Il 12 febbraio Claudia Mori (Moroni all’anagrafe) compie 80 anni e la notizia resterebbe in qualche modo del tutto personale, protetta dalla feroce privacy che da sempre accompagna la sua vita insieme ad Adriano Celentano, se non avessimo a che fare con una sorta di icona nazionale fin dall’epoca de La coppia più bella del mondo. Un duo artistico, sentimentale, imprenditoriale che prosegue imperterrito dal 1964 quando il Molleggiato la sposa in segreto e di notte nella chiesetta di San Francesco a Grosseto il 14 luglio, giorno fatidico che da allora entra nel calendario italiano dopo quello francese (Presa della Bastiglia). Siamo nel pieno di un’altra età del Paese: all’euforia del boom sta per succedere il dramma sociale della “congiuntura”; la civiltà contadina sta lasciando spazio a quella industriale tra l’Autostrada del Sole e i nuovi quartieri popolari della Milano immobiliarista, il ragazzo della Via Gluck ha assaggiato da poco le seduzioni della Città eterna, le lusinghe del cinema, il successo del popular-rock all’italiana. Lei, romana, lui milanese purosangue e tanto sfrontato in pubblico quanto timido in privato. Entrambi hanno sfiorato il cinema a più riprese e la bella Claudia (un metro e settantacinque di forme da concorso di bellezza) ha debuttato in tv a 14 anni e al cinema a 15 con Cesarella a fianco di Massimo Girotti. Nel ’63 però ha già all’attivo sei film diretta anche da Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli), Robert Aldrich e Sergio Sollima. Lui è passato come una meteora sul set de La dolce vita, ma fin dal ’59 è cresciuto come protagonista dei “musicarelli” più apprezzati con Piero Vivarelli e Lucio Fulci come pigmalioni. È proprio Fulci a convincere Adriano a scendere a Cinecittà nel ‘63 per il doppio ruolo del divo rock e del suo inconsapevole sosia partenopeo Peppino. La trama prevede che il secondo metta incinta la dolce Carmelina (Claudia Mori) e che solo alla fine di una commedia degli equivoci la sposi, mentre il cantante Celentano sposerà la figlia del ricco commendator Mazzolani. Galeotto fu il set – si dice in questi casi – perché i due protagonisti del film si innamorano, lui non osò rivelarlo alla compagna dell’epoca (Milena Cantù), ma pochi mesi dopo si sposerà in chiesa, da buon cattolico, con la nuova fiamma.
La protagonista di questa storia tuttavia è proprio Claudia Mori che, negli anni, si è ritagliata un ruolo da primadonna al fianco di Adriano, tenendo con rigida fermezza le sorti della famiglia e della “ditta” (dal 1991 è amministratrice unica dell’etichetta “Clan Celentano”), costruendosi una credibilità da cantante, da sola o in coppia, (quattro album, una decina di raccolte, numerosi 45 giri), apparendo in più di 20 film compresi quelli del marito, ovviamente) e facendosi stimare come produttrice di fiction e imprenditrice. Volto angelico e pugno di ferro, si direbbe, come conferma l’eleganza con cui incassò l’unica conclamata infedeltà del marito (con Ornella Muti all’inizio degli anni ’80) e la sorprendente fierezza con cui rivendicò le scelte gender della figlia Rosalinda. Della vita quotidiana della coppia sappiamo ben poco anche perché l’accesso alla loro villa di Galbiate, sulle colline del lago di Lecco, è strettamente vietato e non esistono nemmeno dettagli sulla sua struttura e arredamento. Negli anni sono filtrate indiscrezioni, gossip, parole in libertà, ma nulla di certo e credibile. In compenso abbiamo a disposizione una vita pubblica costellata di successi che certamente la Mori avrebbe fatto fatica persino a immaginare: Claudia non appartiene alla classifica delle “maggiorate” storiche – è di un’altra generazione rispetto a Lollobrigida e Loren – ma non ha nulla da invidiare quanto a incarnazione di un ideale di bellezza mediterranea tipico dell’immaginario italico. Semmai la sua biografia la colloca più dalle parti della brava moglie e “regina della casa” che non tra quelle della seduttrice. Quando ci prova (è sua la prima incisione del celebre motivo Buonasera dottore nel 1974) risulta più un’innamorata frustrata che un’amante impaziente; Celentano la vuole protagonista del suo film più fortunato (Yuppi Du) nei panni della paziente moglie del protagonista, Felice, contrapponendola al fascino sofisticato di Charlotte Rampling; per Paolo Cavara nel 1980 fa La locandiera (sempre a fianco di Adriano), ma la sua Mirandolina profuma di acqua&sapone. In compenso diventa celebre in campo musicale già nel 1967 sul palco di Sanremo con La coppia più bella del mondo e si ripete nel 1970 con Chi non lavora non fa l’amore: testi e musiche che suonano come un vero manifesto della felicità domestica più tradizionale. Sia un caso o una scelta, tornerà in vetta alla hit parade nostrana nel 1982 con Non succederà più che suona come un monito coniugale contro l’infedeltà.
L’imprenditrice rivela invece un tratto molto diverso della sua personalità: con la compilation Mina Celentano del 1998 completa a colpi di record il rilancio artistico del consorte; in tv produce serie di grande ascolto come De Gasperi e Einstein di Liliana Cavani o Ma il cielo è sempre più blu e C’era una volta la città dei matti… di Marco Turco. Sempre dimostra oculatezza finanziaria unita a una volontà di ferro. Insomma, dietro al sorriso dolce e allo sguardo ammiccante c’è una capitana d’industria che dirige al meglio la grande popolarità della famiglia Celentano. I tempi burrascosi del “Clan” sono stati spazzati via e tutti gli spiragli per polemiche e pettegolezzi restano fuori dell’uscio di casa, anche a costo di rinunciare a una fetta di successo personale sia come attrice che come cantante. Potremmo dire, insieme agli auguri di buon compleanno, che incarna anche oggi un’immagine dell’Italia al femminile sospesa tra passato e presente: donna manager ma, prima di tutto, madre e moglie all’antica: un riuscito connubio tra rock&lento, come il mondo ideale del Molleggiato.
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