Vengono definiti non-luoghi, quegli spazi dove milioni di vite si incrociano per esigenze portate dalla globalizzazione e dal libero mercato: spazi di passaggio, funzionali ai nostri bisogni di consumatori e niente più. Agglomerati incolore di umanità, dove ogni giorno centinaia se non migliaia di persone vivono, lavorano, si arrabbiano, si divertono, si amano, a volte, tragicamente, muoiono. Nei meandri di uno di questi non-luoghi, l’aeroporto di Los Angeles, si ambienta il thriller natalizio disponibile dal 13 dicembre 2024 su Netflix, Carry-On, con protagonista Taron Egerton.
L’attore vincitore del Golden Globe per il suo ruolo di Elton John in Rocketman interpreta Ethan, una guardia di sicurezza aeroportuale che si trova a fronteggiare una minaccia terroristica il giorno della Vigilia di Natale. Spinto dal desiderio di dare una scossa alla sua vita, proprio il giorno in cui chiede di essere promosso ai controlli di sicurezza dei bagagli a mano, viene contattato da un misterioso criminale che lo intima di far passare indenne un trolley attraverso lo scanner, costi quel che costi. Se Ethan non lo farà, la sua compagna incinta, che lavora nello stesso aeroporto, verrà uccisa. Quando si renderà conto che la posta in gioco è molto più alta di quanto potesse immaginare, Ethan dovrà dar fondo al suo istinto da poliziotto per fermare i piani dell’uomo che gli sussurra all’orecchio.
Mettendo in scena un particolare mix di In linea con l’assassino, Trap e The Terminal, Carry-On è un thriller intrigante fin dai primi minuti, ma che nella seconda parte diventa davvero avvincente, aggiungendo alla ricetta un bel po’ di azione e una spolverata di ironia, utile per ricordarci che siamo pur sempre in periodo natalizio. Una buona dose di sospensione dell’incredulità e alcuni buchi di sceneggiatura sono l’inevitabile prezzo da pagare per gustarsi un action thriller che fa il suo dovere, lasciandoci in tensione continua per quasi due ore. Alcune soluzioni narrative, per quanto forzate, riescono addirittura a sorprendere lo spettatore, guidandolo verso un climax inevitabilmente ad alta quota.
Il regista Jaume Collet-Serra, specializzato in commedie d’azione, non lascia la sua impronta in un film che verrà ricordato principalmente per le sue interpretazioni: in primis quella di Taron Egerton, che riesce a dare spessore a un personaggio che inizia il film riprendendo in mano la sua vita e lo finisce da eroe. L’attore non è solo credibile nelle sequenze d’azione, che fioccano nella seconda parte del film, ma soprattutto in quelle iniziali, dove le dinamiche sono maggiormente da thriller psicologico: non è affatto scontato riuscire a restituire le emozioni di una persona terrorizzata, che però sta cercando di nascondere ciò che prova a chi lo circonda. Ma anche la performance del temibile antagonista, che presto si rivelerà avere il volto di Jason Bateman, non è affatto scontata. Il duello psicologico, prima che fisico, tra i due rivali è indubbiamente la parte più stimolante del film, con un Bateman davvero inquietante nel suo lucido cinismo.
Infine, c’è il vero protagonista di Carry-On: l’aeroporto di L.A., che accoglie questa implausibile ma intrattenente vicenda tra i suoi anfratti labirintici. Un luogo che funziona con regole complesse, create appositamente per rendere possibile la coabitazione di centinaia di migliaia di persone al giorno, soprattutto alla Vigilia di Natale. Proprio quei viaggiatori che per una volta vengono raccontati dal punto di vista di chi lavora per loro (e non “contro” di loro, come a volte ci potrebbe sembrare), concedendo allo spettatore brevi momenti di respiro e divertimento. Le spiacevoli dinamiche che accadono tra gate, check in e controlli di sicurezza ci portano in un ambiente familiare, in cui è facile riconoscersi. Questo non-luogo pieno di energia vitale e frenetica umanità assomiglia a quelli che frequentiamo tutti i giorni, rendendoci ancora più facile cogliere le sfumature di questa folle avventure, con tutte le sue trascurabili imperfezioni.
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