Amore, guerra e morte sono gli ingredienti della tragica storia di Bruno e Gina, che Beppe Attene e Angelo Musciagna ci raccontano nel documentario targato Luce Cinecittà in anteprima al MAXXI domani 8 marzo. Come Sanguepazzo di Marco Tullio Giordana sulla vicenda di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti o Edda Ciano e il comunista tratto dal romanzo di Marcello Sorgi ecco un’altra storia d’amore all’ombra del fascismo che si intreccia con due o tre conflitti bellici (l’Africa, la Spagna, la seconda guerra mondiale…) e con le vicende della Repubblica di Salò, fino alla condanna a morte di Benito Mussolini. Le splendide immagini dell’Archivio Luce ripercorrono quegli anni drammatici e violenti, ma sono le parole dei protagonisti a gettare una luce intima e quasi da soap opera su quei materiali storici: lettere d’amore tra i due giovanissimi protagonisti, Bruno Mussolini, figlio prediletto del Duce, e Gina Ruberti, la sua innamorata, la madre di sua figlia, entrata a pieno titolo nella famiglia, tanto da essere l’ultima parente a incontrarlo quando ormai il dittatore è caduto.
Bruno, che si chiamava così in onore di Giordano Bruno, è il terzogenito del Duce dopo Edda e Vittorio. Spericolato amante della velocità e del volo, prototipo dell’eroe fascista e futurista, vive fin da bambino sotto l’occhio della macchina da presa (e sotto il controllo costante della polizia che riferisce al padre ogni suo gesto, mentre i professori del liceo Tasso mandano dettagliati rapporti sul rendimento scolastico). Al volante raggiunge una media di 130 chilometri all’ora, diventa pilota di caccia a 17 anni appena, vola in Eritrea, partecipa alla guerra di Spagna alla guida di un bombardiere. Macina primati: è lui a compiere la trasvolata dell’Atlantico coprendo una distanza di mille chilometri, da Guidonia a Rio de Janeiro, insieme alla squadriglia dei Sorci verdi. Lo scambio epistolare con Gina sembra essere l’unico antidoto a una vita randagia e solitaria, perché il figlio del capo del fascismo si sente isolato e spesso inascoltato. “Sono più triste del solito – scrive a Ginetta – Stare con te e dopo tornare di nuovo ad essere solo non sai quanto fa male”. Attendono una felicità che sarà di breve durata: Bruno morirà il 7 agosto del ’41 durante il volo di collaudo di un nuovo modello di bombardiere.
Mussolini, che sembrava aver presagito la catastrofe, dà voce al suo dolore paterno in un libro – “Parlo con Bruno” – che è alla base dell’interesse di Beppe Attene per questa vicenda. “Mio padre mi mise in mano questo straordinario libro, la lettera che Mussolini scrive al figlio all’indomani della sua inaspettata morte. All’epoca vendette oltre 100.000 copie e anche noi ne avevamo una in casa. Mi figuro che venisse vissuta come una guida fascista all’elaborazione del lutto, rivolta a chi, come il Duce, aveva perso un figlio in guerra e a chi temeva che questo potesse succedere”. Di Gina, invece, Attene venne a sapere grazie al libro di Roberto Festorazzi “Bruno e Gina Mussolini, un amore del ventennio”. Dopo la morte di Bruno, la vedova resterà a Villa Torlonia e seguirà le sorti della famiglia, vicina al suocero più di chiunque altro. Pare anzi che Mussolini le consegnasse i suoi diari e altri documenti prima di Piazzale Loreto. Morì in circostanze misteriose, durante una gira in motoscafo sul Lago di Garda, dove si era ritirata a vivere in incognito, stravolta dalla perdita dell’amato a cui non si rassegnava.
Bruno e Gina sarà proiettato l’8 marzo al MAXXI, alle ore 21, dopo il film è previsto un incontro con gli autori, condotto da Mario Sesti, a cui prenderanno parte anche Andrea Porporati e Cosimo Calamini.
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