Sergio Castellitto si rivolge alla sedia vuota accanto a lui: “Margaret, stai zitta, parlo io”. Al terzo film ispirato a un libro della moglie, più un innumerevole elenco di altre collaborazioni tra teatro e cinema, la simbiosi artistica della celebre coppia è un fatto risaputo. A volte preso di mira. “Il cinema si fa in due. Con Age e Scarpelli nessuno ha da ridire, invece noi a volte siamo stati rimproverati. Ma la nostra collaborazione è preziosa, siamo due individui separati però abbiamo una visione comune. Come artisti e non perché siamo sposati e abbiamo quattro figli”.
Così dopo Non ti muovere e Venuto al mondo è arrivato Nessuno si salva da solo, con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, in sala dal 5 marzo con Universal in circa 300 copie. Il libro lo ha pubblicato Mondadori nel 2011. “Non abbiamo pensato subito di farci un film – racconta Castellitto – poi per caso l’ho ripreso in mano e ho letto un paio di pagine e mi ha colpito una frase: ‘l’errore è stato pensare di trovare tutto dentro una sola persona’. Margaret ha scritto una sceneggiatura evoluta rispetto al romanzo che ha un finale acido. Qui c’è piuttosto amarezza e qualche elemento di commedia, un dolore più controllato”. Anche una speranza finale.
Delia e Gaetano sono da poco separati, hanno due bambini ancora piccoli e devono organizzare le vacanze estive come tante famiglie divise. Si trovano al ristorante per una cena diplomatica, ma da subito è chiaro che tra loro ci sono ancora sentimenti e attrazione. “Quel ristorante – dice ancora l’attore e regista romano – diventa un ring. Del resto il pugilato è la metafora del loro rapporto. Si incontrano in una palestra di boxe, fanno amore lì per la prima volta, questo all’inizio del rapporto. E alla fine lei lo caccia di casa perché ha detto ai bambini che Mike Tyson è il più grande peso massimo del mondo anziché un criminale”.
Ci sono tante scene di sesso, è un amore molto fisico quello tra Delia, nutrizionista con trascorsi di anoressia, e Gaetano, tamarro di Ostia che sogna di fare lo scrittore ma finisce sceneggiatore tv al soldo di un regista nevrotico e dispotico. “Castellitto ci ha chiesto di evitare effusioni generiche, edulcorate”, racconta Riccardo Scamarcio. “Ci ha detto di fare l’amore come animali e io, ingenua, ho pensato che dovessimo baciarci”, scherza Jasmine Trinca. “Ci sono quattro forme di sessualità rappresentate nel film – chiosa il regista – quella sfrenata degli inizi, poi la cura che è il leccarsi le ferite ma anche leccare la propria donna, quindi il sesso nevrotico, fatto mentre si pensa alla partita Iva e si parla al telefono e infine la negazione del sesso”. O il tradimento. Ma all’adulterio di lui, fa da contraltare la decisione di lei di rifarsi i denti che si è rovinata quando si costringeva a vomitare ai tempi dell’anoressia. Lui si era innamorato proprio della sua imperfezione.
“Il film – è ancora Castellitto a parlare – ha il coraggio di andare verso il cattivo odore della vita”. Non autobiografico ma politico, lo definisce l’autore. Perché non c’è niente di più politico dell’intimità. “La gente non ha più voglia di fare amore perché ha perso il lavoro. La famiglia è qualcosa di micidiale eppure straordinario di cui non possiamo fare a meno” E ancora, con una delle tante frasi a effetto di cui è pieno il film, prodotto da Indiana Production con Wildside e Rai Cinema: “Le donne sono morali, gli uomini umorali… meravigliosi fraciconi”.
La generazione messa in scena è quella dei trenta/quarantenni, tra la caduta del Muro di Berlino e l’11 settembre, figli delle macerie, incappati un’epoca in cui nulla è stato inventato ma solo copiato dagli altri, dal sushi alle polacchine. “Sono ragazzi adultizzati che condividono la stessa frustrazione. Ma anche i più vecchi si possono riconoscere nella storia di Delia e Gae. E i giovanissimi possono usarla come una bibbia”. Del resto è proprio dall’incontro con una coppia anziana (Angela Molina e Roberto Vecchioni) ma ancora unita, che viene fuori la forza, o forse la fede, per ricominciare. “Lì si va al di là del realismo, è una specie di sogno l’incontro con questi strani mentori, sono due che ce l’hanno fatta, che sono restati insieme”. “Potrebbero essere Margaret e Sergio che ci hanno guidato in questo viaggio”, azzarda Jasmine. Per Castellitto, che ha scelto di non recitare nel film (ma è lui l’uomo che sviene alla festa e di cui non vede il volto ed è di nuovo lui la voce che parla al telefono) la vecchia coppia che dà consigli è anche il simbolo del desiderio di intromettersi nei fatti degli altri. “La tv para-psicologica ha messo in mostra i panni sporchi facendo finta di difendere la privacy, invece bisogna parlarsi davvero”. Alla fine Nessuno si salva da solo racconta l’imperferzione del matrimonio contemporaneo. “L’amore è uno stress, una strana murena a cui tagli la testa ma che rinasce”, dice Castellitto. “L’amore non finisce. Non c’è lieto fine perché non c’è fine”, aggiunge Trinca. Mentre Scamarcio, che sta per sposarsi con Valeria Golino dopo tanti anni di convivenza, si arrabbia molto perché la notizia è diventata di pubblico dominio: “Il matrimonio è un fatto privato”.
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