Chi ha paura di “Good as you”?


Chi ha paura di Good as you? Enrico Silvestrin, uno degli otto protagonisti della commedia gay di Mariano Lamberti, in uscita con Iris in oltre 50 copie dal 6 aprile, ha rivelato di aver sostituito un collega all’ultimo momento per il ruolo di Claudio: “Sono qui grazie al perbenismo di chi era stato scelto prima di me, che non si è più sentito di fare questo film”, ha rivelato l’attore e cantante reso celebre da Mtv. “Il mio personaggio è quello di un omosessuale dal carattere compresso, molto ambivalente, un uomo che ha bisogno di essere controllato per poter poi sfuggire al controllo con qualche scappatella… L’ho affrontato cercando di non fare l’eterosessuale che recita il gay. Ma non capisco davvero la morbosità di chiedere: ‘come è stato baciare Lorenzo Balducci?’ Adesso mi diranno che sono omosessuale? Beh, nessun problema”. 

 

Racconta Diego Longobardi, animatore delle notti romane di Muccassassina, che ha il ruolo di Marco ed è una delle “anime” del film: “La storia della produzione è travagliata: nel ’99 Roberto Biondi scrisse questa commedia che ebbe grande successo, per anni abbiamo provato a portarla sullo schermo, ma in Italia è una cosa da matti un film dove i personaggi sono tutti gay e lesbiche e parecchi attori non lo volevano fare”.

 

Mentre per il regista Mariano Lamberti, “in Italia non è difficile fare un film sui gay, ma normalmente ci deve essere un gancio narrativo molto forte: una madre che ti rifiuta, una malattia grave… Invece noi abbiamo catapultato lo spettatore sul pianeta Marte per far vedere che i marziani vivono esattamente come i terrestri. Mentre nelle Fate ignoranti di Ozpetek c’è un Caronte eterosessuale che ti porta dentro al mondo omosessuale, cioè una moglie che scopre che il marito aveva una relazione con un uomo, qui manca anche quello… E poi è una commedia dove non abbiamo avuto paura neanche dei cliché, perché volevamo essere oltraggiosi fino in fondo”.

 

Il film, liberamente tratto dalla pièce omonima, si apre la sera di capodanno, quando l’ansioso e ultraromantico Adelchi (Lorenzo Balducci) invita a cena Claudio (Silvestrin), conosciuto in chat, di cui è già innamorato senza averlo mai visto. In realtà Claudio non sa nulla di lui, perché era la sorella Francesca (Lucia Mascino) a scrivergli messaggi d’amore. Lei è una veterinaria dal carattere duro e volitivo, fidanzata con la fashion victim siliconata Marina (Micol Azzurro) e ancora molto amica della sua ex Mara (Elisa Di Eusanio), maschiaccio e romanista sfegatatat che ama le donne e adora il capitano Totti, sempre alla ricerca del grande amore. Crede di trovarlo nella sorella di Adelchi, Silvia (Daniela Virgilio), bisessuale bisognosa di coccole che ancora soffre per l’ex fidanzato traditore. Al gruppo poi si uniscono l’istrionico Marco (Longobardi) che ama vestirsi come Carmen Miranda e il suo boyfriend Nico (Luca Dorigo), un sudamericano palestrato e toyboy. “Tra questi otto personaggi – spiega Lamberti – ci sono solo due stereotipi forti, la checca e la lesbica butch, ma sono maschere consapevoli, persone che orgogliosamente rivendicano lo stereotipo, come ce ne sono nella comunità GLBT. In questo film, invece, non c’è la checca che viene esibita e presa in giro per far ridere il pubblico”.

 

Anzi, la sceneggiatura, scritta in collaborazione con l’autore del testo teatrale e con Riccardo Pechini, affronta anche aspetti più seri, come la sieropositività e il desiderio di diventare genitori. “Avere un figlio – dice ancora Lamberti – è un desiderio legittimo e non è appannaggio solo degli etero, del resto le famiglie arcobaleno sono ormai tantissime, anche se in Italia ancora ci si scandalizza”. Aggiunge Longobardi: “Il bambino che nasce alla fine è figlio di un atto d’amore tra due amici e la fecondazione avviene con un gesto semplicissimo e casalingo, grazie a una normale siringa… Molte persone, vedendo quella scena, capiranno che il concepimento può non essere un atto sessuale, ma l’importante è come il bambino verrà cresciuto, magari sarà amato più di tanti figli di genitori separati, che tra loro si mancano di rispetto”. Lamberti, tra l’altro, aveva realizzato nel ’97 insieme a Roberta Calandra un documentario sullo scrittore americano Brett Shapiro e la sua storia d’amore con il giornalista italiano Giovanni Forti culminata in una cerimonia nuziale molto contestata nel nostro paese. “La coppia aveva anche un figlio adottivo e un altro naturale di Forti. I gay americani sono molto avanti, sono già nonni, mentre da noi ancora ci si stupisce”, dice ancora il cineasta. Che vorrebbe però rivolgersi anche al pubblico eterosessuale. “Perché quelle del film sono storie d’amore universali, anzi, dopo aver vissuto 2000 anni nell’oscurità, forse i gay hanno un vantaggio, potrebbero saper formulare un nuovo modello di relazione, che non vede il matrimonio come un dato acquisito ma come la scelta profonda di una persona e di uno stile di vita”.

 

Aggiunge Lorenzo Balducci che torna al cinema a quasi due anni da Due vite per caso: “Pur essendo una commedia, Good as you racconta anche il disagio del mondo gay: non c’è il bisogno di autoassolversi e la comunità si è raccontata con i suoi pregi e i suoi difetti”.

 

Non manca una divertita apparizione delle gemelle Kessler nei titoli di coda: “Sono icone gay non troppo abusate, erano a teatro con Sepe e quando gli abbiamo proposto di interpretare la canzone di Carmen Miranda The Lady in the Tutti Frutti Hat, hanno detto subito sì”, racconta ancora Longobardi.

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03 Aprile 2012

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