Carlo Verdone: racconto gli indebitati e i griffati


Ospite abituale al Giffoni Film Festival Carlo Verdone parla del film che inizierà a girare a settembre e che lo riporta a interpretare personaggi “storici” come il tenero Leo e il logorroico Furio di Bianco, Rosso e Verdone e Ivano il cafone di Viaggi di nozze diventato celebre grazie al tormentone “famolo strano” in coppia con Jessica-Claudia Gerini, la cui presenza nel nuovo episodio è ancora in forse. E parla della volgarità italiana “che ha raggiunto vertici mondiali di cui dovremmo sottolinearne la gravità. Osservo con attenzione la gente sotto l’ombrellone, quelli con le cosce in vista, quelli indebitati, griffati. Voglio divertirmi a raccontarli”.

E’ in preparazione il suo nuovo film che riprende le atmosfere e i personaggi degli storici “Bianco, Rosso e Verdone” e “Viaggi di nozze”, da cosa le è venuta l’idea?
Circa nove mesi fa mi sono accorto che sul mio sito erano arrivate ben millequattrocento richieste di fan e appassionati che chiedevano di rivedere alcuni miei cavalli di battaglia. Insieme al produttore Aurelio De Laurentiis abbiamo allora deciso di ridare vita a quei personaggi di successo ambientandoli ai giorni nostri e mostrando a che punto sono arrivate le loro storie. Non c’è un filo conduttore, sono tre episodi staccati, una sorta di mini-film. Le riprese inizieranno a settembre e il film verrà girato tra Lazio, Umbria e Sicilia. Arriverà in sala tra febbraio e marzo 2008.

Come sono cambiati ai giorni nostri i personaggi di Leo, Ivano e Furio e che cosa prova a tornare a vestire i loro panni?
Vediamo tutti i personaggi ad uno stadio diverso della propria vita, più maturi e circondati da una famiglia. Ci sono però dei tratti che ritroviamo, dei tic e delle idiosincrasie che fanno parte degli uomini e non vengono influenzate dai tempi. Le storie sono venute velocemente, ho solo faticato nello sviluppo del personaggio del cafone Ivano che volevo rendere più complesso, mentre in Viaggi di nozze pronunciava solo una decina di battute.
La mia carriera in questo momento era indirizzata verso l’interpretazione di un unico personaggio con varie sfaccettature e una vena molto melanconica. Ritornare nei panni di Leo, Ivano e Furio è per me come abbandonare la chitarra elettrica, prendere in mano quella acustica e mettergli un amplificatore. E’ un ultimo grande fuoco d’artificio.

E’ confermata la presenza all’insegna del tormentone “famolo strano” di Claudia Gerini nel cast?
C’è al momento un problema di tempi e impegni, ma mi auguro sinceramente che Claudia possa esser presente. Ho una particolare sintonia a recitare con lei e inoltra la storia tra Ivano e Jessica s’arricchirà di una nuova presenza: un figlio tutto a loro immagine e somiglianza.

Cosa pensa dell’attuale situazione politica ed economica del cinema italiano?
L’attuale posizione nei confronti del settore spettacolo è frutto di tanta non cultura nei confronti del cinema: in passato sono stati ceduti interi magazzini cinematografici alle televisioni che hanno giudicato e decretato in base allo share la qualità dei film. Così titoli eccellenti sono stati bocciati in base alla quantità di spettatori. Sky fa una grande opera di divulgazione del cinema, ma nel contempo “sfrutta” eccessivamente i film che, dopo troppi passaggi, diventano poco appetibili per la tv pubblica. E il cittadino medio, non vedendo mai arrivare alcuni film in tv, pensa che il nostro cinema italiano non abbia più spessore qualitativo. Inoltre il cinema italiano, che in passato ha sofferto di finanziamenti statali mal distribuiti, al momento è abbandonato a se stesso. 79 milioni di euro ricevuti sono troppo poco, se confrontati con i 90 milioni della Spagna, o i 250 e 500 milioni rispettivamente  di Germania o della Francia.

Qual è il futuro possibile del cinema italiano?
E’ un momento difficile per il nostro cinema: se da un lato non siamo abbastanza sostenuti dallo Stato, dall’altro il pubblico è diventato sempre più “televisivo”, al cinema guarda i “film di Natale” o commedie sempre meno di qualità. Noi registi dobbiamo rimboccarci le maniche per migliorare la qualità dei film e cominciare a puntare al mercato estero con soggetti e temi a respiro più internazionale, limitando l’uso delle espressioni dialettali, difficilmente traducibili.

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19 Luglio 2007

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