Checco Zalone nel futuro di Helen Mirren

L'attrice britannica, che a Berlino ha ricevuto il premio alla carriera, è molto legata all’Italia. E rivela: “Vorrei lavorare in qualunque film ambientato in Puglia"


BERLINO – “Fatemi una standing ovation”, esordisce così Helen Mirren – audacemente vestita con una giacca nera su cui spiccano il simbolo dei Radiohead e la Union Jack – all’incontro con i giornalisti. Autentica regina della recitazione, riceve dalla Berlinale il premio alla carriera e un omaggio in cinque film, tra cui il recente The Good Liar, in cui la vediamo ribaltare i rapporti di forza con Ian McKellen, e naturalmente The Queen di Stephen Frears (2006), il ruolo per cui è più famosa e quello che le ha consegnato tutti i premi più importanti, dalla Coppa Volpi all’Oscar in giù.

Eppure, lei ha cominciato a teatro, era lì che voleva essere brava con modelli come Eleonora Duse e Sarah Bernhardt (e all’epoca rintuzzò l’accusa di non poter essere una seria interprete per le sue forma generose con una famosa battuta). “Ero affascinata dalle dive dell’800 – confessa – solo più tardi ho capito che straordinaria narrazione sia il cinema. Anche se avevo fatto 2 o 3 film da giovane, lo sottovalutano. E poi io sono un’attrice e non una movie star”.

Scelta dai migliori autori della gioventù arrabbiata, Ken Russell, Lindsay Anderson, Michael Powell, solo a 40 anni compiuti viene consacrata internazionalmente sul grande schermo, dopo tanto lavoro alla Royal Shakespeare Company. E da allora non si ferma più, alternando film molto sofisticati a fantasy e blockbuster.

Immancabile l’aneddoto sulla regina Elisabetta II. “L’avevo incontrata brevemente prima di interpretarla. Vengo da una famiglia repubblicana, siamo aperti di mentalità e tutt’altro che monarchici, ma la rispetto, anche se non ne sono innamorata. Devo dire che ha una totale aderenza al ruolo e all’iconografia. Deve sottoporsi a una grande disciplina mentale e fisica, deve fare tutto con moderazione”.

All’Italia è molto legata, tanto da aver acquistato una casa in Salento. E rivela: “Vorrei lavorare in qualunque film ambientato in Puglia, adoro Checco Zalone. In Salento faccio una vita normale, partecipo alle feste di paese, vado a fare la spesa, mi dedico al giardinaggio”. Il suo legame con il cinema italiano, rinsaldato anche da Paolo Virzì che l’ha diretta in The Leisure Seeker, nasce in gioventù: “Anna Magnani, Sophia Loren. Monica Vitti in L’avventura di Antonioni fu una rivelazione. Lo vidi da ragazza quando facevo la cameriera a Brighton, mi rinchiudevo nei cinema che sapevano di birra e tabacco”. Un ricordo anche sul Caligola di Tinto Brass (1979), un set dove tutti erano nudi e che non teme di definire un porno soft. “Almeno per l’epoca, fu uno shock quando è uscito. Ricordo che in un’intervista dissi: sono sicura che tra vent’anni queste cose si vedranno in tv e avevo perfettamente ragione. Adoravo il caos di quel film, l’anarchia radicale”.

Cosa le piace invece della Berlinale? “Il pubblico, è colto, critico e innamorato del cinema. Qui gli spettatori non temono di esprimere quello che pensano”. Per scegliere un ruolo si basa sullo script. “Vi rivelo un segreto, inizio a leggere dall’ultima pagina. Se il mio personaggio c’è ancora, allora è buon segno. Se esce di scena prima, ma in modo drammatico e grandioso, può ancora andare. Se sparisce semplicemente nel nulla, dico di no”.

La 74enne Dame Elena Vasil’evna Mironova divenuta Helen Mirren quando suo padre anglicizzò il cognome, è di nobile ascendenza zarista e ha accettato di recitare anche nei panni di Caterina la Grande nella serie HBO. “Un modo per recuperare frammenti di memorie e racconti rimossi. Amo i ruoli di persone che prendono in mano il loro destino. Caterina era una donna audace che modernizzò la Russia, paese enorme e complesso dove era arrivata senza parlare neanche una parola della lingua”.

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27 Febbraio 2020

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