Come vere rockstar, i Premi Oscar® Damien Chazelle e Paolo Sorrentino, accolti da una folla oceanica di giovani, hanno tenuto banco per un’ora di puro cinema al Parco della Cervelletta di roma, nell’ambito della decima edizione di Il Cinema in Piazza.
Un pubblico che ha applaudito a ogni passaggio dell’entusiasmante incontro che ha preceduto la proiezione di La La Land, come pure alla notizia dell’uscita di Parthenope il 24 ottobre, preceduta da una settimana di ‘Midnight Screening’ dal 19 al 25 settembre, rivolta proprio al pubblico giovane.
Rispondendo alle domande di Malcom Pagani, i registi hanno approfondito la loro visione del cinema, che per Chazelle “deve essere un’esperienza invasiva, una intrusione nella quale l’artista deve sempre esprimere qualcosa di personale, di imbarazzante. Se l’artista non si mette a nudo non vale la pena di andare al cinema”.
“All’inizio di un suo racconto” ha replicato Sorrentino – “Sartre scriveva ‘Voglio sbalordirvi, voglio sbalordirvi tutti’. Questo è quello che si dovrebbe fare quando si fa un film. Si deve sbalordire essendo infantili, facendo il passo più lungo della gamba, facendo tutto quello che normalmente viene considerato sbagliato dalla critica. e che invece, quando funziona, regala grandi soddisfazioni. Bello che Damien abbia utilizzato la parola imbarazzante perché l’imbarazzante ha che fare con la verità. Quando il cinema non è imbarazzante è solo un esercizio di rassicurazione.”
Il regista de La grande bellezza ha raccontato come la madre, quando era piccolo, lo portasse al cinema a vedere le commedie americane degli anni ’40 e anche i musical, mai i film di animazione. “E, se uno ci pensa, il musical come codice è demenziale, le persone anziché parlare, cantano, anziché camminare, ballano. Io mi sono riappacificano con i musical solo con La La Land perché’ è talmente potente, talmente spregiudicato..”.
Secondo Chazelle, il cinema di Sorrentino “è quasi musicale. Quando io ho cominciato a vedere i film in modo non passivo mi sono interessato ai film francesi e a quelli italiani, nei quali ho sempre ritrovato una certa musicalità. Con film con Lola di Jacques Demy, che mi ha molto ispirato, ho capito come il musical esprima una visione del mondo, uno stato mentale. Come diceva Paolo può sembrare demenziale, ma alla fine riguarda l’armonia che c’è nel mondo, fa sì che l’impossibile diventi possibile, fa scomparire il confine tra realtà e sogno”.
Sorrentino e Chazelle si sono poi confrontati sul processo di scrittura dei film, sui loro inizi, sulla loro visione del set. Per infine rispondere alla domanda di Malcom Pagani su quale dovrebbe essere la dote principale di un regista.
“La capacità di concentrazione”, ha risposto Sorrentino. “L’unico consiglio che io do ai giovani che vogliono intraprendere questo lavoro è di non drogarsi, perché distoglie dalla concentrazione. E poi di osservare le cose in modo distorto, laterale, se si vuole creare qualcosa di originale”.
Per Chazelle, invece, è fondamentale “la capacità di rivelare qualcosa di te stesso, e quindi essere consapevole di te stesso e delle cose che hai dentro”. Damien Chazelle vive il momento della scrittura come qualcosa da concludere per poi finalmente girare il film. “È un processo molto difficile, ci sono giornate in cui scrivere mi riesce meglio ma, in generale, trovarmi di fronte ad una pagina bianca mi fa paura. E sono molto bravo a procrastinare!”
Al contrario Sorrentino ama meno il set: “Perché mi piace stare da solo e sul set si ha a che fare con troppe persone, io non sono molto bravo in questo. In quanto alla scrittura scrivo velocemente ma prima devo avere pensato per molto tempo, la parte più estenuante è quella nella quale ho elaborato l’idea del film e strutturato i personaggi. Dopodiché penso di essere veloce a scrivere perché è più efficace, se insisto troppo sulla scrittura comincio a fare dell’onanismo intellettuale.”
Per Chazelle: “Bisogna avere entrambe le cose. Poi la tenacia, un pizzico di fortuna e accettare il fatto che la vita ti porta ad esplorare strade che non avresti mai immaginato. Ad esempio, da studente realizzai un musical low budget e quando ho finito la scuola pensavo che avrei fatto qualcosa come La La Land. Whiplash è stata una deviazione lungo questo percorso. Ma avevo fatto anche adattamenti di film horror per pochi soldi, tra i quali uno si intitolava L’ultimo esorcismo n. 2, il che la dice lunga!”
Per Sorrentino “Bisogna avere tenacia perché si va incontro a molte delusioni durante il percorso verso l’affermazione. Però il cinema è bello da fare perché è molto democratico, lo possono fare anche le persone non intelligenti, non è come la matematica o la fisica. A proposito di quanto diceva Damien, da ragazzo insieme ad un amico ci chiesero di scrivere dei soggetti per dei film soft porno che poi fortunatamente non sono fatti. Un giorno il mio amico se ne uscì dicendo: ‘scriviamo una storia su uno che si eccita solo quando piove’. Non sapevo se essere allibito o ammirato!” (gp)
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