Christophe Barratier


C. BarratierSono stati proprio i bambini a fare il grande successo di Les Choristes (I ragazzi del coro), il film che la Francia ha proposto agli Oscar e che più di otto milioni di francesi hanno già amato. Una storia semplice che arriva dritta al cuore: i piccoli ospiti di un collegio per bambini “difficili”, alla fine della seconda guerra mondiale, apprendono ad amare la vita, ad avere fiducia in se stessi e nel mondo, attraverso il canto, accompagnati con dolce saggezza da un maestro che osa sfidare la regola ferrea dell’istituto “azione, reazione!” e la disciplina imposta a suon di punizioni esemplari dal rigido direttore didattico. Remake di una pellicola del 1945, La Cage aux Rossignols di Jean Dréville, il film è interpretato benissimo da Gérard Jugnot (l’insegnante di canto) e da una banda di ragazzini, facce da schiaffi e voci d’angelo. Prodotto da Jacques Perrin, Les Choristes è diretto dall’esordiente Christophe Barratier, musicista e autore dei testi delle canzoni, che abbiamo intervistato per Cinecittà Kids.

Una storia calata nella realtà aspra e miserabile del dopoguerra cosa può dire ai ragazzi di oggi, che vivono in una società piena di oggetti e di stimoli?
Mi interessava parlare della psicologia dei bambini, non della società. Staccarmi dall’attualità e cercare qualcosa di universale. Il film è quasi una favola: ci proietta in un mondo chiuso e indefinito, il che ci aiuta a concentrarci sulla ricerca di identità, su ciò che provano i ragazzi. Non dimentichiamo che un bambino può essere ferito dall’ingiustizia o dalla miseria, ma anche dall’assenza dei genitori. Come capitò a me: figlio di due attori, oltretutto separati, mi sono sentito un po’ diverso da sempre.

La musica è stata un’ancora di salvezza, come per i ragazzi del coro?
Un bambino fragile può trovare rifugio proprio nell’arte. La musica è divertente, emozionante, ma impone anche una disciplina: è una lezione di vita.

Crede che una certa dose di avversità possa essere determinante per sviluppare il talento?
Sì, come in Harry Potter, dove un gruppo di bambini rinchiusi in un luogo da cui non possono fuggire si organizzano e sviluppano la fantasia.I ragazzi del coro

Ma è importante anche incontrare un buon modello, come il maestro Clément Mathieu.
Come Mathieu, il mio primo professore di musica non era un grande musicista, era pieno di lacune tecniche e faceva tanti sbagli, ma era un bravo pedagogo e soprattutto sapeva trasmetterti la fiducia in te stesso.

Come ha trovato i piccoli protagonisti?
Con tre mesi di casting selvaggio, nelle scuole e negli istituti della regione. Abbiamo visto 3.000 bambini per arrivare a quelli giusti. Ma solo uno, quello che fa Pierre, è un vero cantante, si chiama Jean-Baptiste Maunier. Gli altri sono doppiati dai Piccoli Cantori di Saint-Marc.

autore
27 Ottobre 2004

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