VENEZIA – Sembra incredibile ma quello a Liliana Cavani è il primo Leone alla carriera andato a una regista italiana (ma nel 2020 questo onore toccò a Ann Hui). L’autrice carpigiana non esita a sottolinearlo. “Sono la prima donna a ricevere questo premio e non è giusto. Ci sono tante donne che lavorano bene, al pari degli uomini ma non sono viste. Spero che stasera segni una svolta in questo”.
Vestita di bianco e con le sneakers ai piedi, Cavani accoglie la standing ovation del Palazzo del cinema mentre il presidente della Biennale Roberto Cicutto le consegna il prestigioso riconoscimento e l’amica e complice artistica Charlotte Rampling pronuncia una intensa laudatio ricordando momenti di quel set magico, condiviso con Dirk Bogarde per Il portiere di notte, il film del 1974 a cui sono entrambe indissolubilmente legate. “Liliana ci ha mostrato nel suo senso originario, etimologico, radicale, ciò che è mostruoso. Non tanto sotto forma di catarsi, ma di epurazione, di elettroshock, di grido – ha detto Rampling – Ha girato la cinepresa verso la bestia, dritta verso di lei, con gli occhi spalancati, circondandola, per capirla, per riconoscerla quando ritorna”. La grande attrice, 77enne, ha poi osservato a proposito della regista: “Dai primi anni ’60 Liliana Cavani ci costringe a confrontarci con il bello, il brutto e l’irrisolto. Con il suo incessante interrogarsi, attraverso i suoi documentari e film, ha mandato nel mondo flussi di messaggi appassionati e complessi”.
Liliana, novantenne vivace e impegnata, originale e polemica, non si commuove mai ma a modo suo è emozionata, chi la conosce coglie le sfumature del suo discorso, anche se venato di ironia. “L’annuncio di questo premio mi ha colto di sorpresa. Pensavo di essere un po’ come quelle sarte che lavorano per un giro di clienti affezionati”. Ha poi ricordato la sua carriera, iniziata in Rai, il suo interesse documentaristico per la Seconda guerra mondiale, la sua passione per la Storia, osservando: “E sempre dalla Storia che ho ricevuto notizie di Francesco d’Assisi che in pieno clima di guerre e di Crociate predicava la pace e la fraternitas”.
Brevissimo il discorso introduttivo della madrina Caterina Murino che ha poi presentato le giurie, a partire da quella del concorso principale, guidata da Damien Chazelle, chiamato anche sul palco a dichiarare aperta – in un buffo italiano – questa 80° edizione.
Subito dopo l’inaugurazione è stato proiettato in Concorso il film d’apertura Comandante, diretto da Edoardo De Angelis, con un intenso Pierfrancesco Favino. Un film tratto da una storia vera, che mostra la scelta eroica del comandante Salvatore Todaro, la decisione di trarre in salvo 26 naufraghi belgi dopo aver cannoneggiato la loro nave in pieno Atlantico. La legge del mare contro la legge della guerra. In platea il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, con la fidanzata Francesca Verdini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il Sottosegretario Lucia Borgonzoni, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, l’ex premier Matteo Renzi con la moglie Agnese Landini.
Tra gli ospiti Luca Guadagnino che avrebbe dovuto aprire con Challengers, poi ritirato a causa dello sciopero degli attori Usa. E non è mancata la solidarietà con gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood, nelle parole di Caterina Murino. “Un saluto affettuoso e solidale a coloro che non sono qui con noi perché impegnati nella difesa del valore intellettuale ed economico del proprio lavoro e ci ricordano che la creazione artistica è prerogativa di donne e uomini appassionati e di talento e che tale lavoro non può essere delegato ad algoritmi e intelligenza artificiale pur importantissimi in tanti altri campi”.
Apparizione canora per Malika Ayane con una versione rivisitata del classico Il cielo in una stanza e festeggiamenti per l’80° compleanno della Mostra con una clip dei momenti memorabili: “Sono saltate alcune edizioni a causa di guerre o rivolgimenti che la Storia ha posto sul suo cammino. Ma neanche il Covid è riuscito a fermarla nel 2020; ed è stato importante per tutti, non solo per il cinema, che la Mostra si sia svolta in presenza. Un’ennesima prova che il cinema non ha paura di andare contro gli stereotipi, di immaginare quello che oggi sembra impossibile, di confrontarsi con il passato, di denunciare le contraddizioni e i drammi del presente, di ricordare il valore di tutto quello che ci circonda”, ha detto Murino.
di Cristiana Paternò
Intervista al regista e sceneggiatore Stefano Sollima, e agli attori Pierfrancesco Favino e Gianmarco Franchini
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