“Cafè de flore”, Vanessa Paradis tra rock e misticismo


VENEZIA Una doppia anima, tra rock e misticismo, e due travagliate storie d’amore parallele che legano due epoche diverse grazie a una canzone. Café de Flore, nuova prova del canadese Jean-Marc Vallée dopo C.R.A.Z.Y. è un inno alla musica e all’amore, ma dentro c’è anche la psicanalisi, la reincarnazione, l’elaborazione del distacco e le teorie sull’anima gemella, in un percorso visivo sinuoso e lisergico che batte a ritmo di musica. A Montreal nel 2011 c’è Antoine – ben incarnato dall’esordiente Kevin Parent, cantante piuttosto conosciuto in patria  -giovane e prestante padre di famiglia, Dj di successo che ha tutto ciò che gli serve per essere felice, ma non riesce a smettere di farsi domande su ciò che ha perso. In particolare su Carole (Hélène Florent), la ex-moglie che non riesce a farsi una ragione del distacco. A Parigi nel 1969 invece c’è Jacqueline (Vanessa Paradis), giovane madre sola di un bambino down a cui è legata da un amore morboso e piuttosto insano; ha rinunciato a tutto nella convinzione di poter rendere la vita felice anche a un figlio così sfortunato.

“Quando ha deciso di fare questo film – ci ha spiegato il regista – Vanessa mi ha detto che non aveva bisogno di farlo ma voleva farlo, perché si era innamorata della storia. Eppure avevo qualche dubbio, perché è un personaggio particolare e forse poteva non adattarsi al ruolo. Lei, che è l’incarnazione della sensualità, per Café de Flore si è trasformata: aveva un’aria semplice, si è imbruttita, è stato un esempio straordinario di umiltà”. Nato proprio dall’ascolto ossessivo della canzone che dà il titolo al film, Cafè de Flore intreccia epoche, suggestioni e tragicità sentimentali con coraggiose virate al fantastico e al paranormale. Sarebbe un delitto svelare troppo della storia, anche perché “il finale è aperto a tante diverse interpretazioni ammette Vallée tra l’altro ne abbiamo girati tre diversi, anche se poi ho scelto quello che avevo scritto per primo. Io ho una mia interpretazione, ma vorrei che il pubblico si lasciasse andare”.

Ma è la musica la vera protagonista e la musa ispiratrice del regista, che si è fatto guidare dalle note e dalle emozioni quando, appena separato, ha deciso di girare un film sull’amore. Oltre al brano “Café de Flore”, ci sono i Pink Floyd e i Noir Désir, e anche i Sigur Ròs, la band islandese attesissima al Lido per il documentario su di loro Inni, diretto da Vincent Morriset. “E’ un film realista, vero, autentico – continua il regista – sul risveglio spirituale di una donna che ha il cuore strappato e non riesce a lasciar andare l’ex-marito. Ho definito i personaggi a partire dalla musica, che è centrale nelle loro vite, persino in modo estremo. La musica mi ha dato le ali per fare questo film e volare”. Vallée non sa chi sia Vasco Rossi – anche lui molto evocato in Laguna grazie al documentario Questa storia qua – ma è un fan di Paolo Conte e ha una vecchia canzone italiana nel cuore: L’appuntamento di Ornella Vanoni.

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02 Settembre 2011

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