Sono oltre 200 ogni anno (circa 2.000 nell’ultimo decennio), tra uomini, donne e bambini, i migranti latinoamericani che, cercando di entrare negli Stati Uniti, muoiono nella zona del deserto di Sonora in Arizona, punto di passaggio ribattezzato ‘il corridoio della morte’. Mescolando cinema verità, reportage e ritratto intimo, il regista Marc Silver con Gael Garcia Bernal, coproduttore e volto della storia, racconta la vita e i sogni di uno di loro in Chi è Dayani Cristal?, il documentario, premiato al Sundance, evento speciale di Alice nella città del Festival di Roma, che esce in sala il 20 novembre distribuito da P.F.A.
L’idea del film è nata nel 2008 “intorno alla parola ‘resistere’ – spiega Bernal – Abbiamo creato una piattaforma per permettere alle persone di mandarci storie interessanti su questo tema e ne abbiamo ricevute da tutto il mondo. Da una donna in Sudafrica, che aveva messo delle pietre simboliche per delineare la sua casa, a uno spagnolo che si stava scontrando con il sistema di prestiti bancari. Un argomento che ritornava era la demonizzazione dei migranti in tutto il mondo. Persone costrette a emigrare a causa dello status quo, delle leggi economiche e di mercato, della guerra e per tante altre ragioni, incluso il riscaldamento globale”.
Come in un noir, a dare il via al racconto è il ritrovamento, tra sassi e cactus del deserto in Arizona, di un corpo in decomposizione, appartenente a un giovane uomo senza documenti (motivo per cui molti migranti morti là restano senza nome) che ha come unico segno di riconoscimento un tatuaggio con la scritta Dayani Cristal. La paziente ricostruzione dell’identità del ragazzo, attraverso le impronte e controlli incrociati da parte dell’attento staff della Morgue della Contea di Pima, procede parallela alla cronaca del viaggio di Dilcy Yohan (questo, si viene a scoprire, è il nome dello sconosciuto), che rivive attraverso Gael Garcia Bernal. Il giovane ‘John Doe’ (nome ‘di servizio’ che gli americani danno ai soggetti da identificare) è un 29enne honduregno, padre di tre bambini, di cui uno malato di leucemia, che nel 2008, per dare un futuro migliore alla sua famiglia, si è unito ai tanti che da Messico, Guatemala e Honduras partono intenzionati ad arrivare negli Stati Uniti. Un’impresa sempre più ardua, per il muro costruito al confine tra Usa e Messico e i continui controlli della polizia di frontiera, che costringono i clandestini ad affrontare percorsi sempre più impervi e rischiosi, come il deserto di Sonora. Bernal spera che Chi è Dayani Cristal? ”abbia in ogni persona del pubblico una risonanza”.
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