Cinecittà: arte, industria, mito

"Cinecittà è l’unico marchio riconoscibile dopo Hollywood come studio cinematografico, scelto da tanti autori ancora oggi, e questo anche grazie alla sua storia", così l'ad di Cinecittà Maccanico


Un incontro per riflettere su Cinecittà, dove la settima arte dialoga attivamente e continuamente con altre discipline, e sulle modalità di conservazione e valorizzazione del patrimonio contenuto negli Studi, un luogo industriale e artistico ricco di memoria e simbolo della storia del cinema, nato nel 1937 e ancora oggi in grande fermento produttivo.

È stato presentato al MLAC-Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma il libro Cinecittà, Un patrimonio aperto, curato da Barbara Goretti, responsabile del polo espositivo Cinecittà si Mostra, che ripercorre i dieci anni dell’esposizione permanente degli Studios di via Tuscolana, dalla sua apertura al pubblico avvenuta il 28 aprile 2011 fino alla nascita del MIAC, il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, dedicato ai 125 anni di storia di cinema, tv e radio.

Il volume di 246 pagine, edito da Skira, attraverso un ricco corredo fotografico (oltre 150 immagini a colori e in bianco e nero), racconta per la prima volta Cinecittà come luogo culturale attivo, aperto a visitatori e non addetti ai lavori che così hanno la possibilità di scoprire la storia degli Studi e le produzioni cinematografiche.

“Cinecittà si mostra è ancora materia viva, capace di metamorfosi continue in un luogo da cui traspirano sogni. Un percorso che non solo ha aperto i suoi cancelli al pubblico ma che racconta Cinecittà, ne delinea l’identità espositiva come opera in movimento e patrimonio aperto”, sottolinea nel libro Goretti, che durante la presentazione al MLAC ha spiegato com’è nato il titolo: “L’idea di apertura mi sembrava l’immagine più giusta per raccontare il patrimonio di Cinecittà, associandola anche alla grande attesa che c’è stata per anni prima che gli Studi fossero accessibili al pubblico. Valorizzare un patrimonio è qualcosa che ha a che fare con la mente, il pensiero. Realizzare una collezione significa creare un’identità riconoscibile e una mostra è qualcosa di vivente. Quando è stata realizzata Cinecittà si mostra – ha proseguito Goretti – ci siamo chiesti come leggere ciò che ci circondava, i set, l’architettura che è patrimonio tutelato dal ministero, gli abiti di scena, che sono vere opere d’arte. Cinecittà è un organismo dinamico che si confronta con tante realtà e porta con sé storie diverse, grazie anche a una tradizione orale. L’opera d’arte è universale e deve appartenere a tutti. Per questo va raccontata e preservata nel futuro”.

Per Nicola Maccanico, amministratore delegato Cinecittà SpA, la sfida è quella di riuscire a rendere sempre più competitivo un luogo dalle tante anime: “Sono qui a testimoniare quanto Cinecittà stia tornando a essere industrialmente un punto di riferimento. Cinecittà è l’unico marchio riconoscibile dopo Hollywood come studio cinematografico, scelto da tanti autori ancora oggi, e questo anche grazie alla sua storia. Cinecittà conquisterà sempre più il mercato audiovisivo con la realizzazione dei nuovi studi. Il polo espositivo è rilevante e andrà sempre più integrato con lo sviluppo commerciale di Cinecittà, un luogo di grandi competenze che ha bisogno di risorse”.

Quando è stata inaugurata Cinecittà si Mostra, negli Studi sono stati ridisegnati gli spazi per ospitare il pubblico. Cristiana Paternò, vicedirettore di CinecittàNews, è arrivata nel 2004 quando Cinecittà era “un luogo proibito, ma anche l’oggetto del desiderio per molti. Assistere al suo svelamento è stato qualcosa di storico e epocale”, ha ricordato. “La sacralità di Cinecittà è legata al mito ed è un simbolo potentissimo – ha detto ancora Paternò – Quel nome è riconoscibile in tutto il mondo, è sinonimo di cinema, porta con sé echi e fantasmi, primo fra tutto quello di Federico Fellini. Cinecittà è sogno perché è il luogo della duplicazione del mondo. È luogo materiale e immateriale allo stesso tempo. Il libro sa essere anche filosofico perché mostra la dualità e la complessità di questo luogo. Ci sono la narrazione, la rielaborazione di qualcosa che è davanti ai nostri occhi, un’opera d’arte in progress. Cinecittà è luogo iconico e magnetico, dove straordinari artigiani e artisti si sono tramandati nel tempo le proprie tradizioni e una creatività unica al mondo, come testimoniano nel libro scenografi e costumisti intervistati, tra cui Alida Cappellini e Giovanni Licheri o Nicoletta Ercole”.

Sono intervenuti alla presentazione anche Carlo Poggioli e Lucia Nigri, presidente e vicepresidente dell’A.S.C. Associazione Italiana Scenografi Costumisti e Arredatori, con sede proprio a Cinecittà, sottolineando l’importanza di questi settori nel cinema. Nella Palazzina presidenziale di Cinecittà, che ospita le mostre Girando a Cinecittà e Backstage, Poggioli ha curato la selezione di costumi per i centenari della nascita di Alida Valli, Nino Manfredi e Giulietta Masina: “Con la Valli ho lavorato e ho incontrato la Masina sul set dell’ultimo film di Fellini. Toccare i loro abiti mi ha fatto rivivere le emozioni di aver conosciuto quelle attrici – ha detto il costumista – Stiamo pensando alla realizzazione di un museo dei costumi e Cinecittà sarebbe il luogo ideale”.

“Di un film spesso si ricordano immagini e costumi e bisognerebbe chiedersi chi li ha realizzati – ha saggiato Nigri – I ragazzi dovrebbero essere interessati a questi mestieri artigianali che ancora oggi esistono. Per questo con Cinecittà vorremmo fare in modo di divulgare tra i giovani la voglia di avvicinarsi a questi mondi”.

Andrea Minuz, docente di Storia del Cinema dell’Università La Sapienza, ha portato la sua esperienza a contatto con i giovani: “Le nuove generazioni, che fruiscono i film sulle piattaforme, hanno un’idea di storia del cinema tutta legata al presente. La Sapienza è un importante osservatorio e posso affermare che gli studenti conoscono pochissimo la storia di Cinecittà e non hanno idea della filiera dei mestieri. Viviamo in un Paese in cui si confonde ancora tra sceneggiatura e scenografia. Dunque, l’Università e Cinecittà potrebbero fare un grande lavoro insieme. Un libro come questo rientra nelle iniziative legate alla promozione del patrimonio, legando il cinema alla concretezza degli oggetti e dei luoghi che prendono vita”.

Infine, Ilaria Schiaffini e Antonella Sbrilli, docenti di Storia dell’Arte contemporanea dell’Università La Sapienza, hanno evidenziato quanto “il dialogo tra linguaggi diversi” sia “importante anche nella nostra programmazione” e che un libro come Cinecittà, Un patrimonio aperto sia fondamentale per “raccontare il sistema e la creatività diffusa e cooperante del cinema e delle persone che ci lavorano”.

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15 Dicembre 2021

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