“Francesco Rosi, mio padre, avrebbe compiuto qualche giorno fa 97 anni. Noi siamo qui a difendere la memoria di chi ha contribuito a migliorare il nostro paese”. Lo ha detto Carolina Rosi, accettando, con la coregista Didi Gnocchi, il Premio Pasinetti assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, per Citizen Rosi, il documentario sul grande cineasta, che dopo il debutto alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva in sala con un’uscita evento dal 18 al 20 novembre distribuito da Luce Cinecittà. Il riconoscimento, annunciato al Lido, è stato consegnato al Nuovo Sacher di Roma, prima della proiezione serale (in sala fra gli altri, anche Michele Placido, Liliana Cavani e Paolo Taviani) introdotta dalle due autrici insieme a Nanni Moretti. “E’ un premio che siamo contentissimi di dare, a un film che parla di una rapporto padre-figlia, della storia d’Italia e di un modo di fare cinema che ci è sempre molto piaciuto”, ha detto la vicepresidente del Sngci Fulvia Caprara.
“Il film è nato quando papà era ancora in vita, l’idea di partenza era raccontare il suo cinema – aggiunge Carolina Rosi -. Quando è venuto a mancare (nel 2015, ndr) è cambiata l’impostazione, abbiamo pensato di concentrarci sul suo cinema di maggior impegno”. Anche perché “i suoi film oggi non sono visibili così facilmente. Quando li vedi uno dietro l’altro e noti la loro potenza ti viene la voglia di approfondire le inchieste che aveva fatto lui. E’ come un invito a non mollare l’attenzione sui temi che ci riguardano tutti”
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