California Dreamin’, i sogni dark degli studenti di animazione


Sogni, visioni, frammenti di fantasia.
Sono i corti di animazione realizzati dagli studenti della University of Southern California – School of Cinematic Arts, presentati in un “patchwork” della durata di un’ora al Festival di Roma, nella sezione Extra – L’Altro Cinema.

Spesso sono incubi, come The Intruder di Alessandro Ceglia, che ha aperto la rassegna flash. Quasi tre minuti di fumetto gotico animato, con un’atmosfera alla Edgar Allan Poe.
Altre volte sono buffe digressioni su temi più leggeri, come le avventure dei supereroi.
È il caso del conclusivo Gemini Max and the Glowing Goddess di Ben Shalom, dove il grasso protagonista, emulo di Nembo Kid con un’esagerata tendenza al meteorismo, si contende il cuore della bella di turno con il supercattivo fratello gemello. Particolare la realizzazione, con veri attori perfettamente incollati su sfondi computerizzati.

Ma l’ispirazione può venire da qualsiasi fonte: il suggestivo Salome di Jan Pfenninger, con un’entusiasmante colonna sonora e una grafica che ricorda gli spettacoli di ombre cinesi, sintetizza al meglio i punti salienti dell’opera omonima di Oscar Wilde.
Mentre El Sabor del Peligro, di Greg Araya, ha uno stile vicino al nostrano Vip, mio fratello superuomo di Bruno Bozzetto.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, e fantasia e creatività non mancano certo ai giovani animatori. Del resto, alla scuola sono legate personalità del calibro di George Lucas e Steven Spielberg.

Ci vuole circa un anno per realizzare un prodotto del genere, come ha spiegato uno studente presente in sala al termine dell’incontro. Di solito se ne occupa un singolo animatore, mentre per la post-produzione (sonorizzazione, musica e quant’altro) ci si rivolge agli studenti di altri dipartimenti dell’università, in un forte clima di collaborazione.
I diritti di distribuzione, a fine corso, restano all’Università: agli autori non è permesso metterli su youtube, ma qualcosa, cercando bene, si trova.
Ad esempio qualche spezzone di Carl 57, toccante riflessione in computer graphic sui test nucleari, diretta da Ryan Cheng.
Ma quanto fatto nella scuola può circolare nei festival ed essere tranquillamente utilizzato come “biglietto da visita” per candidarsi a lavori più impegnativi.

Le tecniche sono miste: dal classico disegno a mano (Stranger’s Poem di Geer Dubois), ai pupazzi “horror” (Breach di Chiao Tung), passando per esperimenti ibridi come l’inquietante The Gloaming di Andrew Wang, che utilizza addirittura degli scatti fotografici in sequenza.
E, naturalmente, il PC, con gli stessi programmi usati dai grandi studios.

Alla fantasia, insomma, non c’è limite, e gli autori provengono da ogni parte del mondo.
C’è da rilevare una generale preferenza per le atmosfere “dark”: più che il sole e le spiagge della California, i ragazzi cercano i territori ombrosi già visitati a suo tempo da Tim Burton e Richard Kelly, il regista di Donnie Darko.
Se è questo il futuro dell’animazione, il concetto di cartoon come prodotto per bambini andrà seriamente rivisto. E, dati i risultati, non è detto che sia un male.

autore
17 Ottobre 2009

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