di fatturato sono caratterizzati per 1,8 miliardi da software che vengono venduti. Noi sappiamo di competere con l’articolata offerta di tempo libero rappresentata da cinema, tv, sport live e televisivo ma crediamo di avere i contenuti giusti per attirare consumatorie per farli divertire; offriamo occasioni di rimanere online».
La conclusione è stata affidata ad Alberto Sanna, Director of Center for Advanced Technology in Health & Wellbeing IRCCS Ospedale San Raffaele: «Il potere della tecnologia interattiva, con il metaverso si amplificherà in modo esponenziale ed immersivo. Il vero punto di partenza sarà quello di progettare contenuti interdisciplinari. Noi lavoriamo con genitori, medici, insegnanti, psicologi e utilizziamo tecnologie per mettere insieme la multidisciplinarità negli interessi dei bambini. La stessa attenzione andrà utilizzata anche per il metaverso, argomento che va gestito avendo bene presente gli obiettivi da raggiungere e i contenuti da sviluppare».
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