Donne onnivore, nel senso che passano dalla radio alla tv alla carta stampata a internet. Trenta-quarantenni, urbane, appassionate di cinema a 360°, in sala o in salotto. È la fotografia dei cine-mad, coloro che vanno al cinema 15-20 volte l’anno, ma guardano anche Sky e Mediaset Premium e scaricano film dalla rete. E’ quanto emerge dalla ricerca “Sala e salotto. Le tipologie del pubblico dei film nei cinema e in casa”, realizzata da Digital Monitor e presentata oggi all’Anica di fronte a un attento pubblico di addetti ai lavori. Condotta su un campione di 3.000 persone, è stata illustrata dal professor Michele Casula, che è partito dal dato dei 120 milioni di biglietti venduti in Italia nel 2010. Una quota che molti strateghi del marketing sognano di sfondare. “Ma 120 milioni non vuol dire che ognuno dei 60 milioni di italiani, lattanti compresi, sia andato al cinema due volte nell’anno – chiarisce Casula – Infatti gli spettatori sono stati 27 milioni, mentre circa 25 milioni di persone, il 48% della popolazione al di sopra dei 15 anni, non hanno messo piede in una sala in quei dodici mesi”. La ricerca mostra soprattutto come la fruizione non sia omogenea, anzi la domanda risulti estremamente concentrata. Ed ecco spuntare i cine-mad, lo zoccolo duro del settore di cui si parlava prima. E i cine-molto. Le due categorie raccolgono circa dieci milioni di persone che condizionano l’intero mercato. E gli altri? Tolti i cine-mai e i cine-mah (1%), allergici o impossibilitati (questi potremmo anche chiamarli i cine-magari, vorrei ma non posso), restano i cine-meno (13%) e i cine-medio (17%): i primi sono evidentemente gli abbonati ai “panettoni” visto che si recano al cinema una o due volte l’anno, mentre i secondi, con 3-4 biglietti l’anno, li smuove solo qualche blockbuster. Mentre cine-molto e cinematti vanno al cinema per il gusto di andarci, spesso indipendentemente dall’offerta.
Ma la loro sana abitudine andrebbe alimentata. Nel 2011 mancano ancora all’appello 4 milioni di spettatori, che potrebbero manifestarsi di qui a Natale. Mentre i fedelissimi sono stabili, quelli che acquistano da 5 a 14 biglietti stanno subendo una flessione che potrebbe portare a fine anno a un -4%. Per Riccardo Tozzi, presidente Anica: “La flessione nel 2011 non è forte, rispetto all’annata record precedente, ma dà da pensare che la perdita si concentri nella categoria dei cine-molto. Inoltre colpisce che ci siano ben otto milioni di persone che hanno difficoltà ad andare al cinema, un fatto legato alla chiusura di sale urbane, agli orari, alla possibilità di accesso, ai parcheggi, alle condizioni di lavoro sempre più difficili. Il circuito di multiplex ha fatto un buon servizio da questo punto di vista, ma i multiplex non bastano al pubblico del cinema di qualità”.
Lo studio analizza anche i motori delle scelte. Al primo posto troviamo il passaparola, anche attraverso i social network, che indirizza ben 6,5 milioni. Stessa cifra per i trailer in tv, bene i siti specializzati, meno bene le recensioni sui quotidiani. In particolare i cine-mad consultano spesso internet, mentre i cine-molto si affidano ai trailer televisivi. Legittimi tutti gli intrecci di media: 15,5 milioni vedono ogni giorno almeno un film sulle tv generaliste, 4 milioni lo fanno su Sky; il 16%, pari a otto milioni di italiani, ha visto film o serie tv scaricandoli da internet (non sappiamo se legalmente), ma solo un quarto di essi non frequenta mai la sala. “Dunque – prosegue Tozzi – i vari settori di consumo non sono in concorrenza fra loro. La nostra nemica non è la televisione, come spesso si pensa, ma la sala quando non è abbastanza attraente”. Sorprende poi, in tempi di crisi economica, che solo 1 milione e mezzo soffra per il costo del biglietto troppo alto, ma sono 7,8 milioni le persone che vedono i film nel salotto di casa propria in tv, in dvd o scaricando da internet. Nascono da questi numeri anche nuove idee di marketing. Per Angelo Barbagallo (presidente produttori Anica): “Non possiamo più eludere l’ampliamento della platea potenziale, se vogliamo continuare a fare i nostri film. Al cinema ci vanno due tipi di pubblici, i più giovani, che non hanno casa, che frequentano i multiplex e prediligono il cinema commerciale; e i fantastici cine-mad, che scelgono il cinema d’autore. Per loro, che sono attenti ai nuovi mezzi di comunicazione come la rete, possiamo pensare a campagne promozionali meno costose”. Costi che, a parere di Filippo Roviglioni (presidente distributori Anica), provengono in gran parte dalla stampa di un numero di copie sovrastimato: “Quando dissi che Noi credevamo di Mario Martone usciva in 30 copie mi saltarono addosso perché erano troppo poche. Ma io sono ancora convinto che sarebbe stato dannoso uscire con 100 copie. Comunque lunga vita ai cine-mad”.
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