Christian De Sica: padri, figli e fantasmi

Esce il 14 novembre in più di 400 copie Sono solo fantasmi, la nuova horror comedy dell'attore e regista


Esce il 14 novembre in più di 400 copie Sono solo fantasmi, la nuova horror comedy di Christian De Sica, da lui anche interpretata insieme a Gian Marco Tognazzi e Carlo Buccirosso, nei panni di tre fratelli di madri diverse che, a fronte di un’eredità che non arriva, si trovano a improvvisarsi acchiappafantasmi, nel contesto suggestivo della città di Napoli – come nel celebre precedente americano Ghostbusters – rievocando anche lo spirito del padre, interpretato dallo stesso De Sica in doppio ruolo e chiaramente ispirato alla figura di Vittorio. Il film, a cui ha contribuito in maniera significativa Brando, il figlio di Christian, sorprende nel suo presentare, accanto alle prevedibili situazioni umoristiche con la tradizionale deriva ‘pecoreccia’, dei momenti di vero spavento, più simili ai film dell’orrore veri e propri che alle fantastmatiche ma tutto sommato cartoonesche e simpatiche rappresentazioni degli ectoplasmi di Ivan Reitman. La Ianara, ad esempio, strega cattiva e villain dell’intera vicenda, è un mostro a tutti gli effetti che fa veramente paura.

“Era difficile bilanciare i toni – dice De Sica – ma in questo mi ha aiutato Brando che è un appassionato di film dell’orrore ed esperto di effetti speciali, e che ho iniziato in tenera età guardando insieme L’Esorcista. E’ una bella scommessa visto che in Italia si fanno sempre le solite commedie, ma io credo che alla fine siamo riusciti a restare in equilibrio e che il pubblico reagirà bene. Qualche particolare troppo spaventoso lo abbiamo anche dovuto tagliare, per non disorientare troppo il pubblico, ad esempio alcuni primi piani della strega. Doveva restare tutto credibile. Inoltre ho voluto raccontare una Napoli diversa dalle solite storie di Camorra, la Napoli degli artisti dove tutti sanno recitare, dal bambino alla prostituta”.

“In realtà volevo fare un remake di Oscar insanguinato – trova modo di scherzare poi – con me e Boldi intenzionati ad uccidere la Detassis e tutti i critici che non ci hanno dato mai grandi soddisfazioni. Non è vero, Piera è una mia grande amica”, specifica.

Circa l’omaggio evidente al padre, dice De Sica “Dovendo realizzare un personaggio di quell’epoca, che si chiama Vittorio, giocatore e donnaiolo, l’ispirazione ce l’avevo sotto il naso. A casa ogni tanto spuntava fuori una sorella. Una volta una signora mi ha chiamato dalla Spagna, chiamandomi fratello. Al funerale di papà vidi una donna molto formosa che offriva una madonnina luminescente. Andai a cercare di capire chi era. Si girò e aveva la mia stessa faccia. Mi disse ‘sono Ines, la figlia della sarta’. Però papà era il grande genio che era, mentre questo Vittorio è solo un grande incosciente. Questa cosa dei ‘grandi papà’ ce l’ho in comune con Gian Marco, infatti per questo ho chiamato il suo personaggio Ugo. Li abbiamo persi entrambi giovanissimi, chissà quante cose gli avrei potuto chiedere. Ma abbiamo una grande fortuna che altri non hanno. Quando abbiamo bisogno di papà possiamo proiettare un film, e loro sono sempre lì con noi. Inoltre, vorrei fare un film su di lui e sul suo amore per la mamma. Forse oggi sono vecchio per interpretarlo ma magari potrei farlo da regista. Questo è un paese che dimentica troppo facilmente, quindi ogni occasione per parlare di papà mi fa felice. Dovrei mettermi in contatto con Netflix”.

“Del resto – commenta Tognazzi – Christian è per me un padre putativo e un fratello maggiore. I nostri grandi papà ci proteggono dall’alto e probabilmente lo hanno fatto anche durante la lavorazione di questo film. Era impegnativo non cadere nel macchiettismo e soprattutto recitare davanti al nulla, per la parte più prettamente fantastica e horror. Ma il personaggio era scritto molto bene e ho avuto delle chiavi importanti per accedervi”.

Il personaggio di Buccirosso, milanese acquisito, è quello che cambia registro più spesso: “Invidio molto chi sa usare i dialetti con disinvoltura, io ne gestisco tre o quattro ma il milanese non era nelle mie corde. Però il personaggio ha lo stesso problema, parla milanese perché è il dialetto di suo suocero e di sua moglie. Si trova di fronte a un’eredità inesistente, a tre fratelli scapestrati e a un mestiere improvvisato, abbiamo fatto esplodere le mine lasciate in campo dagli sceneggiatori”.

E naturalmente si parla anche di Brando, che a breve firmerà il suo esordio: “Ha un’eredità artistica importante alle spalle – chiude De Sica – ma io credo molto in lui e so che riuscirà a gestirla”.

 

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11 Novembre 2019

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