Carpenzano: “Calcinculo come un cartone animato”

Dal 24 marzo, con Luce Cinecittà, arriva in sala Calcinculo di Chiara Bellosi con Andrea Carpenzano e Gaia Di Pietro


“La prima volta che ho letto la sceneggiatura di Calcinculo ho pensato a una favola Disney, anche nelle sagome dei personaggi, per me era quasi un cartone animato”. Così Andrea Carpenzano, che ha il ruolo di Amanda nel film di Chiara Bellosi in sala dal 24 marzo con Luce Cinecittà dopo il passaggio al Panorama della Berlinale.

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L’attore scoperto da Francesco Bruni in Tutto quello che vuoi e attualmente al lavoro con Susanna Nicchiarelli per il film su Santa Chiara dove ha il ruolo di Francesco d’Assisi, in Calcinculo è coprotagonista, nel ruolo di una giovane non binaria, di una singolare storia d’amore e di amicizia, di crescita e trasformazione, “una fiaba nera come il fitto della foresta, ma col sentiero seminato di paillettes”, come la definisce la regista. Tornata a Berlino due anni dopo Palazzo di giustizia.

Prodotto da tempesta con Rai Cinema, il film si basa su uno script di Maria Teresa Venditti e Luca De Bei che si è aggiudicato il Premio Franco Solinas Miglior Sceneggiatura 2018 e la Borsa di Studio Claudia Sbarigia 2018 dedicata a segnalare il talento nel raccontare i personaggi e l’universo femminile. Al centro della vicenda c’è Benedetta (Gaia Di Pietro), 15enne che vive un rapporto conflittuale con la madre (Barbara Chichiarelli): la ragazza è sovrappeso e nella prima scena la vediamo dal medico, dove la mamma, angosciata, l’ha portata per farle prescrivere una dieta che sembra non funzionare. Decisivo, in questo coming of age, dai toni molto delicati, sarà l’incontro con Amanda (appunto Andrea Carpenzano), che riesce a portare Benedetta fuori dal cerchio familiare asfittico, in una realtà, quella dei circensi girovaghi, in cui l’identità si crea giorno per giorno.

“Questa storia è una fiaba – dice Chiara Bellosi – Per me la favola è sempre rimasta qualcosa di un po’ triste e asciutto e barboso, con la sua morale inesorabile in chiusura. La fiaba invece è come un universo che si espande e raccoglie tutto quello che trova per strada: oggetti insensati, personaggi strambi, posti pieni di fascino ma sempre un po’ inquietanti. La fiaba tiene tutto insieme e racconta, non spiega”, afferma Bellosi.

“Tutti e due si usano – aggiunge Carpenzano parlando del rapporto tra i due personaggi – ma non in senso brutto. Amanda usa Benedetta perché è alla ricerca di compagnia, per noia e apatia. E Benedetta per altri motivi, ma in modo pulito”.

“Benedetta ha un problema che ho provato anche io nella realtà – racconta a sua volta Gaia Di Pietro – il film aiuta a capire come affrontare il rapporto con l’aspetto fisico”. E aggiunge: “Una delle scene più difficili da girare è stata quella in cui mangio del pollo crudo, che in realtà era una pera cotta. Difficile per me anche ballare male, nella scena della discoteca, perché io ballo bene, anzi volevo fare la ballerina e ho studiato hip hop, ma adesso penso che farò l’attrice”.

Fondamentali gli spazi in cui si sviluppa la narrazione. L’appartamento dove vive la famiglia di Benedetta e la roulotte di Amanda. “Quando giravamo le scene del camper eravamo felici, è una casa su ruote che dalla sera alla mattina può spostarsi da tutt’altra parte, ed è contemporaneamente una tana, che ti protegge. La casa invece era soffocante. E’ una casa bottega vicina a un pratone di periferia ma senza degrado o squallore, è una periferia dignitosa (il set è quello di Guidonia nei pressi di Roma, ndr). Però c’è una sottile violenza che emerge solo al ‘livello pastasciutta’ ovvero attraverso il rapporto con il cibo”.

E ancora sull’incontro tra i due personaggi: “Per me è l’incontro tra due adolescenti, anzi, tra un’adolescente, che è Benedetta, e un eterno bambino come Amanda. Questo rapporto libero, senza una figura adulta, è alla pari. Mentre in famiglia gli sguardi sono verticali, Amanda prende Benedetta così com’è, non fa nessun calcolo, non pensa alle conseguenze, non ragiona su costi e benefici, e questo lascia un’apertura di non giudizio. È una persona pulita e dunque non pericolosa perché non manipola”.

E sulla scelta dei due protagonisti: “Gaia Di Pietro è un’esordiente assoluta, mentre Carpenzano ovviamente è un attore già consolidato. Gaia l’ha trovata Chiara Polizzi, la casting director. Era difficile incontrare le ragazze perché abbiamo lavorato durante il Covid, ma Gaia ci ha mandato un self tape e l’abbiamo chiamata subito, poi l’abbiamo messa a confronto con Giandomenico Cupaiuolo e Barbara Chichiarelli, che sono i suoi genitori nel film. Lavorare con Carpenzano è molto bello, con lui c’è uno scambio continuo. Sono così diversi, con due fisicità opposte, eppure hanno una chimica fortissima”.

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18 Marzo 2022

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