“Ho amato ogni giorno di lavorazione a Roma. Pranzi fantastici, cene meravigliose, gente deliziosa, dovunque andavo era così. In Italia mi sento come se fossi nella mia seconda casa”. L’Italia è il set ideale per George Clooney che ha girato a Viterbo, Sutri, in Sardegna e negli studi di Cinecittà. Il divo è produttore, regista (insieme a Grant Heslov e Ellen Kuras) e interprete della miniserie targata Sky Catch-22, dal classico della letteratura antimilitarista di Joseph Heller (1961) edito da Bompiani con il titolo di Comma 22 e già portato al cinema da Mike Nichols nel 1970. La serie, che andrà in prima tv esclusiva dal 21 maggio su Sky Atlantic in prima serata, lo vede nei panni del sadico tenente Scheisskopf (un nome che è tutto un programma): “un ruolo che mi dava la possibilità di urlare contro la gente, e questo è sempre terapeutico”. Il premio Oscar ha incontrato oggi i giornalisti al The Space Moderno di Roma rispondendo anche a qualche domanda sul suo futuro politico. “Non penso di dover entrare in politica, non credo che sia il luogo giusto per me. Ho altri talenti: fare l’attore non ti obbliga a scendere a compromessi”, ha detto, forse con un tocco di diplomatica reticenza, come fece Schwarzenegger prima di diventare governatore della California. “Sicuramente – ha aggiunto Clooney, che in Catch-22 appare con capelli e baffi brizzolati in un ruolo da antipatico – è un periodo in cui bisogna sempre prestare attenzione a quello che succede intorno a noi, prevalgono posizioni autoritarie. Ma io sono ottimista, penso che le prossime presidenziali ribalteranno la situazione”.
I sei episodi in stile tra grottesco e drammatico sono in arrivo su Sky Atlantic, in streaming su Now Tv e su Sky On Demand, mentre negli Usa saranno visibili sulla piattaforma di streaming Hulu dal 17 maggio. Protagonista è il bombardiere John Yossarian detto YoYo (l’attore, di origini italiane, Christopher Abbott) impegnato in missioni sempre più pericolose e pronto a tutto per ottenere il congedo e uscire dalla follia della guerra. L’unico modo per farlo è avvalersi del paradossale Comma 22, secondo cui “chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”.
Nel cast anche Giancarlo Giannini che ha il ruolo di Marcello, tenutario di un bordello nella Roma appena liberata dagli Alleati. “Catch 22 è il romanzo antimilitarista per eccellenza e ha cambiato la storia della letteratura”, dice l’attore italiano. Che scherza con Clooney: “I grandi come noi fanno solo dei cammei”. Quindi racconta: “George mi ha registrato le battute del personaggio a Los Angeles e me le ha inviate a Roma. Io mi sono limitato a copiare. E mentre recitavo un lungo monologo che non ricordavo, mi seguivano dappertutto con dei cartelli molto eleganti, scritti in bianco su nero”.
Giannini si lancia anche in un parallelo tra il personaggio della serie e il protagonista di Pasqualino settebellezze che porterà a Cannes nella versione restaurata: “Anche quello era un fanfarone, Marcello vive circondato da belle donne e segue la classica filosofia italiana, usa molto la retorica, Pasqualino in più è anche un vigliacco”. Interviene Clooney: “Avere Giancarlo per noi è stato entusiasmante. Quando è arrivato sul set in Sardegna era come se si fosse presentato un re, tutti lo conoscevano e lo salutavano, è veramente una stella del cinema”.
Clooney fa un riferimento anche al film di Mike Nichols. “All’inizio ero perplesso all’idea di rifare Comma 22, ma Luke Davies e David Michod hanno scritto una sceneggiatura straordinaria, irresistibile. Così mi hanno convinto. Il film di Nichols era ben presente, perché per me ha contato molto. Il tema dell’assurdità della guerra è sempre attuale, insieme all’idea che il sistema non si possa sconfiggere. Comunque lavorare per la tv ci ha dato la possibilità di espandere la storia e distaccarci molto dal film precedente”.
“La storia che raccontiamo – prosegue Clooney – è stata scritta durante la guerra in Corea, è ambientata durante la seconda guerra mondiale ed è uscita durante la guerra del Vietnam, è una storia senza tempo, universale. E’ una satira di coloro che approfittano della guerra, anche di una guerra ‘giusta’ come poteva essere il secondo conflitto mondiale”. Anche oggi che le guerre sembrano dimenticate dall’opinione pubblica. “Negli Usa abbiamo un esercito di volontari e quindi non tanti americani ricordano che siamo ancora in Afghanistan e che stiamo mettendo in pericolo la vita di queste persone”.
Sul suo impegno per cause umanitarie, spiega: “Ho raccolto fondi per le vittime dello tsunami come per quelle del terremoto in Abruzzo, è nostro compito portare l’attenzione su disastri e calamità naturali, anche se non possiamo risolvere i problemi”.
Sull’evoluzione della serialità televisiva: “Quando abbiamo fatto E.R. Medici in prima linea, di cui vado molto fiero, su HBO si vedevano i Sopranos, in quel periodo, negli anni ’90, finalmente si facevano cose di qualità sul piccolo come sul grande schermo, osando anche scene di violenza o di nudo. Negli ultimi anni tutto è cambiato. Un piccolo film come Good night and good luck oggi non si potrebbe fare per il cinema ma per una piattaforma sì. Quindi tutto bene”. E il suo prossimo progetto, sempre televisivo, è una serie in otto puntate sullo scandalo Watergate.
Produzione originale di Sky Italia con Paramount Television, Anonymous Content e Smokehouse Pictures, Catch-22 rispecchia l’idea di serialità originale di Sky, come ha spiegato Nicola Maccanico, executive vice president della società: “Puntiamo sul valore delle storie e sul collegamento con il territorio europeo e italiano. L’Italia in questa serie si respira”.
Interviene uno dei produttori esecutivi, Richard Brown, e racconta: “Ci avevano dato indicazione di girare in GB per motivi fiscali. Siamo andati a vedere un aeroporto militare abbandonato in Cornovaglia, quando siamo arrivati c’era una tempesta molto violenta. Era difficile far credere che ci trovassimo a Pianosa. Abbiamo fatto qualche foto e le abbiamo spedite alla Paramount. Hanno capito subito che bisognava girare in Italia, dove il cast tecnico è ottimo, si mangia bene e c’è anche il vino”.
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