Esce al cinema come evento speciale, solo per i giorni 19, 20 e 21 febbraio, il film d’arte Caravaggio – L’anima e il sangue, basato sulla vita e le opere di Michelangelo Merisi. Prodotto da Sky con Magnitudo Film, sarà distribuito da Nexo Digital in 330 copie (record assoluto per l’arte al cinema) solo in Italia, per poi raggiungere distribuzione internazionale puntando alle 2.500-3.000 sale.
Per chi sa apprezzarlo, il film è emozionante, le tele trovano nuova vita nello splendore dell’8k e grazie a dei piccoli effetti speciali – valorizzazione delle luci, piccole animazioni, tridimensionalizzazione – che riescono a render loro giustizia senza risultare pacchiani o invadenti. Il racconto, parzialmente dedicato all’avventurosa biografia del Merrisi e parzialmente alla scoperta soprattutto degli aspetti contenutistici delle sue opere, è affidata in parte ad esperti del settore come il professori Claudio Strinati, storico dell’arte, e in parte alla coloritura profonda dell’ugola di Manuel Agnelli, musicista negli Afterhours ma anche artista multiforme e talentuoso, che qui interpreta Caravaggio – solo vocalmente, senza apparire mai su schermo – diventandone di fatto una sorta di alter ego moderno.
“L’ho fatto – dice Agnelli – perché è una cosa per me totalmente nuova, anche se si tratta comunque di esprimere emozioni con la voce. E’ stato un arricchimento e mi sono divertito. Quello che mi affascina del Caravaggio è che lui fosse un personaggio contraddittorio e ricco di modernità, un artista libero che andava oltre gli schemi. Oggi per esempio è molto difficile che un musicista dipinga o reciti, si è costretti a scegliere una strada e per sempre. Caravaggio dal canto suo soffriva di dover dipendere dai committenti, ed è una cosa che capita anche oggi. Gli artisti si servono del potere e vice versa. Tutti abbiamo bisogno di mecenati che finanzino la produzione delle nostre opere. Io cerco di essere sempre più autonomo. A volte la qualità dell’arte ne può risentire. Era spinto dalle emozioni e per questo era considerato ‘maledetto’. Nel mio piccolissimo mi ci ritrovo anche se chiaramente evito di fare paragoni tra la mia posizione e quella di Caravaggio. Lui rischiava la testa, io ancora non ho fatto così bene, ma ci proverò!”
La chiave interpretativa però la da in conferenza il professor Strinati, con una simpatica digressione: “Difficile fare un film su Caravaggio, ne sono stati già fatti molti sia a livello di fiction che di documentari e del resto lui è un personaggio dalla vita ricchissima, con molte potenzialità narrative. Per me è come Batman: vede morire ingiustamente i suoi genitori di peste, e da quel momento diviene ossessionato dal male e dal buio, come Batman lo combatte ma non è dotato di superpoteri, solo di una grande forza d’animo e di fisico, e di una straordinaria capacità tecnica e creativa. E in effetti gli ultimi film su Batman si concentrano sulle sfumature psicologiche del personaggio. Si può dire che il regista Jesus Garces Lambert sia per Caravaggio quello che Christopher Nolan è stato per Batman”.
Il regista, presente, sorride e accetta il complimento: “Soprattutto si trattava di rendere su schermo gli stati d’animo che le opere di Caravaggio suscitano, volevo tirare fuori l’amore e la disperazione per ritrarre un’epoca paradossalmente molto simile a quella che viviamo oggi”. Il film vanta il primo tentativo di riposizionamento virtuale de La madonna dei Parafrenieri, proprio nella sede cui era originariamente destinata nella Basilica di San Pietro, prima che venisse rifiutata dalla committenza.
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