“È già stato detto: arrivare in cinquina agli Oscar ed essersi battuti in una categoria dove non c’è la differenza fra film di lingua inglese e non, significa essere stati preferiti a centinaia di titoli.
Ma bisogna anche sottolineare che quest’anno gli altri quattro ‘finalisti’ sono tutti molto sostenuti dall’industria americana e soprattutto da colossi come Netflix, che hanno investito milioni di dollari per promuovere la propria immagine attraverso la candidatura di un loro prodotto all’Oscar – così Roberto Cicutto presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà commenta l’esito finale di Fuocoammare – Ma se fosse solo una questione di danaro sarebbe inutile partecipare. Il valore di un film documentario riesce a imporsi ancor di più se aiutato prima da riconoscimenti importanti, come è successo a Fuocoammare (Orso d’oro a Berlino, Oscar Europeo, per citare i più significativi).
Il fantastico risultato raggiunto – la nomination – è merito del film e quindi del suo regista. Ma da soli non si arriva sempre in fondo. E in questo caso, più che in altre occasioni, il cinema italiano, a partire dall’attenzione del MiBACT, ha saputo allearsi in un progetto comune cui si sono impegnati – oltre ovviamente alla produttrice Donatella Palermo per Stemal Entertainment, ai coproduttori Istituto Luce-Cinecittà e Rai Cinema – il Ministero dello Sviluppo Economico con l’ICE, SIAE e Consulcesi Onlus, oltre al contributo alla Oscars Week dato dal Consolato Generale e dall’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles.
L’esperienza acquisita – continua Cicutto – negli ultimi anni da Luce-Cinecittà con la collaborazione di ICE nella promozione del nostro cinema negli USA ha dimostrato che il sistema messo in atto dà i suoi frutti, e va dato atto ai collaboratori americani (da chi ci supporta nel progetto ‘Cinema Made in Italy’, ai press agent selezionati nel corso degli anni) di aver messo la ciliegina sulla torta con una promozione mirata che ha saputo ottimizzare i fondi messi a disposizione, ma soprattutto arrivare al cuore di quelli che di Fuocoammare sono diventati ambasciatori nel mondo.
Ora speriamo che il cinema documentario (di cui Luce-Cinecittà è il maggior produttore italiano) venga trattato con il rispetto e l’attenzione che merita non solo da parte del cinema pubblico e della Rai ma anche dei produttori e distributori e soprattutto dell’esercizio cinematografico.
Un grazie speciale alla fantastica Meryl Streep, fan del film dalla prima ora”, conclude il presidente e AD di Istituto Luce Cinecittà.
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