Carrosse d’Or a Frederick Wiseman, “La mia vita e il mio cinema guidati dal caso”

Il regista, autore di quasi 50 film in oltre 50 anni di carriera, ha mostrato anche il suo Monrovia, Indiana


CANNES – “Quando inizio a girare sono guidato dal caso, non c’è nessuna messa in scena e non chiedo nulla alle persone che riprendo. Le mie riprese funzionano per accumulo, non ho idee, punti di vista preventivi o temi da esplorare finché non sono in una fase molto avanzata del montaggio”. Frederick Wiseman, 91 anni, maestro statunitense del cinema documentario, già Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra di Venezia (nel 2014) e Oscar alla carriera nel 2016, ha tenuto una masterclass nella giornata di apertura della Quinzaine des Réalisateurs in occasione della consegna della Carrosse d’Or, il premio assegnato ogni anno dalla SRF (Société des Réalisateurs des Films).

Autore di quasi 50 film in oltre 50 anni di carriera – iniziata nel 1967 con Titicut Follies, girato all’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario – Wiseman ha esplorato le istituzioni americane e non solo, facendone emergere tutta la verità, la poesia e il portato politico e simbolico. “Nessun altro sguardo ha saputo posarsi con altrettanta pazienza, umanità, curiosità, comprensione, empatia e acume politico sugli esseri e sulle istituzioni che li accompagnano, li controllano o li rivelano”, hanno scritto i registi della SRF. Wiseman ha mostrato, in questa occasione, il suo film del 2018 Monrovia, Indiana, ambientato nell’America profonda: una cittadina agricola del MidWest di appena 1.400 abitanti, di cui il 76% ha votato Trump alle presidenziali. “Lì ho girato per dieci settimane, ottenendo 150 ore di girato. In Monrovia, Indiana c’è un po’ di musica, non molta, ma soprattutto c’è la musica degli uccelli, delle macchine, dei maiali – ha detto Wiseman – Stavolta nessuno ha rifiutato di farsi riprendere. Quasi sempre c’è qualcuno che dice no, ma a Monrovia non lo ha detto nessuno. Credo che amassero l’idea di essere ripresi, che fossero contenti che qualcuno entrasse nella loro vita quotidiana e credo che non recitassero a favore di telecamera. Forse erano distratti dalle mie orecchie grandi”.

Nel corso della sua conversazione col pubblico, il regista ha commentato le sequenze di alcuni dei suoi film più significativi, come Blind, del 1984, girato in una scuola per ragazzi ciechi in Alabama. La scena, travolgente, era quella che segue Jason, un bambino non vedente, mentre attraversa l’istituto, scale comprese, per mostrare orgoglioso il bel voto appena ottenuto a un’altra insegnante: “ Quella scena dimostrava il coraggio di Jason e il fatto che la scuola incoraggiava l’indipendenza dei suoi studenti.  Amo le sequenze che mostrano allo stesso tempo fatti quotidiani e concetti astratti. Quella sequenza, come tutte, è nata per caso. La mia vita è totalmente controllata dal caso – ha aggiunto – sicuramente quella professionale, ma credo anche quella privata. Ogni film è un rischio, è come essere a Las Vegas con i dadi e la roulette”.

Tra le sequenze mostrate ce n’era anche una di Basic Training (1971), girato a Fort Knox all’epoca della guerra in Vietnam, seguendo i soldati in addestramento. “Il segretario di Kubrick mi chiamò per dire che Mister Kubrick voleva vedere il mio film. Io risposi che poteva noleggiarlo, visto che sicuramente ne aveva i mezzi. Lo fece, ma non me lo restituì per mesi. Quando finalmente ebbi indietro la copia, vidi Full Metal Jacket e capii. Ero molto onorato che un vero cineasta si interessasse a un mio documentario”, ha concluso ridendo.

In questo periodo sono in corso di restauro molti film del regista: “In 50 anni credo di aver imparato qualcosa – ha detto – Penso che gli elementi basici siano rimasti gli stessi e che ciò che ho imparato si veda da un film all’altro. All’inizio, ad esempio, facevo pochi primi piani. Ho imparato moltissimo sulla regia dei film facendone il montaggio”.

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07 Luglio 2021

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